“BASTA TAGLI ALLA SALUTE”, MOBILITAZIONE CGIL LUNEDÌ 23 LUGLIO. PRESIDI DAVANTI ALLE PRINCIPALI STRUTTURE SANITARIE DI MODENA E PROVINCIA

20 Lug 2012 mobilitazione,

Modena, 20 luglio 2012

Presidi e volantinaggi sono previsti anche a Modena lunedì prossimo 23 luglio nell’ambito dell’iniziativa nazionale “Basta tagli alla salute” messa in campo dalla Cgil, insieme al sindacato pensionati Spi e alla Funzione Pubblica Cgil nelle principali città italiane.

La giornata nazionale di protesta è indetta contro i pesanti tagli al finanziamento del Servizio Sanitario nazionale previsti dai provvedimenti della “spending review” contenuti nel decreto legge n.95, e a sostegno delle proposte presentate dalla Cgil a Governo, Regioni e Parlamento.

I presidi e i volantinaggi sono previsti dalle ore 9.30 alle ore 11.30 davanti ai presidi sanitari di sette Comuni: a Modena davanti al Poliambulatorio di via del Pozzo, a Mirandola nel piazzale del Pronto Soccorso (via Smerieri 4), a Pavullo davanti all’ Ospedale (via Suore di S.G.B. Cottolengo, 5), a Carpi davanti ai Poliambulatori in piazzale Donatori di sangue 3, a Vignola davanti ai Poliambulatori (via XXV Aprile), a Castelfranco davanti all’Ospedale (piazzale Grazia Deledda) e a Sassuolo davanti all’Ospedale (via Ruini 2).

Invece di operare una seria riorganizzazione della Sanità, e di colpire gli sprechi, il Governo con il decreto sulla “spending review” taglia il finanziamento di altri 4,7 miliardi che si aggiungono al taglio di 8 miliardi della manovra precedente (sono oltre 21 i miliardi di tagli che si sono accumulati nel triennio, e sono in arrivo tre miliardi di nuovi ticket).

Con i tagli lineari previsti dalla “spending review” le ricadute sul nostro territorio porteranno ad una riduzione di almeno 350 posti letto. La riduzione dei posti, unitamente ai tagli diretti sul personale e ai tagli ai finanziamenti, potrebbero quindi avere effetti drammatici anche sui posti di lavoro con una riduzione di oltre 500 addetti alla sanità (Oss, infermieri, medici, ostetriche, personale amministrativo) e ai servizi ausiliari (ristorazione, pulizie, vigilanza, ecc…).

Così non si fa una vera “spending review”, cioè una riqualificazione della spesa inappropriata. Anzi, con i tagli lineari si penalizzano quelle realtà sanitarie virtuose come in Emilia-Romagna che in questi anni hanno saputo riorganizzare ed efficentare mantenendo i bilanci in ordine.

Con tagli di questo tipo, il rischio vero è di non colpire sprechi e inefficienze, ma ridurre in maniera inaccettabile i servizi negando il diritto alla salute e alle cure sancito dalla Costituzione per tutti i cittadini senza distinzioni.

Poiché spetta ora al Parlamento discutere il decreto del Governo, la Cgil ribadisce con questa giornata di mobilitazione la richiesta di non operare nuovi tagli al finanziamento dei servizi sanitari.

Per la Cgil occorre invece investire, con risorse adeguate, nel nostro Servizio Sanitario Nazionale come strumento di equità sociale e come fattore di crescita, elementi indispensabili anche per affrontare la grave crisi che vive il nostro Paese.

La spesa per la sanità in Italia è sotto la media europea e il nostro servizio sanitario nazionale è il secondo per qualità fra i Paesi Ocse.

Secondo la Cgil bisogna selezionare alcune priorità, necessarie per riqualificare i servizi e la spesa sanitaria ed evitare ancora ticket. E sostenere in modo mirato i processi di riorganizzazione – assistenza distrettuale e cure primarie tutti i giorni h 24, integrazione socio-sanitaria, servizi per la non autosufficienza – come alternative forti e visibili al solo ricovero ospedaliero (e per ridurre gli stessi gravi disagi nei servizi di pronto soccorso spesso sovraffollati).

La riorganizzazione e l’efficentamento della spesa può aprire una nuova fase per le Regioni impegnate nei piani di rientro, passando dalle logiche dei tagli lineari e dell’inasprimento fiscale e dei ticket (che non hanno finora determinato nessun miglioramento significativi dei bilanci regionali, ma pesano invece sui cittadini), alla riconversione dell’offerta dei servizi, e quindi della spesa inappropriata, causa principale dei disavanzi sanitari.

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