12 Mar 2013
“Ho chiesto, ancora con più forza negli ultimi mesi, che il Centro di identificazione e di espulsione di Bologna fosse chiuso. Ma nei sessanta giorni che dovrebbero servire per i lavori necessari a ripristinare strutture e ambienti, occorre ripensare quello che fino a oggi è stato fatto con le trattenute e i trattenuti, rinchiusi senza aver commesso un reato all’interno di un posto che da tutti è considerato peggio di un carcere”.
Dopo il sollievo per la tanto richiesta chiusura del Cie, non si ammorbidisce la posizione della Garante regionale per i detenuti, Desi Bruno. Appena dieci giorni fa, la Garante aveva scritto al Prefetto, all’Asl e al sindaco Merola per denunciare che, dopo un mese dall’ultima visita, le condizioni di degrado in cui sono costretti a vivere i trattenuti erano rimaste immutate e tali che è “impossibile stupirsi quando, per protestare contro il trattenimento, un uomo e una donna si sono cuciti le labbra con fili tirati via da maglie e pezzetti di ferro acuminati”.
La chiusura, seppure temporanea, “costituisce una buona notizia”, ma adesso – ribadisce la Garante – “bisogna ripensare l’intero sistema”.
All’interno del Cie non ci sono attività per i trattenuti. La mancanza di servizi alle persone è legata anche alla scelta effettuata negli ultimi mesi di affidare la gestione del Centro secondo parametri al massimo ribasso.
La Garante segnala, inoltre, come i decreti di espulsione che trovano compimento rappresentino solo la metà di quelli che dovrebbero essere effettuati, il calo progressivo delle presenze pone con sempre maggiore insistenza l’interrogativo sul significato di queste strutture nelle quali, con proroghe reiterate, la detenzione si può protrarre fino al limite dei 18 mesi, e spesso senza che alcuna identificazione si compia.
“Inutili per le identificazioni e inefficaci per le espulsioni, i Cie sono solo macchine che producono insicurezza, tensioni, inumane condizioni di vita per le persone che vi sono ristrette, tagli traumatici dei legami familiari”, conclude la Garante.