CAMPAGNA NAZIONALE “DISSOCIATI!”: ANCHE A MODENA I SINDACATI NIdiL E FILCAMS CGIL IMPEGNATI A CONTRASTARE ABUSI SUI CONTRATTI DI ASSOCIAZIONE E PARTECIPAZIONE

03 Set 2012 filcams,

Modena, 3 settembre 2012

 

Fra i primi effetti della riforma del mercato del lavoro del Ministro Fornero (legge 92/2012) si è registrata la corsa alle certificazioni dei contratti di associazione e partecipazione in essere, quei contratti “atipici” che trovano larga applicazione nel settore del commercio e della distribuzione.

Nonostante la riforma introduca il limite massimo di 3 contratti in associazione per ogni attività, entro il 18 luglio 2012 (data di entrata in vigore della riforma) era però possibile per i datori di lavoro mantenere in essere tutti i contratti esistenti, se questi venivano certificati da un Ente abilitato.

In diverse città d’Itala, in alcune delle principali aziende della grande distribuzione commerciale presenti a livello nazionale, come Poltronesofà, Ricci Casa,  Isola Verde, Colors & Beauty, ecc… si sono registrati casi di veri e propri ricatti ai lavoratori: o accettavano la certificazione o venivano licenziati.

Filcams e Nidil Cgil nei vari territori si sono subito attivati per impugnare i licenziamenti e le “false” certificazioni, ovvero quelle ottenute facendo pressioni su lavoratori/trici a dichiarare il falso per continuare ad applicare il contratto di associazione e partecipazione. Contratto che, come si sa, consente all’azienda di risparmiare sui costi e priva i lavoratori di diritti fondamentali come ferie, malattia, contributi previdenziali e retribuzione di straordinari e festivi.

Filcams e Nidil Cgil sono impegnati anche a Modena a contrastare eventuali abusi e invitano le lavoratrici e i lavoratori del commercio, ma anche degli altri settori, a rivolgersi presso le sedi sindacali per controllare la veridicità del rapporto di lavoro e ciò che è stato dichiarato e certificato, e di conseguenza valutare se procedere all’impugnazione.

Filcams e Nidil sono inoltre presenti con propri punti informativi presso la Festa del PD a Ponte Alto giovedì 6 settembre e mercoledì 12 settembre, preso lo spazio “Resistenza Giovani Democratici/Arci”  nell’Arena sul lago a partire dalle ore 21.30 e per tutta la sera.

“Il contratto di associazione in partecipazione – spiegano Marcella Capitani (Filcams/Cgil) e Veronica Marchesini (Nidil/Cgil) coordinatrici della campagna modenese “Dissociati!” – è una strana forma di società in cui un associante, ovvero il datore di lavoro, mette a disposizione capitale, mezzi, luogo di lavoro, e l’associante, cioè il lavoratore, si unisce prestando la sua manodopera e il compenso di quest’ultimo corrisponde ad una percentuale sull’utile dell’impresa (ecco dove sta la partecipazione)”.

“Fino a qui tutto parrebbe avere una sua logica – proseguono le sindacaliste – se non fosse che negli anni questa forma contrattuale è diventata sempre di più una forma di elusione del lavoro dipendente, nascondendo mansioni e modalità lavorative tipiche del lavoro subordinato, eliminando tramite l’associazione i diritti dei lavoratori”.

L’associazione in partecipazione, disciplinata dal codice civile ed ulteriormente normata dal decreto attuativo della legge 30/2003 (la cosiddetta Legge Biagi), è stata modificata ancora dalla legge Fornero, stabilendo un numero massimo di associati pari a tre per ogni singola attività,    affermando, però, contemporaneamente la non applicazione di tale limiti ai contratti certificati entro l’entrata in vigore della legge, ovvero il 18.7.2012.

Di qui, dunque, la corsa alle certificazioni che si è verificata a luglio da parte di diverse aziende!

“L’istituto della certificazione – spiegano Capitani e Marchesini – è una procedura machiavellica prevista dalla “riforma Biagi” e resa ancora più fruibile dal ministro Sacconi. Tale procedura consiste nel qualificare in maniera pressoché definitiva un rapporto di lavoro non sulla base delle modalità di svolgimento, bensì sul nome che le parti (molto spesso unilateralmente da parte del datore di lavoro..!) vogliono dare allo stesso rapporto”.

A Modena esiste uno dei principali enti certificatori a livello nazionale, la Fondazione Biagi, e i sindacati si sono messi in contatto proprio in questi giorni per avere i dati relativi alle certificazioni effettuate nella nostra provincia.

“In questa riforma il Ministro Fornero – proseguono le sindacaliste –  pur dichiarando lotta alla precarietà, ha, invece, dato una scaltra via di fuga alle aziende in riferimento alle associazioni in partecipazione e ha scatenato la corsa alle certificazioni da parte di importanti aziende a livello nazionale ponendo, in effetti, i lavoratori davanti ad un “ricatto” tra lavoro a tutti i costi e decurtazione ulteriore di diritti già ampiamente ridotti!”.

La Cgil, ed in particolare Nidil/Cgil e Filcams/Cgil hanno già denunciato, fuori dalla nostra provincia, licenziamenti discriminatori di lavoratori che hanno rifiutato di certificare il proprio contratto di associazione in partecipazione.

Filcams e Nidil di Modena ribadiscono dunque il loro invito a rivolgersi alle sedi Cgil, a tutte le lavoratrici e i lavoratori a cui sia stata sottoposta la certificazione dei contratti.

I sindacati avevano già chiesto l’eliminazione di questa forma contrattuale, fenomeno di pura elusione del lavoro dipendente, il solo limite dei tre associati posto dal Ministro Fornero è insufficiente, e la corsa alla certificazione ne è una dimostrazione!

“Dissociati!” rientra nella campagna di denuncia modenese “Precariopoli. Modena città precaria”, avviata dai due sindacati della Cgil lo scorso novembre che ha visto anche flash mob e azioni di protesta, oltre alla costruzione di un sito apposito http://www.precariopoli.net.

Veronica Marchesini NidiL/Cgil  Modena

Marcella Capitani  Filcams/Cgil   Modena

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