CARCERI E CIE. NON SI RISPETTANO I DIRITTI UMANI

16 Apr 2012 mobilitazione,

 

di Ciro Spagnulo e Mohcine El Arrag

 

Ci sono luoghi dove il rispetto dei diritti umani cessa di esistere. Sono le carceri e IiCie. Lo afferma la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, che ha presentato nei giorni scorsi, nella sede nazionale della Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana), il “Rapporto sullo stato dei diritti umani negli istituti penitenziari e nei centri di accoglienza e trattenimento per migranti in Italia”( abbiamo già avuto occasione di parlare nello scorso numero).

Nel 2011 su un totale di 186 persone decedute nei penitenziari italiani 63 sono stati suicidi. Un numero elevato dovuto anche al fatto che l’Italia è agli ultimi posti in Europa nel rapporto fra detenuti e posti in carcere. A fine febbraio, su una capienza complessiva di 45742 posti, nelle carceri italiane i detenuti erano 66632, di cui solo 38195 con condanna definitiva.

L’altra emergenza è quella rappresentata dai migranti rinchiusi per 18 mesi, praticamente senza diritti, nei Cie, dove, afferma il presidente della Commissione Pietro Marcenaro, «le persone vengono private delle libertà personali, dove ragazzini spauriti vivono fianco a fianco con delinquenti incalliti, dove i migranti vengono tenuti in gabbie come animali, dove il tempo di totale inattività viene riempito solo dalla totale insicurezza». E conclude:«Non è con i Cie che si risolve il problema dell’immigrazione».

Nel corso della presentazione, il Presidente della Fnsi Roberto Natale ha sottolineato positivamente la riapertura dei Cie alla stampa, ma ha anche evidenziato che spesso, con le scuse più varie, l’accesso è negato. Anche per qusto motivo dal 23 al 27 aprile torna la mobilitazione nazionale “LasciateCIEntrare”.

C’è, infine, una questione che la Commissione mette in evidenza: l’assenza del reato di tortura nel codice penale italiano. “L‟argomento che le diverse fattispecie di reato già previste nel nostro ordinamento sono di per sé sufficienti a coprire ogni ipotesi di tortura si era già in numerose occasioni dimostrato non convincente. Nel Rapporto si dà conto in modo esauriente della sentenza recente del Tribunale di Asti che manda assolti agenti della polizia penitenziaria responsabili, senza alcuna possibilità di dubbio, di torture su detenuti per mancanza della norma necessaria”.

La Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato ha svolto i suoi lavori nel corso del 2011 e nei primi mesi del 2012. Il rapporto è uno studio sistematico e approfondito sulla situazione delle carceri e dei detenuti. L’argomento è stato affrontato dal punto di vista del rispetto della dignità e dei diritti della persona e giacché una parte significativa della popolazione carceraria è formata da stranieri, circa un terzo, la Commissione ha anche sentito il bisogno di approfondire il tema dell’accoglienza e del trattenimento dei migranti nel nostro paese. Il lavoro svolto ha ricevuto l’assenso di tutte le parti politiche rappresentate in Commissione e il rapporto è stato dunque adottato all’unanimità. La Commissione ha stabilito che nelle carceri e nei Cie la legalità viene violata. Si legge nel rapporto:”Ogni violazione dei diritti umani non è solo un fatto eticamente riprovevole ma una vera e propria violazione della legalità. Affermare che la condizione dei detenuti in Italia costituisce una violazione della legalità da parte dello Stato non è una forzatura frutto di una pur legittima indignazione ma una pertinente considerazione tecnica. Di diverse ma non meno gravi violazioni della legalità lo Stato italiano si è reso responsabile nell’affrontare il problema delle migrazioni – in particolare di quelle irregolari – e nel garantire l‟effettivo esercizio del diritto di ogni persona ad avanzare e vedere esaminata domanda di asilo o di altra forma di protezione umanitaria. Questa violazione della legalità è stata contestata e accertata in giudizio davanti a corti interne e internazionali che si sono pronunciate e si pronunciano secondo una giurisprudenza ormai costante. Lo Stato italiano ha il dovere di mettere fine a questa illegalità”.

Dalle audizioni tenute dalla Commissione, è emerso che le modifiche al testo unico sull’immigrazione (D. Lgs. 286/98) e, in particolare, l’introduzione del reato di clandestinità (previsto dalla legge n. 94/2009), hanno inciso, seppure indirettamente, sull’aumento della popolazione carceraria. “Effetti diretti ha avuto l’inottemperanza dell’obbligo di espulsione impartito dal questore nel momento in cui lo straniero senza giustificato motivo permane illegalmente sul territorio italiano, inottemperanza punita con la reclusione da sei mesi a cinque anni. L’impatto della norma sul sistema penitenziario è significativo in termini di presenze in carcere per esecuzione di pena, ma è ancora maggiore in termini di ingressi, essendo prevista l’obbligatorietà dell’arresto”.

La Commissione riporta quanto ha detto Enrico Sbriglia, direttore della casa circondariale di Trieste e segretario nazionale del SI.DI.PE. (Sindacato dei direttori e dei dirigenti penitenziari), nel corso dell’audizione del 25 maggio 2011, che ha affermato che “ogni volta che si prefigura una nuova fattispecie di reato, si dovrebbe teoricamente immaginare anche una proiezione numerica dei potenziali destinatari, per comprendere quale aggravio si potrà determinare all’interno del sistema penitenziario“.

Il rapporto, tra l’altro, si sofferma sulle condizioni nelle quali sono detenuti molti migranti irregolari nei Centri di identificazione ed espulsione: “esse sono molto spesso peggiori di quelli delle carceri. Quello che viene imposto, in condizioni logistiche sovente inaccettabili e nel contesto di una promiscuità assurda, è un tempo assolutamente vuoto, privo di qualsiasi progetto e riempito solo dall’ansia e dall’incertezza del futuro. E occorre considerare che si tratta in gran parte di persone molto giovani e che la detenzione può arrivare fino a 18 mesi che sono una parte significativa della vita di una persona”.

 

La Commissione ha voluto verificare in prima persona le condizioni dei centri di accoglienza e ha svolto dei sopralluoghi nei centri di Lampedusa, Mineo, Santa Maria Capua a Vetere, Ponte Galeria e Torino di cui il rapporto pubblica i resoconti. Ha accertato che le condizioni di vita nei centri sono precarie e inadatte ad un soggiorno prolungato, soprattutto nei centri di recente istituzione. Ha trovato particolarmente critica la situazione del CIE di Santa Maria Capua a Vetere, visitato l’11 maggio 2011, dove centinaia di persone hanno vissuto per settimane in una tendopoli esposta al sole in condizioni insostenibili, con momenti di tensione altissimi e gravi incidenti con le forze dell’ordine.

Sui tempi di trattenimento, sottolinea che “l’allungamento dei tempi di permanenza determina un cambio di prospettiva non trattandosi più di misura straordinaria e temporanea di limitazione della libertà per attuare l‟allontanamento, ma, vista l’incertezza dei tempi per l’accertamento delle generalità e dell’espulsione, di una detenzione amministrativa cui manca un adeguato sistema di garanzie di rispetto dei diritti dei soggetti trattenuti e adeguate condizioni di trattenimento per quanto riguarda strutture e servizi”.

La Commissione concorda con II rapporto di Medici senza frontiere sui centri per migranti: CIE, CARA e CDA (2010) che “nei CIE convivono persone con status giuridici differenti e negli stessi ambienti si trovano vittime di tratta, di sfruttamento, di tortura, di persecuzioni, così come individui in fuga da conflitti e condizioni degradanti, altri affetti da tossicodipendenze, da patologie croniche, infettive o della sfera mentale, oppure stranieri che vantano anni di soggiorno in Italia, con un lavoro (non regolare), una casa e la famiglia o sono appena arrivati. Sono luoghi dove coesistono e s‟intrecciano in condizioni di detenzione storie di fragilità estremamente eterogenee tra loro da un punto di vista sanitario, giuridico, sociale e umano, a cui corrispondono esigenze molto diversificate”. Risulta molto complesso realizzare interventi di assistenza, sostegno e protezione in qualsiasi ambito, determinando un elevato malessere all‟interno dai centri”. Ne sono la riprova le testimonianze dei trattenuti e le numerose lesioni che si procurano, il frequente ricorso che fanno alle strutture sanitarie, sedativi, i numerosi segni di rivolte, incendi dolosi e vandalismi e le notizie di cronaca di suicidi, tentati suicidi e continue sommosse. Una tensione che non appare semplicemente legata alla condizione di detenzione ai fini del rimpatrio, ma, anche, al senso di ingiustizia vissuto dai trattenuti nel subire una limitazione della libertà personale pur non avendo necessariamente commesso reati, e di essere detenuti in luoghi, inoltre, incapaci per loro natura di trattare adeguatamente bisogni fondamentali come salute, orientamento legale, assistenza sociale e psicologica”. Nel corso del 2011 sono stati numerosi i momenti di tensione esplosi all’interno dei centri su tutto il territorio nazionale. Quanto all’efficacia di questo sistema per ridurre le dimensioni dell’irregolarità, la Commissione ricorda quanto scrive il Dossier statistico immigrazione 2011 Caritas/Migrantes : “i rimpatri degli stranieri trattenuti nei CIE hanno un peso irrisorio sul totale della popolazione in condizione d’irregolarità”.

 

http://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/dirittiumani16/Rapporto%20carceri.pdf

 

http://www.fnsi.it/Esterne/Fvedinews.asp?AKey=14352

 

image_print

Articoli correlati

06 Ago 2025 cgil modena

MODENA NEL MIRINO DEI DAZI; RISCHIO STANGATA SU CIBO, MOTORI E PIASTRELLE

L’aumento complessivo della cassa integrazione del primo semestre 2025 con un più 45% rispetto al semestre precedente (2024) preoccupa non […]

01 Ago 2025 colpo di calore

COLPO DI CALORE SUL LAVORO: UN INFORTUNIO DA DENUNCIARE

Le alte temperature possono rappresentare un serio pericolo per la salute dei lavoratori, sia all’aperto che in ambienti chiusi. Con […]

01 Ago 2025 accordo stato-regioni

LA FORMAZIONE OBBLIGATORIA PER I DATORI DI LAVORO DELLE IMPRESE AFFIDATARIE

L’Accordo Stato-Regioni del 17 aprile 2025 rappresenta una fonte normativa secondaria che trova la propria legittimazione in virtù degli specifici […]