CARITAS-ZANCAN: POVERTA'. FAMIGLIA, MEZZOGIORNO E IMMIGRATI LE CRITICITA'

26 Ott 2009

Povertà: le criticità sono famiglia, mezzogiorno e immigrati. E’ quanto evidenzia il rapporto annuale sulla povertà in Italia, intitolato “Famiglie in salita”, presentato nei giorni scorsi dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Zancan. Il rapporto, il nono, pubblicato da Il Mulino, è diviso in due parti. La prima parte, curata dalla Fondazione Zancan, si sofferma sulla lotta alla povertà nei sistemi regionali di welfare e la seconda, curata dalla Caritas Italiana, presenta dati sulle persone che si sono rivolte ai Centri di Ascolto Caritas e sui progetti “8xmille” promossi dalle Caritas diocesane nel periodo 2001-2008. I dati dei Centri di Ascolto Caritas si riferiscono al 2007 e dunque non tengono conto dell’attuale situazione di crisi economica.

Dal rapporto emerge che il Sud Italia è più povero di 4-5 volte rispetto al Nord, ma nonostante tale situazione si spende di più per contrastare la povertà nelle regioni dove i poveri sono in numero inferiore: “Per fare un esempio: la regione che sostiene la spesa pro capite più alta è il Trentino Alto Adige, proprio dove l’indice di povertà è inferiore alla media nazionale. Campania, Calabria e Basilicata invece presentano un indice di povertà elevato, ma la loro spesa pro capite è al di sotto della media nazionale”.

Accanto al Sud, il rapporto indica altre due criticità: la famiglia e gli immigrati.

“La povertà cresce con l’allargarsi della famiglia”, sottolineano i curatori del rapporto. “Le famiglie in condizione di povertà relativa rappresentano l’11,3 per cento delle famglie italiane”, ma diventa del 16,2 per cento in presenza di due figli e del 25,2 per cento quando i figli sono tre. “Ancora più pesante è la situazione se i figli sono minori”. La famiglia viene posta al primo posto tra le criticità indicate.

“Gli immigrati costituiscono la terza criticità in quanto non sono di per sè poveri, ma sono tra le categorie più a rischio” per la precarietà lavorativa e “per l’intrinseca provvisorietà della loro permanenza in Italia. Quando uno di loro viene licenziato, a differenza degli italiani, non solo perde i mezzi di sussistenza, ma rischia anche di venire sfrattato dalla casa dove abita e di venire espulso, in ottemperanza all’attuale disciplina sulla sicurezza”.

 

Come già detto, la seconda parte del rapporto si sofferma, tra l’altro, sulle persone che nel 2007 si sono rivolte ai Centri di Ascolto Caritas. Dei circa 6000 Centri esistenti sono 372 quelli che hanno partecipato alla rilevazione. Ad essi si sono rivolti, una o più volte, 80.041 persone, il 70,3 per cento delle quali straniere, ma le famiglie italiane che si rivolgono alla Caritas per problemi di “reddito insufficiente rispetto alle normali esigenze della vita” sono in crescita.

“I bisogni espressi sono principalmente di tipo economico: 56,8% degli italiani e 48,1% degli stranieri. Seguono i problemi di occupazione: 44% degli italiani e 54,9% degli stanieri. Per questi ultimi sono rilevanti anche i problemi abitativi (21,8%)”.

Nonostante il rapporto abbia come riferimento il 2007, i suoi curatori evidenziano comunque alcuni aspetti di tendenza dell’attuale crisi economica basandosi sulle testimonianze raccolte nei primi mesi del 2009 dalle delegazioni regionali Caritas. Ne citiamo solo alcuni. Sono particolarmente colpite dalla crisi le famiglie monoreddito dipendenti da lavori precari; nel Nord Italia la crisi arriva come “povertà inattesa”, derivante, ad esempio, dall’esplosione della cassa integrazione; nel Mezzogiorno la crisi “piove sul bagnato” e aggrava una situzione già compromessa.

Un segnale della gravità della crisi emerge anche dai primi dati che arrivano dai Centri di Ascolto Caritas relativamente al 2008: le persone che si rivolgono ad essi in cerca di aiuto registrano incrementi medi del 20% in tutta Italia.

Per quanto riguarda in particolare gli stranieri, “si cominciano a rilevare casi di immigrati che ritornano a chiedere aiuto alla Caritas, anche 6 anni dopo il primo arrivo in Italia; diminuiscono le rimesse economiche verso i paesi di origine; si comincia a prefigurare un ritorno anticipato in patria: in alcune diocesi del Nord-Est, in meno di un anno, circa il dieci per cento delle badanti presenti sul territorio… è tornato al proprio paese” perchè “le famiglie italiane hanno crescenti difficoltà ad accollarsi le spese dell’assistenza e tagliano i compensi alle badanti; gli immigrati vengono spesso licenziati (e poi riassunti in nero). Con un relativo abbassamento dei livelli di reddito”.

PER SAPERNE DI PIU’:

SINTESI GENERALE DEL RAPPORTO

SINTESI DELLA PRIMA PARTE-FONDAZIONE ZANCAN

 

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