13 Ott 2014
di Ciro Spagnulo
Anche per il Consiglio di Stato il Servizio Civile Nazionale deve essere aperto ai cittadini stranieri. Lo afferma nel parere n. 1091/ 2014 depositato il 9 ottobre 2014. Il parere era stato richiesto dall’Ufficio legislativo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, su sollecitazione del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale in vista dell’adozione di bandi straordinari di SCN, in merito alla possibilità di disapplicare l’articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 5 aprile 2002, n.77, che limita l’accesso al servizio civile ai cittadini italiani, per il contrasto con la normativa comunitaria. Il Consiglio di stato ha ritenuto che la disposizione sopra richiamata “vada disapplicata in quanto incompatibile con il divieto, sancito dalla normativa europea, per gli Stati membri di prevedere per i cittadini stranieri (siano essi comunitari, extracomunitari lungo soggiornanti o beneficiari di protezione internazionale), anche in ordine alla formazione professionale, un trattamento diverso rispetto a quello stabilito per i cittadini nazionali”.
Il parere espresso dall’Organo consultivo è stato accolto con soddisfazione dal Sottosegretario al Lavoro On. Luigi Bobba. “Grazie alla chiara interpretazione del Consiglio di Stato -sottolinea Bobba- si è fatta luce circa la corretta lettura da dare alla normativa vigente relativa al Servizio Civile Nazionale in tema di apertura agli stranieri. Il Dipartimento è già pronto ad emanare i prossimi bandi straordinari di Servizio Civile Nazionale per i volontari da impiegare nei progetti di accompagnamento dei grandi invalidi e dei ciechi civili e la selezione di volontari da impiegare nei progetti autofinanziati dalle regioni, prevedendo la possibilità che anche i cittadini stranieri vi partecipino. Questi ultimi saranno, così, chiamati alla costruzione di una democrazia più partecipata e a vivere in modo più consapevole l’appartenenza alla nostra comunità”.
“Dopo questo pronunciamento, che arriva a distanza di qualche giorno dall’ordinanza della Cassazione che ha rimesso la questione alla Corte Costituzionale -conclude il Sottosegretario- auspico che anche il Parlamento, nell’esame della revisione della disciplina del servizio civile universale, valuti attentamente questo importante pronunciamento di due diversi Organi giurisdizionali”.
Il Sottosegretario si riferisce a un’ordinanza dei primi di ottobre, relativa alla vicenda di un ragazzo pakistano, nella quale la Cassazione scrive che “La partecipazione dello straniero regolarmente soggiornante in una comunità di diritti più ampia e comprensiva di quella fondata sulla cittadinanza in senso stretto, postula che anch’egli, senza discriminazione in ragione del criterio della nazionalità, sia legittimato, su base volontaria, a restituire un impegno di servizio a favore di quella stessa comunità, sperimentando le potenzialità inclusive che nascono dalla dimensione solidale e responsabile dell’azione a favore degli altri e a difesa dei valori inscritti nella carta repubblicana”.