CENTO FAMIGLIE ACCOLGONO I PROFUGHI SIRIANI IN CASA: È L’ALTRA SVIZZERA

13 Feb 2014

 

Mentre in Svizzera passa il referendum che mette un tetto alla circolazione dei lavoratori immigrati all’interno dei propri confini, scatenando le preoccupazioni di tutta Europa, tra i cantoni di Basilea e Argovia c’è chi, al posto di chiudere i confini, apre le porte di casa propria agli stranieri. E’ di questi giorni, infatti, la notizia dell’Agenzia telegrafica svizzera di circa 100 famiglie elvetiche che si sono dette disponibili ad accogliere in casa propria profughi siriani.

Circa cento “privati”, spiega l’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (Osar), che si sono offerti di dare loro alloggio, ma secondo Stefan Frey, portavoce dell’Osar, altri contatti sarebbero già in corso anche negli altri cantoni di Berna, Lucerna e Zurigo. Ad aprire le porte di casa propria ai profughi siriani, famiglie comuni che hanno risposto all’appello lanciato dall’Osar lo scorso ottobre. “Si va dalla maestra pensionata che vive da sola alla famiglia di contadini”, spiega Frey.

Un’esperienza nuova, quella lanciata dall’Osar, ma che sembra essere in netto contrasto con quanto accaduto con il referendum sull’immigrazione, che vede poco più della metà degli svizzeri chiedere dei limiti alla presenza di stranieri sul proprio territorio.

Il progetto, spiega l’Osar, non è dedicato unicamente ai siriani, ma sono loro in questo momento a rappresentare l’emergenza. Decisiva la collaborazione con la Croce rossa svizzera e il Coordinamento Asilo a Basilea. “Queste organizzazioni hanno strutture in loco alle quali possiamo ricorrere”, ha spiegato Frey, ma a dare un supporto ci sono anche le istituzioni. Secondo quanto riportato dall’agenzia elvetica, infatti, a Basilea è previsto che il Cantone metta a disposizione di queste persone parte del denaro versato dalla Confederazione per le spese di vitto e alloggio affrontate dai privati.

Tuttavia, precisa l’Osar, “non è pensabile che i rifugiati possano costituire una fonte di introiti lucrativi”.

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