29 Set 2011
Modena, 29 settembre 2011
Il Ministro Brunetta ha tuonato contro la certificazione antimafia, troppo cartacea ed ingombrante per le imprese che accedono ad appalti e subappalti pubblici, proponendo di sostituirla con una più benevola autocertificazione.
Stoppato anche dal Ministro Maroni, si è poi autocorretto, precisando che la certificazione antimafia potrà essere acquisita direttamente dagli “uffici pubblici già competenti” senza perciò “vessare cittadini ed imprese” .
Già si potrebbe discutere sull’idea di “vessazione” alle imprese, applicata alla prevenzione antimafia ed alla trasparenza negli appalti !
Ma la frenesia semplificatoria del Ministro, mostra almeno due gravi lacune di cui una “modenese” :
– il Consiglio dei Ministri ha approvato, appena lo scorso mese di agosto, un Decreto che introduce il “nuovo” Codice Antimafia. Un testo che, per molti aspetti, peggiora la normativa esistente, ma che tuttavia dedica l’intera parte seconda alla “documentazione/certificazione antimafia” con ben dodici articoli (dall’84 al 95) che, si conferma, sarà rilasciata dalle Prefetture.
Il Ministro conosce quel decreto che ha approvato? O ne prepara già una prossima riscrittura bis?
– la realtà emiliana e modenese è già da tempo sulla strada che – pur mantenendo ed anzi estendendo la verifica della congruità antimafia delle imprese – punta a semplificare le procedure e ridurre le burocrazie.
Nella nostra realtà territoriale, già oggi la certificazione antimafia è chiesta dagli Enti pubblici appaltanti direttamente alla Prefettura, senza alcun onere per le imprese che concorrono ai lavori pubblici.
Ma allora, chiediamo al Ministro ed al Sottosegretario modenese, in realtà si pensa a semplificare e sburocratizzare – che è ottima idea – o ad attenuare le verifiche antimafia negli appalti e lavori di grande entità ?
L’interrogativo è legittimo e la nostra preoccupazione evidente.
Tra le lacune più vistose del citato “nuovo” Codice Antimafia – che dovrebbe essere pubblicato a giorni sulla Gazzetta Ufficiale – si continua a prevedere la certificazione antimafia per le imprese che vincono appalti e subappalti pubblici e niente/nessuna verifica verso l’enorme bacino dei lavori e delle opere in ambito privato ove, è certo, le assegnazioni,le forniture di materiali,personale e servizi,avvengono con modalità spesso condizionate o infiltrate dalla malavita economica.
Inoltre, come giustificare la norma introdotta nel recente Decreto “Milleproroghe” che consente appalti al “massimo ribasso” fino alla incredibile soglia di un milione di euro ? Una svista o un palese errore a vantaggio del malaffare? Vero è che dalle nostre parti il massimo ribasso è ormai superato negli appalti pubblici: salvo qualche sgradita eccezione, come l’appalto di 300.000 euro assegnato in questi giorni in provincia.
Dipartimento legalità e sicurezza Cgil Modena