29 Ago 2011
Rispetto all’anno precedente, nel 2010 le imprese guidate da italiani sono diminuite dello 0,4%, mentre quelle guidate da cinesi sono aumentate dell’8,5%. Una crescita incredibile che conferma una tendenza in atto da anni.”Si pensi”, scrive l’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, alla quale dobbiamo la prima fotografia dell’imprenditoria cinese in Italia, “che tra il 2002 e il 2010 la loro presenza nella nostra penisola è cresciuta del +150,7%”. Ma si tratta di una crescita non priva di problemi. “Pur riconoscendo che gli imprenditori cinesi hanno alle spalle una storia millenaria di successo”, dice il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi, “in particolar modo nel commercio e nella lavorazione dei prodotti tessili la loro forte concentrazione in alcune aree del Paese sta creando non pochi problemi” perché “queste attività si sviluppano eludendo gli obblighi fiscali e contributivi, le norme in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e senza nessun rispetto dei più elementari diritti dei lavoratori occupati in queste realtà aziendali. Questa forma di dumping economico”, continua, “ha messo fuori mercato intere filiere produttive e commerciali di casa nostra”. Le responsabilità non sono però solo degli imprenditori cinesi perché, conclude Bortolussi, “coloro che forniscono il lavoro a questi laboratori cinesi sono committenti italiani che fanno produrre parti delle loro lavorazioni con costi molto contenuti. Se queste imprese committenti si rivolgessero a dei subfornitori italiani, questa forte riduzione dei costi di produzione non sarebbe possibile”
Il maggior numero di imprenditori cinesi si trova in Lombardia (10.998). Seguono la Toscana (10.503) e il Veneto (6.343). Come già scritto,dal 2002 al 2010, essi sono aumentati del 150,7 %, con punte del 427,7 % in Molise, del 433,3 % in Basilicata e del 422,4 % in Calabria.
La loro incidenza sul totale dell’imprenditoria stranierasi attesta all’8,6 %. In Toscana, però, arriva a toccare il 18,2 %, in Veneto il 10,9 %, in Emilia Romagna il 9, 4% e nelle Marche l’8,8%. Nel 39,5 % dei casi si concentrano nel commercio (con 21.342 piccoli imprenditori ) e nel 30,6 % dei casi nel manifatturiero (16.519). Di questi ultimi ben il 94,5% (pari a 15.618 imprenditori) sono occupati nel tessile, nell’abbigliamento, nelle calzature e nella pelletteria. Significativa la presenza anche nel settore alberghiero, dei bar e della ristorazione: le attività condotte da titolari cinesi hanno raggiunto le 10.079 unità.
PER SAPERNE DI PIU’:
http://www.cgiamestre.com/portal/VOLA_L_IMPRENDITORIA_CINESE-23862-20379