13 Gen 2014
Francesco Caso, giudice della Sezione civile del Tribunale di Bari, con un’ordinanza impone alla presidenza del Consiglio dei Ministri, al ministero dell’Interno e alla prefettura di Bari di eseguire, entro il termine perentorio di 90 giorni, i lavori necessari e indifferibili per garantire condizioni minime di rispetto dei diritti umani nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Bari Palese. “In caso di mancata o parziale esecuzione di quanto disposto”, si legge nell’ordinanza, “tutti gli stranieri ancora trattenuti” dovranno essere “trasferiti in altri Cie”. Il provvedimento fa seguito al ricorso presentato dagli avvocati Luigi Paccione e Alessio Carlucci dell’associazione Class action procedimentale che da mesi ormai sono impegnati nella lotta per la chiusura dei Cie. “Il provvedimento per noi costituisce un’ulteriore tappa per la definitiva chiusura di una struttura carceraria extra ordinem che calpesta i valori fondamentali di tutela dei diritti umani”, ha dichiarato alla stampa Liugi Paccione.
Secondo il giudice, “non è azzardato concludere che, se lo stato degli stranieri trattenuti nei Cie in vista della loro espulsione fosse stato assoggettato alla disciplina dell’ordinamento penitenziario vigente, la loro condizione sarebbe stata migliore o comunque più ‘garantita’, quanto meno sul piano formale”.
Nella struttura barese sono state numerose le rivolte contro le pessime condizioni di internamento.