CIE BOLOGNA. CONDIZIONI INACCETTABILI. LA GARANTE PER I DIRITTI DEI DETENUTI: "E' IL MOMENTO OPPORTUNO PER CHIUDERLO"

11 Feb 2013 silp per la cgil,

 

Di fronte alla mancanza di beni di prima necessità e di interventi strutturali di natura idraulica, muraria, elettrica e igienico-sanitaria, ritengo che la struttura sia inidonea tanto per i ristretti quanto per gli operatori” ha affermato la Garante regionale delle persone private della libertà personale, Desi Bruno (http://www.assemblea.emr.it/quotidianoer/comunicati-stampa/tutti-i-comunicati-stampa/comunicatodettaglio_view?codComunicato=39800), parlando del Cie di Bologna, “ed è questo quindi il momento opportuno per chiudere definitivamente una struttura ampiamente sottoutilizzata da tempo”. La Garante si è così espressa dopo la visita ispettiva della Asl del 14 gennaio che “conferma quanto riscontrato in occasioni delle mie precedenti visite, le condizioni igienico-strutturali sono inaccettabili e le persone trattenute vivono in una situazione degradante, con rischio per la loro salute e per quella degli operatori presenti”.

Consegna regolare di indumenti, biancheria e prodotti per l’igiene per evitare un “rischio gravissimo di diffusione di patologie infettive”; la definizione di procedure per la corretta gestione dei nuovi ingressi; riunioni periodiche di coordinamento tra tutti i portatori di interesse; un registro di infortuni per un programma di prevenzione degli stessi e l’attivazione di attività ludico-ricreative degli ospiti, “al fine di garantire un clima sociale adeguato e ridurre la conflittualità”: è ciò che l’Asl chiede alla direzione del Centro di identificazione ed espulsione di Bologna nella relazione elaborata dopo la visita ispettiva, “a lungo richiesta dalla Garante Desi Bruno, che da tempo lamentava come in passato l’Azienda sanitaria non avesse mai effettuato alcun controllo sulla struttura, al contrario di ciò che avviene per il carcere”.

Dal punto di vista della gestione delle persone trattenute, gli ispettori sanitari hanno rilevato tra le problematiche principali “l’esplicita richiesta di psicofarmaci da parte di oltre un terzo degli ospiti”, questo per proseguire terapie che avevano iniziato nei periodi di carcerazioni in penitenziario, e “quattro segnalazioni di sospetta scabbia”, per cui, ricorda l’Asl nella sua relazione, “è di fondamentale importanza la gestione corretta della biancheria personale e degli effetti letterecci”.

Per quanto riguarda le condizioni dell’edificio, nel documento si ravvisa come “la struttura necessita di significativi ed urgenti interventi di manutenzione”, dagli “interventi sull’impianto elettrico per il ripristino del funzionamento dei corpi illuminanti e delle parti di impianto non più efficienti” al “rimettere in funzione le parti di raffrescamento disattivate” in previsione dell’estate, passando per “le porte nei bagni e nelle docce e i lavabi mancanti da rimontare”. A ciò si deve aggiungere poi “una pulizia straordinaria in tutto l’edificio”.

Secondo l’Asl, non bisogna poi sottovalutare il tema della gestione degli incendi: di fronte a roghi “a volte deliberatamente provocati all’interno delle stanze dormitorio” (nella relazione si segnala che al momento della visita il personale “stava spegnendo un falò di posate di plastica e pane imbustato che era stato acceso dagli ospiti”), è necessario “individuare procedure atte a consentire di effettuare gli interventi in modo celere e sicuro”, come ad esempio “manichette con sistema a pioggia dai condotti di aereazione”, oltre a “ripristinare le funzionalità dell’impianto di rilevazione fumo”.

Dopo aver diffuso le conclusioni della visita ispettiva dell’Asl, la Garante è ancora intervenuta sul Cie felsineo spiegando all’agenzia Dire che “sono due le autorità che possono chiudere il Cie. C’è il ministero dell’Interno, da cui i Cie dipendono, e c’è il sindaco, che ha il potere e il dovere di tutelare la saluta pubblica”.

Chiede al sindaco di emanare un’ordinanza di carattere sanitario che metta fine all’esperienza del Cie la deputata uscente del Pd e ricandidata alla camera Sandra Zampa. “Sarebbe bello”, aggiunge la deputata, “che tutti i sindaci delle città governate dal centrosinistra dicessero al ministro Anna Maria Cancellieri che non intendono tenere nelle loro città strutture come quelle, veri e propri lager”. E, infatti, il suo augurio è che la chiusura del Cie di Bologna sia la prima di una serie.

Anche dall’interno del consiglio comunale arrivano inviti nella stessa direzione, come dal capogruppo Pd Sergio Lo Giudice e di Sel Cathy La Torre.

Nei giorni scorsi ha chiesto la chiusura della struttura la Cgil, che è fortemente impegnata in questa direzione. Al riguardo, l’ultimo comunicato stampa è firmato dalla Cgil regionale e cittadina, dal Centro Lavoratori Stranieri, dal Silp e dalla Fp Cgil.

http://www.assemblea.emr.it/quotidianoer/comunicati-stampa/tutti-i-comunicati-stampa/comunicatodettaglio_view?codComunicato=39800

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