CIE. DISAVVENTURE DA TAGLI PUBBLICI

14 Gen 2013 sciopero,

 

di Fabio De Santis

I centri di identificazione ed espulsione sono noti per essere luoghi dove le tensioni, da parte degli immigrati reclusi, non mancano. Negli ultimi mesi i centri sono protagonisti della cronaca giornalistica anche per i conflitti lavorativi.

La causa scatenante è stata la scelta del Ministero dell’Interno di riscrivere le condizioni dei capitolati d’appalto per la gestione dei cie, prevedendo una tariffa giornaliera di 30 euro per ospite, quota che dovrebbe includere l’insieme delle attività destinate ai reclusi, il costo dei pasti e del materiale di vario tipo. Solo a Modena, il taglio rappresenta il 60% della spesa precedente.

La situazione lascia immaginare scenari deprimenti, tale da suscitare il pensiero che la condizione di chi abita forzatamente i centri sia destinata a peggiorare ulteriormente, anche alla luce del malessere che sta producendo in chi svolge il servizio all’interno della struttura. Infatti, se ha stupito l’apparizione di un soggetto aziendale disponibile a gestire i centri a tali condizioni economiche, nessuno è rimasto esterrefatto quando i lavoratori hanno cominciato a non vedersi arrivare più lo stipendio.

L’azienda che ha deciso di lanciarsi in questa impresa, il Consorzio L’Oasi di Siracusa, gestisce già il CIE di Trapani, di Bologna e di Modena, e mentre viene bersagliata da indagini aperte dalle procure, viene meno anche al ruolo di pagare gli stipendi, gettando nel caos la gestione dei centri. Al momento Trapani e Modena sono i luoghi dove si è alzata maggiormente la protesta dei lavoratori, in sciopero a gennaio.

È paradossale che una struttura pensata come luogo di pubblica sicurezza diventi il teatro dell’esasperazione dei rapporti tra lavoratori e azienda, mentre tra gli spettatori imboscati tra il pubblico, troviamo proprio il Ministero dell’Interno e le prefetture, quando essi dovrebbero essere i protagonisti del dramma, in quanto, rispettivamente, titolari e responsabili dei centri.

Siamo di fronte ad una disavventura da tagli di risorse pubbliche e al solito gioco di scaricarli su lavoratori e immigrati.

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