28 Ott 2014
Finalmente diminuiscono i tempi di trattenimento nei Centri di Identificazione ed Espulsione. La Camera dei deputati ha approvato in via definitiva o la norma contenuta nella Legge Europea 2013 bis relativa al periodo massimo di trattenimento dei cittadini stranieri all’interno dei CIE. Passa da 18 mesi a 90 giorni. E’ stato così accolto l’emendamento, già approvato il 17 settembre scorso dal Senato, presentato dai senatori Luigi Manconi e Sergio Lo Giudice.
”Una buona notizia: finalmente ridotto il periodo di permanenza nei Cie”, scrive Manconi sulla sua pagina facebook. “La riduzione potrebbe riportare i CIE a quella che dovrebbe essere la sola funzione: luogo di transito in vista dell’identificazione e dell’eventuale rimpatrio, evitando lunghe detenzioni immotivate di chi non ha commesso reati ma si trova solo in uno stato di irregolarità amministrativa. E che, in ragione di queste irregolarità, subisce nei Cie trattamenti spesso inumani e continua mortificazione della sua dignità”.
Novità anche per gli stranieri che siano già stati trattenuti presso strutture carcerarie. Chi avesse trascorso infatti 90 giorni in un penitenziario può essere trasferito in un Centro di Identificazione e di Espulsione ed essere lì trattenuto per un massimo di 30 giorni, senza proroghe.
“In attesa della chiusura definitiva di questi Centri”, dichiara Patrizio Gonnella, presidente della Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, “quella che arriva dalla Camera è un’ottima notizia. È importante che si dia subito attuazione a questa norma e vengano rilasciati tutti quei migranti per cui i tempi di permanenza abbiano superato quelli previsti dalle nuove disposizioni. In particolar modo per coloro che sono passati dai carceri e che lì sarebbero dovuti essere identificati”.
La riduzione dei tempi di trattenimento non è la scomparsa dei Cie, ma rappresenta indubbiamente un salto di civiltà. Come ripetutamente denunciato da anni ,da più parti, anche da queste pagine, i Cie sono strutture indegne, inefficienti, costose, dove le violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno.
L’ultima denuncia è proprio di questi giorni. Medici per i diritti umani (MEDU) ha reso noti i i dati più recenti su queste strutture. “Tra i 5.431 uomini reclusi nei dieci CIE operativi nel corso del 2013, i principali Paesi di provenienza sono stati la Tunisia (1.470), il Marocco (1.020), l’Albania (439), la Nigeria (371), l’Egitto (334), la Romania (314) e l’Algeria (314). Tra le 585 donne trattenute nei centri di Roma-Ponte Galeria, Torino e Bologna, le nazionalità più frequenti sono state la nigeriana (207), la rumena (81), la cinese (51), l’albanese (48) e l’ucraina (43). Il tasso di migranti effettivamente rimpatriati sul totale dei trattenuti è stato del 45,7%, risultando fortemente disomogeneo tra le varie nazionalità: tra i dieci principali Paesi di provenienza esso è variato dal 28% dell’Algeria all’80% dell’Albania. Tra i dieci CIE attivi nel corso del 2013, Ponte Galeria a Roma è stata la struttura che ha ospitato il maggior numero di trattenuti (1.287), seguita da Trapani Milo (1.166) che è anche risultato il centro più inefficace ai fini delle espulsioni con il 17% di stranieri effettivamente rimpatriati e il 60% di reclusi che si sono allontanati dalla struttura. Nel 2013 è tornato a verificarsi un decesso all’interno del CIE, nella struttura di Crotone, che ha riguardato un giovane marocchino, morto dopo essere stato colto da un improvviso malore. La morte dell’uomo ha scatenato una violenta protesta da parte degli altri migranti trattenuti che ha portato alla totale inagibilità del centro e alla sua chiusura”.
Attualmente il sito del Ministero dell’Interno (aggiornato il primo ottobre 2014) segnala la presenza di soli cinque centri di identificazione ed espulsione (Torino, Roma- Ponte Galeria, Bari, Trapani Milo e Caltanisetta.. I cinque centri ad oggi funzionanti operano inoltre a regime ridotto rispetto alla loro capienza effettiva. Nei mesi di luglio e di agosto di quest’anno le strutture di Milano e Bologna sono state convertite pro tempore in centri di prima accoglienza per migranti mentre i CIE di Brindisi, Crotone e Gorizia sono temporaneamente chiusi per lavori o perché in attesa che ne venga aggiudicata la gestione. Non è chiara infine quale sarà la destinazione d’uso che il Viminale assegnerà al centro di Palazzo San Gervasio.
I dati del Ministero dell’Interno relativi al primo semestre del 2014 confermano la tendenza alla riduzione del numero dei trattenuti registrata nell’ultimo biennio e rilevano un tasso di efficacia intermedio tra i due anni precedenti: 1.036 migranti rimpatriati pari al 48,8% dei 2.124 stranieri trattenuti. Per converso è da segnalare che tra le strategie che andrebbero incentivate e promosse in alternativa al trattenimento, la misura del rimpatrio volontario assistito è andata progressivamente assumendo maggior rilievo negli ultimi due anni, passando, secondo i dati del Ministero dell’Interno, dai 773 rimpatri del 2012, ai 1.036 del 2013 mentre nel primo semestre del 2014 essi sono stati già 612.
Per MEDU la misure di riduzione dei tempi di trattenimento rappresentano senz’altro un risultato positivo, ma “risultano comunque insufficienti a superare l’attuale sistema dei CIE che, al di là di ogni ragionevole dubbio, si è rivelato in sedici anni del tutto fallimentare sia dal punto di vista della tutela dei diritti umani sia nel contrasto dell’immigrazione irregolare”.
Intanto il Ministero dell’Interno ha messo on line, nella sezione dati e statistiche dell’Immigrazione, la situazione aggiornata al 30 settembre sulle presenze dei migranti nei Centri di accoglienza. I dati, elaborati dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione e aggiornati con cadenza mensile, hanno l’obiettivo di fornire un quadro della presenza dei migranti nelle diverse strutture di accoglienza sul territorio italiano. Attraverso grafici, tabelle e mappe è illustrata, in maniera sintetica, la distribuzione dei migranti per province e regioni e la collocazione dei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) e dei Centri governativi per richiedenti asilo (Cara, Cpsa, Cda) in Italia. Dai dati diffusi risulta che circa un quarto dei migranti è presente nelle diverse strutture della Regione Sicilia. Seguono il Lazio con il 13% delle presenze, la Puglia con il 10% e la Lombardia con il 9%.