CON TRITON L’ITALIA E L’EUROPA HANNO VOLTATO LE SPALLE ALLE CRISI UMANITARIE

12 Feb 2015

 

Siamo tornati a prima di Mare Nostrum. Non sono serviti a niente i 366 morti del 3 ottobre 2013, non sono servite a niente le parole di Francesco”. La denuncia di Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, dopo le ennesime vittime dei viaggi della speranza, è secca. E le centinaia di morti di freddo e di naufragio dei giorni scorsi sono solo l’ultima terribile testimonianza del passo indietro. Chiusa Mare Nostrum, il Governo aveva presentato come un successo il coinvolgimento degli altri paesi europei nella nuova operazione Triton e aveva sottolineato i risparmi che ne sarebbero derivati per l’Italia. Inoltre aveva lasciato intendere che non sarebbe cambiato nulla nella politica dei soccorsi e che, anzi, con l’arretramento del raggio d’azione di Triton i viaggi della speranza sarebbero stati scoraggiati. Ma le cifre degli sbarchi e dei morti dimostrano che si sbagliava. A differenza di Mare Nostrum, Triton non ha chiari scopi umanitari. Ha meno mezzi e risorse. Pattuglia un tratto di mare meno esteso. Ciò che è accaduto è che ancora una volta l’Italia e l’Europa hanno scelto di girarsi dall’altra parte di fronte alle crisi umanitarie e al dramma di centinaia di migliaia di persone che cercano scampo dai conflitti e dalla fame.

CGIL: tornare a Mare Nostum

“Ripristinare Mare Nostrum”, creare corridoi umanitari, rivedere il regolamento di Dublino e definire un Piano nazionale per l’accoglienza: sono le risposte necessarie che l’Europa, e prima di tutto l’Italia, devono dare all’ennesima tragica strage di disperati in fuga dalle violenze e dalla guerra” è infatti ciò che chiede Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil, all’indomani della morte di ventinove migranti nel Canale di Sicilia, a poche miglia da Lampedusa.

“Il nostro Paese – prosegue Lamonica – non può abituarsi alle morti e le parole di cordoglio non bastano più. Il Mediterraneo non può continuare ad essere le frontiera più pericolosa del mondo, dove le persone vengono abbandonate al loro destino, nelle mani di scafisti senza scrupoli”.

“Mare Nostrum era stata una straordinaria risposta di civiltà e umanità”, sostiene la dirigente sindacale. “Averla chiusa – spiega – ha significato privare di possibilità di soccorso in mare, oltre il limite delle acque territoriali, e ha eliminato i filtri sanitari e di prima accoglienza che quella missione garantiva”.

“C’è stata una incosciente ipocrisia nel fingere che Triton, operazione con l’esclusivo obiettivo di proteggere le frontiere, ne potesse prendere il posto”. “Triton – continua Lamonica – è stata l’inutile risposta di una Europa che dopo ogni tragedia ammette che non si fa abbastanza, per poi continuare ad essere tranquillamente indifferente”.

“L’Italia non può arrendersi al cinismo ed alla propaganda di chi specula su una delle più grandi tragedie del mondo moderno per cercare su questo fortune elettorali”. La dirigente sindacale conclude chiamando in causa l’esecutivo: “Il governo deve assumersi le sue responsabilità con più forza, conducendo la battaglia in Europa e, al contempo, attivando tutti gli strumenti possibili per limitare l’orrore e salvare le vite in mare. Mare Nostrum è uno di questi”.

Oim. Operazioni di salvataggio necessarie  

La morte per ipotermia di 29 migranti subsahariani, parte di un gruppo di 105 soccorso al largo di Lampedusa dalla Guardia Costiera, segna un infausto inizio per un anno che si annuncia particolamente difficile per quanto riguarda il fenomeno degli arrivi via mare, dice l’Oim. “Ciò che è accaduto ieri dimostra quanto le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo siano assolutamente necessarie”, afferma il Direttore Generale dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), William Lacy Swing. “Navi più grandi, come quelle utilizzate dall’operazione Mare Nostrum, avrebbero probabilmente potuto garantire un’assistenza meno problematica ai migranti soccorsi.

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