CONFERENZA CGIL SULL'IMMIGRAZIONE. SPECIALE unsolomondo

02 Lug 2012 mobilitazione, sciopero, sisma, sisma 2012,

 

 CONFERENZA SULL’IMMIGRAZIONE. LE PROPOSTE DELLA CGIL

La crisi allarga l’area dell’economia sommersa e del lavoro nero. Sono almeno 500 mila i lavoratori immigrati che essendo stati licenziati negli ultimi mesi hanno perso il permesso di soggiorno e sono stati costretti all’irregolarità e spesso a cadere nelle braccia della criminalità organizzata. Per questo è necessario un intervento urgente di regolarizzazione con un provvedimento di legge. Ma è anche necessario rivedere tutto l’impianto della legislazione italiana sull’immigrazione che ormai ha assunto un carattere strutturale per il nostro Paese. E’ questo l’allarme lanciato dalla Terza Conferenza nazionale della Cgil sull’immigrazione che si è tenuta a Roma il 27 e 28 giugno e alla quale hanno partecipato decine di delegati sindacali immigrati, operatori del settore e rappresentanti delle amministrazioni locali e del governo nazionale.

Non si può più continuare a guardare all’immigrazione come ad un fenomeno emergenziale – ha detto Vera Lamonica, segretario confederale CGIL concludendo la Conferenza – si tratta di un fenomeno strutturale e si tratta di una risorsa per il Paese, stante gli scenari demografici, i lavori che svolgono e il contributo degli immigrati al finanziamento del welfare, cui danno molto di più di quello che ricevono. Si tratta di intervenire sul tema della cittadinanza degli immigrati, a partire dal riconoscimento del diritto al voto amministrativo”.

L’ultimo rapporto Caritas sull’immigrazione parla di 600 mila persone che hanno perso il permesso di soggiorno avendo perso il lavoro. Il censimento dell’Istat del 2011 parla di un milione di immigrati che hanno ricevuto regolarmente il questionario, ma non l’hanno compilato. Tra queste due cifre la CGIL ricava la cifra di almeno 500 mila persone che sono state risucchiate nel sommerso. “Se infatti tutte queste persone che hanno perso il permesso avessero deciso di tornare nei loro paesi di origine – spiega Piero Soldini, responsabile immigrazione della CGIL nazionale – avremmo avuto un esodo di almeno 50 mila persone al mese, 1800 al giorno. Un esodo che non avrebbe potuto passare inosservato. Ma se non sono andati via che fine hanno fatto?”

Per questo la CGIL rilancia l’allarme sulla vera emergenza, quella della regolarizzazione. Con il governo è stato avviato un tavolo di confronto e ci sono stati già due incontri. Finora però le aperture e la disponibilità ad affrontare il problema non si sono tradotte in provvedimenti legislativi.

Con la Conferenza nazionale sull’immigrazione, la Cgil ha rilanciato le sue proposte: un provvedimento di regolarizzazione di tutti coloro che lavorano in nero come norma transitoria nella ratifica della direttiva n.52; la concessione di un permesso di soggiorno di protezione e convertibile per le vittime di sfruttamento che denunciano i loro sfruttatori; un provvedimento di tutela umanitaria ai profughi del nord Africa e della Libia; un piano di formazione pubblica e gratuita per l’apprendimento della lingua italiana; un provvedimento di semplificazione delle norme burocratiche che riguardano gli immigrati per superare le inefficienze burocratiche e le vessazioni; rivedere l’odiosa e ingiusta sovrattassa sul permesso di soggiorno.

La CGIL non si accontenta di lanciare l’allarme e le sue proposte alla politica, ma rilancia anche al suo interno la sfida. “La CGIL – dice Vera Lamonica – ha più di 400 mila iscritti e per questo vogliamo rafforzare il percorso di una maggiore presenza in tutti i luoghi di lavoro dell’organizzazione, dalle Rsu agli organismi dirigenti locali e nazionali”.

http://www.cgil.it/dettagliodocumento.aspx?ID=19395

 

CONFERENZA. PARLANO LAMONICA, SOLDINI E I DELEGATI

 

di Ciro Spagnulo e Mohcine El Arrag

 

La terza conferenza nazionale sull’immigrazione della Cgil, che si è svolta il 27 e il 28 giugno a Roma, non è stata solo un appuntamento per una riflessione interna, ma anche per lanciare un messaggio al Paese. E “il messaggio”, ha detto la segretaria generale Cgil Vera Lamonica a unsolomondo, “è che nella crisi in cui è precipitato il Paese la presenza degli immigrati non è da viversi come un problema. E’ un’opportunità”. Lo è anche per riconsiderare i termini del nostro sviluppo e della nostra crescita, per rimettere al centro il lavoro. E perché dare diritti a chi oggi non ne ha significa aumentare il livello dei diritti di tutti”. Sulla Cgil ha aggiunto: “Siamo l’organizzazione che probabilmente ha più lavoratori immigrati. Sono oltre 400 mila. Vogliamo trasformare queste adesioni anche in una maggiore presenza a tutti i livelli dell’organizzazione.”

Gli anni della destra ad egemonia leghista sono stati terribili per gli immigrati. Il tema dell’immigrazione è stato agitato come una minaccia e si è soffiato sul fuoco dell’intolleranza. Pietro Soldini, responsabile dell’Ufficio Immigrazione della Cgil nazionale, ricorda, infatti, “che è stato oggetto di strumentalizzazione politica, ma occorrerebbe, invece, che si superasse, una volta per tutte, l’impostazione emergenziale e sensazionalista prendendo atto che l’immigrazione è una realtà strutturale importante per il presente e il futuro del Paese. Da questo punto di vista”, dice ancora a unsolomondo, “vorremmo che l’attuale Governo assumesse atti di discontinuità con il passato. Alcune dichiarazioni hanno fatto ben sperare, ma non sono seguiti atti concreti. C’è invece la necessità di dare risposte perché la condizione dei migranti è sempre più drammatica sia per la crisi che per un quadro normativo che li danneggia. Se il Governo non cambierà atteggiamento”, conclude, “la Cgil proporrà agli altri sindacati e alle associazioni una forte mobilitazione alla ripresa autunnale”.

unsolomondo ha anche raccolto le riflessione di alcuni dei cinquecento partecipanti, che purtroppo riusciamo a proporre solo in modo stringato.

Anselmo Botte, 59 anni, segretario provinciale della Cgil di Salerno, autore di libri sulle condizioni di lavoro e sfruttamento degli immigrati nelle campagne, si occupa di immigrazione da trent’ anni, “probabilmente da quando è iniziato il fenomeno”. “Questa conferenza”, dice, “è un momento per fare una riflessione su quanto abbiamo fatto in questi anni” e cita in particolare “L’Italia sono anch’io”, la raccolta di firme per la cittadinanza ai bimbi nati in Italia e per il diritto di voto amministrativo, per Botte due tasselli fondamentali da inserire nell’impianto normativo per dare concretezza al percorso di inserimento dei migranti nel contesto civile e sociale. Botte ricorda anche la legge sul caporalato, una conquista della Cgil. “Per la prima volta il caporalato viene individuato come un fenomeno punibile penalmente”, ma, dice Botte, “punire il caporale non basta. Dietro ogni caporale c’è anche un datore di lavoro”, e occorre che la legge ne tenga conto. Così “come occorre che preveda la regolarizzazione di chi denuncia il proprio sfruttatore”.

Ibrahima Niane, senegalese, 41 anni, della segreteria Fillea della Cgil di Brescia, ringrazia la Cgil per tenere alta l’attenzione sull’immigrazione. “La percentuale dei lavoratori immigrati è oramai altissima e ogni discorso sul mondo del lavoro non può prescindere da questo dato”, afferma, e lamenta la scarsità di risposte che arrivano ai lavoratori immigrati dal Governo. A questo proposito Ibrahima sottolinea il deludente intervento di un prefetto inviato alla tavola rotonda che si è svolta nel corso della prima giornata della conferenza (e,in effetti, la platea ha faticato a non fischiarlo) e ha invece giudicato positivamente gli interventi di Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, e soprattutto di Nicola Fratoianni, assessore regionale pugliese, per la chiarezza e la concretezza.

Critica la riflessione di Milad Jubran Basir, 52 anni, palestinese, segretario generale della Filctem di Forlì e responsabile provinciale immigrazione. “E’ la terza conferenza alla quale partecipo”, dice, “e vedo pochi immigrati e pochi dirigenti. Si ripropone forte la necessità del coinvolgimento della struttura sul tema dell’immigrazione e di un’adeguata presenza degli immigrati negli organismi dirigenti”.

Dai primi anni 50 l’ INCA, il patronato della Cgil, tutela gli italiani all’estero. Da tempo lo fa anche per i cittadini extra UE che sono venuti o hanno intenzione di venire a vivere e a prestare il loro lavoro nel nostro Paese e per garantire un aiuto in caso di rientro. Particolarmente apprezzato è il lavoro che l’ Inca svolge con i Consolati e con le Ambasciate per il disbrigo di numerose pratiche relative alla cittadinanza, al rinnovo o al rilascio del passaporto, alle richieste di prestazioni assistenziali. Durante la conferenza abbiamo incontrato uno degli operatori delle 62 sedi Inca presenti nel mondo, Laouini Mustapha, responsabile della sede di Tunisi. Innanzitutto Laouini si augura che il dibattito della conferenza si allaghi ai territori e poi ci parla della sua esperienza in Tunisia. “All’inizio siamo rimasti inattivi per tre anni”, racconta, “perché per problemi politici non arrivavano le autorizzazioni ad operare. Con la rivoluzione le cose sono cambiate. Attualmente offriamo assistenza ai 7 mila italiani presenti nel Paese e ai 100 mila tunisini stabilitisi in Italia, molti dei quali ultimamente per vari motivi stanno definitivamente rientrando. Abbiamo deciso di aprire un altro ufficio a Mahdia, da dove vengono molti tunisini presenti in Italia”.

 

ALLA CONFERENZA IL DRAMMA DEL TERREMOTO

Dopo la relazione di Pietro Soldini, come segno di vicinanza alle popolazioni dell’Emilia, della Lombardia e del Veneto colpite dal terremoto, la presidenza ha voluto che intervenisse per primo Mohcine El Arrag, della Cgil di Modena e collaboratore di unsolomondo.

32 anni, marocchino di Casablanca, El Arrag, ha delineato il quadro del disastro nel modenese. Ha detto: “In termini economici i comuni modenesi colpiti dal sisma rappresentano oltre 25 miliardi di valore aggiunto e oltre 15 miliardi di esportazioni all’estero. Rappresentano l’1,8% del Pil nazionale. Vì operano più del 20% del totale regionale delle imprese e di questo 20% più del 60% ha subito danni significativi pari a 5 miliardi di euro. Al momento sono migliaia i posti di lavoro a rischio. In tutta la provincia su una popolazione di 700 mila abitanti gli immigrati sono 90 mila, il 12,7%. Più di 26 mila si concentrano nei Comuni più colpiti dal terremoto, cioè il 30%. Cgil, Cisl e Uil si sono subito mobilitate per rappresentare anche le loro specifiche esigenze, perché gli immigrati, oltre ai problemi e le necessità di tutta la popolazione colpita dal sisma, hanno alcuni problemi aggiuntivi che gli derivano dalla loro particolare condizione. Tra l’altro hanno chiesto la garanzia del rinnovo del permesso di soggiorno anche in mancanza di alcuni requisiti e la sospensione della sovrattassa. Occorre fare presto”, ha concluso El Arrag, non solo per gli immigrati, ma per tutti, italiani e migranti. Occorre fare presto non solo nell’interesse di Modena e dell’Emilia-Romagna, ma dell’intero sistema-Paese, perché, lo ripeto, a Modena le zone colpite dal terremoto rappresentano l’1,8% del Pil nazionale”.

Di terremoto, ma non solo, ha parlato Vincenzo Colla, segretario regionale della Cgil emiliano-romagnola, ricordando anch’egli che sono stati colpiti territori economicamente strategici per il Paese, e portando una notizia attesa: l’impegno del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, a varare un decreto per garantire , tra l’altro, il rinnovo del permesso di soggiorno ai cittadini stranieri che a causa del terremoto non ne hanno più i requisiti e la non interruzione del percorso verso la cittadinanza per i bimbi nati qui temporaneamente rientrati nei Paesi di origine dei genitori. Colla ha anche illustrato l’impegno del Commissario straordinario per il terremoto Vasco Errani per censimento e la requisizione delle case sfitte per garantire un tetto a tutti, anche agli stranieri che non potendo contare su una rete familiare rischiano di rimanere a lungo nelle tende.

Testimonianze sul terremoto arrivano anche da Alberto Morselli, segretario nazionale FILCTEM, originario di Mirandola, uno dei comuni del modenese più colpiti, e dal segretario regionale della Cgil lombarda Nino Baseotto, che ha parlato della situazione a Mantova.

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DUE INTERVENTI APPLAUDITISSIMI

Nell’estate del 2001 le campagne del leccese furono lo scenario di un lungo e spontaneo sciopero di centinaia di immigrati africani impegnati nella raccolta delle angurie e del pomodoro. Con la protesta, disse Stefania Crogi, segretaria nazionale Flai, gli immigrati “hanno voluto denunciare e ribellarsi al caporale (al quale devono pagare 3 euro al giorno per essere chiamati a lavorare più 5 euro per il trasporto sui campi), rivendicare un salario equo a fronte dei 4-6 euro a cassone di pomodoro (il salario contrattuale è oltre il doppio), avere un lavoro regolare e non in nero (e non correre il pericolo di entrare in clandestinità grazie alla Bossi-Fini)”. La loro, concluse, “è soprattutto una battaglia di civiltà e dignità umana”. Di quella battaglia fu leader il giovane Yvan Sagnet, camerunense, studente di ingegneria a Torino. Invitato alla conferenza, Sagnet ha raccontato quell’esperienza tra interminabili applausi, ed ha parlato del suo attuale impegno come coordinatore della campagna “Gli invisibili delle campagne di raccolta” della Flai e dell’Inca, un progetto che si prefigge di parlare di diritti con i lavoratori dispersi nelle campagne, quelli che vivono nascosti e spesso in condizioni inaccettabili.

Applauditissima anche l’emozionata rievocazione della strage di migranti senegalesi del 13 dicembre 2011 da parte di un’esponente della comunità. Quel giorno Gianluca Casseri, frequentatore di Casa Pound, divulgatore di idee razziste, uccise due ambulanti senegalesi e ne ferì altri tre prima di suicidarsi.

 

400 MILA GLI IMMIGRATI ISCRITTI ALLA CGIL

Anno dopo anno crescono le adesioni degli immigrati alla CGIL. Dai 131 mila del 2003 si è passati ai 410 mila del 2011. Questa elevata presenza è indice di un consenso significativo, tanto più se si considera che gli ultimi anni sono stati difficili sia per la crisi che per l’accanimento normativo. Benché passi in avanti se ne siano fatti, questa crescita ancora non si traduce in una corrispondente presenza negli organismi di direzione. Sollecita, inoltre, un ripensamento delle politiche contrattuali.

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