31 Lug 2024 autonomia differenziata, cgil, cgil modena, raccolta firme, referendum,
E’ possibile firmare
- ONLINE (con lo SPID, o la CIE, o la CNS)
- AI BANCHETTI CGIL IN PROVINCIA DI MODENA (in aggiornamento)
- NELLE SEDI CGIL
Anche a Modena il 20 luglio si è aperta ufficialmente la campagna referendaria contro l’autonomia differenziata approvata dal Parlamento con il Ddl Calderoli (legge 26 giugno 2024, n. 86).
A livello nazionale il Comitato Promotore è composto da un vasto fronte di partiti dell’opposizione, di sindacati e di associazioni. A Modena ne fanno parte Cgil, Uil, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Rifondazione Comunista, Alleanza Verdi-Sinistra, Modena Volta Pagina e tutte le associazioni che compongono la rete de La Via Maestra per la Costituzione, tra cui, Anpi, Arci, Arcigay, Coordinamento democrazia costituzionale, Udu, Libera, Legambiente. A queste si aggiungono Agedo, Movimento Cooperazione Educativa, Fiab, Comitato ER contro ogni Autonomia, Rete per l’Emergenza Climatica e Ambientale ER.
Per sostenere il referendum abrogativo servono almeno 500.000 firme. Invitiamo i cittadini a firmare perché l’intera popolazione possa esprimersi per dire NO alla legge che
- sottrae competenze allo Stato a favore delle Regioni su molte materie (tra cui scuola e sanità),
- rompe l’unità del Paese,
- aumenta le diseguaglianze,
- è in contrasto con la Costituzione che sancisce che la Repubblica è una e indivisibile,
- persegue l’uguaglianza dei cittadini e il dovere della solidarietà.
Con l’autonomia differenziata si torna indietro: la regionalizzazione dei contratti di lavoro produrrebbe una corsa al ribasso con la riduzione dei salari e dei diritti che porterebbe alla compromissione della generale qualità di vita anche di queste regioni. Il rischio è quello di avere un Paese arlecchino in cui ogni Regione si darebbe le proprie regole in settori strategici a livello nazionale.
Questi sono i motivi per cui la Legge sull’autonomia differenziata va abrogata, aumenterà i divari territoriali e peggiorerà le già insopportabili diseguaglianze sociali, a danno di tutta la collettività e, in particolare, di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, giovani e donne.
DIVIDE IL PAESE
L’autonomia differenziata spacca l’Italia in tante piccole patrie, condannando il Paese all’irrilevanza politica ed economica, anche a livello europeo. E questo non è un problema solo del Mezzogiorno,
ma anche del sistema produttivo del centro-nord.
IMPOVERISCE IL LAVORO
Mette in discussione il contratto collettivo nazionale, che rappresenta un pilastro dell’unità e della coesione del Paese, per rispolverare le gabbie salariali che determinerebbero un ulteriore impoverimento dei salari.
COLPISCE LA SICUREZZA
Regionalizza e frammenta la legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, alimentando una competizione territoriale al ribasso sulla pelle di lavoratrici e lavoratori.
SMANTELLA L’ISTRUZIONE PUBBLICA
Regionalizzando la scuola, infligge un colpo mortale alla stessa identità culturale dell’Italia. Difendiamo il diritto di studentesse e studenti a una scuola pubblica, nazionale, aperta al mondo.
PRIVATIZZA LA SALUTE
Compromette definitivamente il Servizio Sanitario Nazionale: il diritto alla salute sarà riservato a chi potrà permetterselo, e le Regioni saranno ancor più libere di accelerare il processo di privatizzazione in atto.
DEMOLISCE IL WELFARE UNIVERSALISTICO
Lasciando il “residuo fiscale” alle Regioni più ricche, priva il welfare pubblico e universalistico di risorse fondamentali per garantire i diritti sociali a tutte le cittadine e i cittadini.
FRENA LO SVILUPPO
Sottrae totalmente allo Stato la competenza su materie strategiche: politiche energetiche; reti e infrastrutture; telecomunicazioni; porti e aeroporti; trasporti; ricerca scientifica; ambiente; cultura; rapporti con l’Ue; commercio con l’estero; protezione civile; previdenza complementare e integrativa; etc., pregiudicando le prospettive dell’intero sistema economico nazionale.
FRAMMENTA LE POLITICHE AMBIENTALI
Rendendo impossibile un efficace contrasto al cambiamento climatico e la conversione ecologica del nostro sistema produttivo.
- Locandina (formato pdf)
