COOP FASULLE: ANTICAMERA DI LAVORO IRREGOLARE ED ECONOMIA ILLEGALE

12 Mar 2013 flai,

 Modena, 12 marzo 2013

E’ giustamente oggetto di attenzione pubblica, anche degli organi d’informazione locali, quel settore opaco dell’economia dei servizi, che va sotto il nome di “coop spurie” o fasulle.

Parlare di cooperative è un vero e proprio depistaggio lessicale. Perché queste imprese non hanno nessuna delle caratteristiche positive – tutelate dalla Costituzione – dell’economia solidale e cooperativa.  La realtà è invece fatta di abusi fiscali e contributivi, grave sfruttamento del lavoro e talvolta contiguità con l’economia malavitosa.

Era una coop spuria l’impresa Fast Service di Formigine, recentemente confiscata per attività mafiosa.

Analogamente, si trovano soci di queste coop fasulle fra i titolari di beni, immobili, terreni, o ditte ora nella disponibilità della Agenzia Nazionale dei Beni ed Imprese sequestrate/confiscate alle mafie, in Emilia-Romagna e nell’intero Paese.

Per la Cgil è chiaro da lungo tempo che questa forma scorretta di impresa, è premessa di lavoro sfruttato e sottopagato, col ricatto del “fatti socio o perdi il posto”.

O peggio, rapporti regolari di lavoro sono poi falsamente tramutati in “soci coop”, senza alcun preavviso ed alcun diritto collegato: tenuta dell’assemblea dei soci, condivisione di statuto e regolamento e, tantomeno, approvazione dei bilanci.

Si aprono così strade privilegiate per concorrenza sleale con le imprese sane, attribuzione di subappalti scorretti con palese complicità di professionisti ed imprese committenti, fino a sconfinare in situazioni di vero caporalato o coperture illecite attraverso ditte prestanome.

E’ la storia recente della Fruit Logistic e della GGroup di Campogalliano, svanite nel giro di sei ore.

E’ la sofferta parabola delle molteplici cooperative di Modenassistenza, ben incastrate dai consigli cointeressati di un abile commercialista modenese, con le decine di lavoratrici e lavoratori – quasi sempre stranieri – da lungo tempo in agitazione per reclamare stipendi, versamento dei contributi, trattamenti di fine rapporto o di maternità.

E’ sotto gli occhi di tutti l’esplosiva situazione dei CIE emiliani – Modena e Bologna – i cui servizi sono “gestiti” dal Consorzio Cooperativo L’Oasi di Trapani, latitante da mesi sul fronte delle più elementari adempienze. Paradossalmente, a questa coop, l’appalto fallimentare è stato affidato dallo Stato.

E’ la realtà con la quale si scontra il Sindacato del settore agroindustria Flai-Cgil, che nel tempo ha segnalato, con oltre 50 denunce, episodi di illegalità in altrettante coop fasulle.

Solo in provincia di Modena, nel settore della lavorazione delle carni, trovano occupazione oltre 1.200 finti soci di cooperative.

Ancora più oscuro ed intricato, il settore del facchinaggio e del trasporto, letteralmente soverchiato da coop pericolose e sul filo della legalità, con la copertura di contratto fittizio “Unci”, disconosciuto da tutte le sigle sindacali confederali, con imprese “scatole cinesi” e molte coop che creano consorzi con sede legale fuori regione ed anche al Sud.

Sono almeno 6.500 i “soci” di facchinaggio iscritti nel modenese, per il 60% di origine straniera, con un fenomeno che riguarda circa 100 coop spurie.

Le medie e grandi aziende che “terziarizzano” pezzi importanti di attività produttiva demandandoli al facchinaggio delle finte coop, ci guadagnano cinque volte: lavoro sottopagato e senza sindacato fra i piedi, totale flessibilità di orari e di utilizzo dei soci, nessun dovere verso diritti elementari quali malattie, maternità e ferie, chiusura arbitraria di ogni contratto e committenze.

E rischio di forte infiltrazione mafiosa.

La dovuta “pulizia” dell’Albo Provinciale dell’Autotrasporto modenese, con la cancellazione di 345 imprese di comodo, per lo più risultanti proprietarie di nessun mezzo di trasporto (!!), le numerose indagini in corso e l’accentuarsi dei cosiddetti “reati spia” quali l’incendio doloso di automezzi e depositi di imprese – con un triste primato modenese – completano il quadro.

Siamo perciò in presenza di un bacino a rischio che va molto meglio monitorato e sottoposto a controlli più serrati, incrociando tutte le banche dati disponibili di Camera di Commercio, Finanza, Comuni, Inps, Direzione del Lavoro, ecc…

Parliamo di un “bacino” finora sottovalutato per entità e potenziale inquinamento del sano tessuto delle imprese.

In provincia di Modena sono oltre 1.460 le imprese cooperative registrate.

Stranamente, solo circa 950 sono quelle attive. Centinaia sono perciò inattive o in liquidazione.

In particolare nel settore della logistica, su un insieme di circa 240 aziende iscritte, ben 182 (76%) sono cooperative e di queste solo 16 (8%) sono associate – e controllate – alle strutture territoriali della cooperazione!

La sproporzione è troppo evidente ed i dubbi di regolarità, altrettanto fondati e documentati.

Quante di queste imprese-coop spurie presentano e depositano i bilanci?

Quante sono soggette alla revisione dei bilanci?

Quante hanno nominato Collegi di verifica dei bilanci?

Quante rispettano l’oggetto sociale di impresa dichiarato?

Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale

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