COOPERATIVA COOPOLIS, 2 NUOVE SENTENZE FANNO LUCE SULL’UTILIZZO IMPROPRIO DEI LAVORATORI INTERINALI

18 Lug 2011

Modena, 18 luglio 2011

Il caso della cooperativa di facchinaggio Coopolis, società di servizi alle imprese con sede nel milanese che occupa a Modena un centinaio di soci-lavoratori, torna a far discutere.

Lo scorso novembre i sindacati Nidil/Cgil (atipici) e Filt/Cgil (trasporti-facchinaggio) avevano denunciato il comportamento della cooperativa che si è rifiutata di attivare gli ammortizzatori sociali in deroga lasciando per mesi e mesi la metà dei soci-lavoratori, in prevalenza stranieri, senza alcun reddito.

Recentemente (luglio 2011) due sentenze del giudice del lavoro di Modena Carla Ponterio hanno fatto luce, ancora una volta, sull’utilizzo indiscriminato e improprio dei lavoratori interinali somministrati da coop di servizi di pulizia e/o facchinaggio, in effettive mansioni produttive presso imprese utilizzatrici.

Due lavoratori di Coopolis patrocinati dai sindacati Nidil e Filt Cgil e dallo studio legale Fiorini e Bova, hanno infatti fatto ricorso al giudice del lavoro lamentando che, benché avviati da Coopolis per servizi di pulizia in due diverse aziende modenesi, una metalmeccanica e l’altra commerciale, venivano utilizzati, in realtà, in mansioni di montaggio e di produzione complesse, nel primo caso, ed in mansioni di montaggio meno complesse, nel secondo caso.

Nel caso di un lavoratore le prove portate nel processo gli hanno dato ragione: il giudice ha riconosciuto che era a tutti gli effetti equiparabile ad un dipendente diretto dell’azienda utilizzatrice e dunque ha condannato l’azienda al pagamento di tutti i trattamenti contrattuali e retributivi di un operaio metalmeccanico per un periodo di 3 anni.

Nel secondo caso, invece, le prove prodotte non sono state sufficienti ad avere lo stesso risultato, poiché per il tipo di mansioni semplici, quali la pulizia di macchinari, a cui, fra le altre, era stato adibito il lavoratore, il giudice ha ritenuto che si potesse ravvisare lecitamente l’appalto di servizi, nonostante il rapporto di lavoro fosse comunque iniziato con un contratto a progetto!

“Rispettiamo le sentenze – commenta il segretario di NidiL/Cgil Claudio Argilli – e valuteremo meglio dopo aver letto le motivazioni. Certo è – prosegue Argilli – che anche nella nostra provincia operano molte cooperative che si spacciano per agenzie di somministrazione senza averne le autorizzazioni previste dalla legge”. “La Cgil – aggiunge il sindacalista – è impegnata a far valere i diritti di almeno altri 30 lavoratori di Coopolis che da tre anni sono ancora disoccupati, senza aver beneficiato di nessun ammortizzatore sociale, anzi, alcuni di loro addirittura risultano ancora come dipendenti nonostante in questi anni non siano mai stati chiamati a lavorare!!”.

“Le sentenze vanno rispettate – ribadisce anche Giulia Grandi segretario del sindacato Filt/Cgil – ma ci riserviamo di leggere le motivazioni, soprattutto per il secondo caso, per valutare eventuali ricorsi. Sono comunque soddisfatta sia perché il ricorso ha consentito ai lavoratori l’effettivo esercizio dei loro diritti, sia perché vertenze come queste hanno l’effetto di scoraggiare le aziende, committenti e appaltatrici, a lucrare sulle persone”. “Infine, un ringraziamento particolare va ai lavoratori che con coraggio hanno denunciato questa situazione, perché la loro voce diventi anche un modo per darla ad altri”.

“Queste sentenze – spiega l’avvocato Fabrizio Fiorini – pongono dei limiti all’instaurazione di contratti di lavoro irregolare ed a vere e proprie forme illecite di somministrazione di lavoro, attraverso la sostanziale elusione dei principi fissati dalla Legge Biagi”.

Nidil/Cgil Modena

Filt/Cgil Modena

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