04 Ott 2013
Mahmura (Nord Iraq), mercoledì 2 ottobre 2013
Dopo ripetuti check point di controllo, intensificati dopo gli attentati dei giorni scorsi, arriviamo al campo profughi di Mahmura in pieno buio.
Da un territorio desertico, si entra in un’area ora abitata da 11.700 profughi sfuggiti dal Kurdistan turco, dai loro villaggi distrutti negli ultimi anni da una repressione sistematica e durissima.
Qui ci testimoniano di aver visto e subito le armi chimiche ed i gas dell’esercito turco, ben prima che l’Europa “scoprisse” quelle della Siria.
Ci accoglie il Sindaco della comunità, Ahmet Ozer.
Poi, già stamattina molto presto, tutte le famiglie erano riunite a centinaia, coi loro abiti tradizionali, per ricordare sei caduti, già celebrati come loro eroi. Tre donne: Cicek, Mariah, Rozerin. E tre uomini: Ebat, Rustem e Alizer.
Centinaia di donne, uomini e ragazzi, in un silenzio doloroso e durissimo.
Il campo, nel tempo, si è strutturato sotto la protezione dell’ONU-UNHCR, ma con scarsissime risorse e cure da parte della Comunità internazionale.
Il Sindaco richiama il calvario per trasformare il campo profughi insediato nel deserto, in un “villaggio” per una comunità carica di sofferenze e lutti, inizialmente di oltre 23.000 anime.
Si è costruita un’adeguata struttura scolastica che accoglie gli oltre duemila ragazzi.
Il Governo regionale Kurdo del nord Iraq, favorisce il lavoro per molte centinaia di giovani e capifamiglia.
Ma le dure condizioni ambientali, peggiorano ancor più le condizioni igienico sanitarie. Manca ancora una rete di acqua potabile ed i rifornimenti avvengono con le autobotti.
C’è un solo ambulatorio – unico sostegno materiale di UNHCR – che funziona solo per quattro mattine. Nessuna struttura a carattere ospedaliero, almeno per le prime emergenze sanitarie.
Coi cambi di stagione, imperversano le malattie gastro intestinali e polmonari, specie per bambini, madri ed anziani. Negli anni, 43 bambini sono morti a causa dei morsi di scorpioni del deserto e per l’assenza del siero e cure adeguate.
Da questa vera e propria emergenza sanitaria, è partito il progetto di costruire un piccolo e funzionale ospedale che noi definiremmo poliambulatorio.
La dottoressa Berman, responsabile della salute a Mahmura, ci accompagna con gioia ed enormi speranze.
L’autorità comunale del campo ha l’impegno di costruire un’adeguata struttura in muratura.
Noi modenesi, abbiamo dato e daremo una mano per la strumentazione sanitaria.
L’area è già individuata alla periferia sud del villaggio, abbiamo visto che sono iniziati i lavori di sbancamento e preparazione del terreno per l’avvio delle fondamenta, ed il sindaco conta su un finanziamento di 60.000 dollari per ultimare i lavori entro quattro mesi.
Nel frattempo, il carico della nostra strumentazione proveniente da Modena, è stato ripulito, revisionato e posto sotto chiave nel più solido e sicuro magazzino a due passi dal Municipio.
Entro l’anno, ci assicurano, si otterrà il risultato tanto aspettato.
A Mahmura, ci sembra che tutti conoscano il progetto, ci sorridono e ci salutano con calore, offrendo l’immancabile thè.
Siamo poi andati più a nord, in territori coperti da montagne di oltre tremila metri, nel “triangolo” dei confini caldissimi fra tre nazioni in lunga e permanente tensione. Lì ho visto le macerie ed i resti dei tre padiglioni di un ospedale kurdo-iracheno, bombardato due anni fa dall’aviazione turca, e la rete di “ambulatori” ora costruiti ed attrezzati letteralmente sotto terra.
Mi è stata data la possibilità di visitarne uno.
L’ingresso mimetizzato fra alberi e siepi, poi giù per una scala e tre locali ben interrati, interamente foderati di stoffa bianca, puliti, alimentati da un piccolo generatore a petrolio ed in regolare funzione: durante la mia breve permanenza, una ragazza per un grosso gonfiore ai denti ed un’anziana donna col voltastomaco.
Franco Zavatti Cgil Modena

- Le altre corrispondenze di Franco Zavatti Cgil Modena, in missione umanitaria in Nord Iraq http://www.cgilmodena.it/corrispondenza-da-erbil-nord-iraq-di-franco-zavatti-della-delegazione-umanitaria-della-cgil-di-modena.html