13 Ott 2014
di M. Elisabetta Vandelli
LAMPEDUSA-Venerdì 3 ottobre a Lampedusa si è svolta la conferenza internazionale “Lampedusa, Europa. Aprire canali umanitari per evitare nuove stragi”, nell’ambito di Sabir – Festival diffuso delle culture mediterranee -, tenutosi dal 1 al 5 ottobre.
Ne hanno discusso, tra gli altri, su invito del Sindaco Giusi Nicolini, il Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, il Presidente del Parlamento Europeo, Martin Shulz e il Presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, Luigi Manconi, che ha fatto un intervento davvero molto appassionato.
L’incontro, a cui erano presenti i sopravvissuti e i parenti delle vittime, arrivati da ogni parte d’Europa, ha avuto inizio con un minuto di silenzio, in ricordo delle 368 vittime del naufragio di un anno fa.
Il primo a parlare è Adal Neguse, fratello di un ragazzo eritreo morto in quella strage, che prende la parola in rappresentanza dei familiari delle vittime, con il sostegno del “Comitato 3 ottobre”. Adal ha ottenuto l’asilo politico in Svezia nel 2005, ma è arrivato anche lui con un barcone, a Malta, e, prima di raggiungere la Svezia, è stato rinchiuso in un centro di detenzione e rimpatriato in Eritrea. Suo fratello, morto il 3 ottobre scorso al largo di Lampedusa, voleva raggiungerlo in Svezia.
L’intervento del sindaco Giusi Nicolini parla del ricordo dell’orrore di quel giorno, delle bare in fila, della morte, del lutto e della vergogna per quelle morti evitabili. Non sono vittime del destino ma delle nostre leggi, dice, che proteggono i confini e non le persone (come scritto sulle magliette indossate dai parenti delle vittime e dai sopravvissuti), e che impediscono di viaggiare normalmente, in aereo anziché su quelle “carrette” del mare.
Lampedusa è considerata la “porta d’Europa” ma è un intreccio di ingiustizie e di diritti negati. Per questo il sindaco rivolge una richiesta accorata ai politici, italiani ed europei, presenti: che vengano cancellate quelle leggi disumane che costringono le persone a viaggi disumani; che sulla sua isola non si debbano più contare i morti e che, perciò, vengano aperti in fretta canali umanitari. Il senso di queste richieste è che si costruisca un’ Europa più giusta. Diversamente, se verranno chiuse le frontiere, sarà un’Europa profondamente ingiusta anche verso i propri cittadini.
Gli interventi dei vari politici, da Laura Bodrini a Martin Schulz, raccontano delle cose che sono state fatte finora e delle tante che sono ancora da fare. Schulz, nonostante le contestazioni, ammette che le richieste del sindaco, e dell’Italia in generale, all’Europa, sono giuste e che loro non hanno fatto ancora niente, per questo prenderanno in mano la situazione con Frontex Plus.
In particolare la Mogherini parla di interventi che verranno attuati nel “breve” e nel “lungo” periodo quali: continuare a salvare vite umane, anche con l’intervento di Frontex; rafforzare il sistema di accoglienza e di asilo nazionale; aprire i tanto necessari canali umanitari e lavorare sulla Libia. Tutto nella prospettiva che l’Europa vinca il suo egoismo e costruisca una politica di accoglienza e di tolleranza.
Manconi, nel suo appassionato intervento, specifica che l’obiettivo, in sinergia con l’Europa e con l’ ONU, è quello di istituire presidi in Libia di rappresentanze diplomatiche dei Pesi UE affinché le persone possano ottenere un visto di protezione internazionale che si concretizzi, successivamente, nei Paesi europei di arrivo, in modo che chi scappa dalle guerre e dalla fame riesca ad entrare in Europa con viaggi legali e sicuri.
In particolare Manconi accusa la società civile tutta di essere incapace di vedere, nei corpi nudi e negli occhi delle persone che arrivano sulle nostre coste, il dolore e la sofferenza dei nostri avi, quando erano loro ad emigrare. Dice ancora Manconi che i salvataggi di Mare Nostrum non si sono tradotti in un patriottismo cosmopolita, in un monumento di identità collettiva, solo perchè costano troppo! Ma quanto costa una vita umana?
Non dovremmo più essere spettatori di morte, tuttavia Frontex Plus, che sostituirà l’operazione umanitaria- militare Mare Nostrum tra pochi giorni, così come prevista allo stato attuale, lascerà sguarnite le acque internazionali, poichè si estende esclusivamente alle acque Shengen. Purtroppo, invece, sono le acque internazionali, quelle dove è arrivata a spingersi Mare Nostrum, quelle dove muoiono più persone. Non le andrà più a salvare nessuno?
Nel 1986 Primo Levi pubblicava il libro “i sommersi e i salvati” e parlava dello smarrimento dei sopravvissuti, persone estremamente vulnerabili. Noi oggi, invece, chiamiamo quelle stesse persone “clandestini” come se fossero un’insidia o una minaccia.
C’ è ancora molto da fare e il cammino è lungo.