Le proteste di questi giorni dei lavoratori impegnati nelle attività in appalto delle aziende alimentari Alcar Uno di Castelnuovo Rangone e Globalcarni di Spilamberto, ma anche le ultime vicende presso Inalca di Castelvetro, sono la punta dell’iceberg di un malessere diffuso in tutto il distretto alimentare, frutto di anni di mancate risposte alle richieste di regolarità avanzate dalle Organizzazioni Sindacali al sistema imprenditoriale. Sorprendono quindi le dichiarazioni di Sante Levoni, titolare di Alcar Uno e azionista di maggioranza di Globalcarni, quando parla di “fulmine a ciel sereno”.
In realtà sono almeno dieci anni che nel nostro territorio si è scelta la strada di non riconoscere il problema del sistema degli appalti e delle cooperative di manodopera nel settore delle carni del distretto agroalimentare delle Terre dei Castelli. Un sistema più volte denunciato alle associazioni imprenditoriali, all’opinione pubblica, alle amministrazioni locali e, infine, agli organi competenti. Non sono bastate le inchieste della magistratura e della Guardia di Finanza, da ultima quella di agosto 2014, a far comprendere che non può essere questa la via dello sviluppo del settore agroalimentare.
Già a partire dai mesi scorsi FILT-CGIL e FLAI-CGIL modenesi hanno presentato ai soggetti interessati (Alcar Uno, Globalcarni, Evolution, Logman) piattaforme al fine di regolarizzare le posizioni contrattuali dei lavoratori, nonché di riconoscere le tutele in caso di cambio appalto. Piattaforme rimaste senza risposta: le imprese protagoniste del Sistema Appalti riconoscano le loro responsabilità e non si stupiscano delle proteste!
Nei fatti il risparmio sul costo del lavoro è diventato l’unico obiettivo di imprese committenti e cooperative fatte nascere alla bisogna. Un risparmio spesso ricercato sulla pelle dei lavoratori a partire dalle mancate applicazioni contrattuali: agli addetti alla logistica non viene applicato correttamente il Contratto Nazionale di riferimento, gli addetti alle lavorazioni dirette delle carni non sono assunti dalle aziende committenti.
Stenta a dispiegare la sua efficacia la Legge Regionale n. 3 del 12 maggio 2014 sulla promozione della legalità e della responsabilità sociale nel settore del facchinaggio. Il nuovo Patto per il Lavoro della Regione Emilia-Romagna contiene l’importante impegno di costruire un modello di sviluppo trasparente e legale proprio in tema di appalti, perché è qui che ci sono i lavoratori più deboli ed è qui che si possono formare sacche di irregolarità, se non illegalità. Chiediamo alle amministrazioni locali di svolgere un ruolo attivo con le parti sociali per indirizzare lo sviluppo del territorio verso il modello di legalità condiviso nel Patto per il Lavoro.
Modena, 22 luglio 2015
FILT-CGIL MODENA – FLAI-CGIL MODENA
Giulia Grandi Marco Bottura