30 Set 2014
di Ciro Spagnulo
I disabili sono i più diseguali nella crescita delle diseguaglianze sociali, afferma il Censis nel 3° numero del suo «Diario della transizione». E sono destinati all’invisibilità. I disabili stranieri, poi, scontano anche le discriminazioni legate all’origine, soprattutto nel campo della tutela. Sono stati necessari anni di battaglie legali per ottenere parziali conquiste nell’accesso alle prestazioni. Ma i problemi sono anche altri, ad esempio l’accesso alla cittadinanza per i disabili mentali interdetti. La questione si è riproposta di recente con il caso di un 25enne arrivato ancora in fasce dalla ex Jugoslavia. Alla richiesta di cittadinanza presentata dal tutore, il Ministero ha risposto che la domanda per la concessione della cittadinanza italiana “richiede una manifestazione consapevole della relativa volontà, che l’interdetto non è ovviamente in grado di rendere e non può essere surrogato dal tutore”. Il TAR, pur rimandando la questione al giudice ordinario perché dichiaratosi incompetente, nelle motivazioni ha avallato la decisione del Viminale.
Con l’intento di facilitare all’accesso alle informazioni e alla fruizione dei propri diritti, l’Associazione Italina Persone Down (AIPD) ha da poco pubblicato una guida cartacea in più lingue nell’ambito del progetto “Easy Info. Sapere è potere“, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ai sensi della legge 383/2000, “Down to Italy. Stranieri con disabilità in Italia“. Seppure rivolta agli stranieri con sindrome di Down e loro familiari, contiene informazioni utili a tutti i disabili.
Così AIPD spiega la scelta si pubblicare la guida: “Come è noto, negli ultimi anni è aumentato il numero degli stranieri in Italia e, conseguentemente anche il numero delle famiglie straniere con figli in condizione di disabilità. Spesso queste famiglie – specialmente se arrivate da poco tempo – presentano difficoltà di padronanza della lingua italiana e quindi di comprensione dei contenuti delle informazioni presenti su siti internet italiani e/o difficoltà anche nelle relazioni dirette con i servizi territoriali cui si rivolgono. Tutto ciò è di ostacolo alla soddisfazione dei propri diritti e può rivelarsi un’ulteriore causa di isolamento sociale. L’ idea è stata dunque quella di realizzare con il progetto ‘Easy Info’ – accanto al lavoro di ristrutturazione del sito internet dell’AIPD in una versione altamente accessibile e comprensibile – uno strumento cartaceo che potesse facilitare l’accesso alle informazioni e alla fruizione dei propri diritti, indipendentemente dalle capacità, livello di scolarità e padronanza della lingua italiana”.
L’opuscolo è distinto in due parti, una che riguarda i temi relativi all’assistenza (invalidità civile, permessi sul lavoro, salute) e una che riguarda la scuola. E’ disponibile in francese, inglese e spagnolo.
DOPO LA SCUOLA SCOMPAIONO
E’ difficile trovare dati sugli stranieri disabili. I più aggiornati riguardano gli alunni. Secondo il focus “L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dati statistici A.S. 2012/2013 (ad ottobre 2013)”, l’incidenza percentuale degli alunni stranieri con disabilità sul totale degli alunni con disabilità è pari, a livello nazionale, al 10,8%; sul totale degli alunni stranieri, quelli con disabilità sono pari al 3,1% . Prendendo in considerazione la distribuzione degli alunni stranieri con disabilità nei diversi ordini di scuola, vi è nella scuola primaria e nella scuola secondaria di I grado una loro presenza più rilevante, pari rispettivamente al 3,8% e al 4,4% del totale degli alunni stranieri. Quanto alla percentuale sul numero complessivo di alunni con disabilità, nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria si registra rispettivamente il 13,3% e il 12,5% degli alunni stranieri con disabilità.
La presenza di alunni stranieri con disabilità è maggiore nella scuola statale che in quella a gestione non statale: essi sono l’11,1% del numero complessivo di alunni con disabilità nella scuola statale e il 3,2% del numero complessivo degli stranieri (contro il 7,2% e l’1,6% della scuola a gestione non statale).
Più in generale, gli alunni con disabilità nel sistema scolastico italiano sono complessivamente 222.917, pari al 2,5% dell’intera popolazione (prossima a 9 milioni di alunni). .
Secondo il «Diario della transizione» del Censis, il modello di risposta alla disabilità dei minori del nostro welfare si basa in modo informale sulla famiglia, che non solo diventa il soggetto centrale della cura, ma spesso viene anche coinvolta nello stesso percorso di marginalità e isolamento che tende ad accentuarsi quando le persone disabili crescono. Fino alla minore età, le famiglie possono contare su uno dei pochi, se non l’unico, punto di forza della risposta istituzionale alla disabilità, cioè l’inclusione scolastica, che pur con tutti i suoi limiti e difficoltà rappresenta un’importante occasione di inclusione sociale.
Dopo, il destino dei ragazzi ormai grandi che escono dal sistema scolastico è sintetizzabile con una parola: dissolvenza. Oltre l’età scolastica, gli adulti Down e autistici scompaiono nelle loro case, con ridottissime opportunità di inserimento sociale e di esercizio del loro diritto alle pari opportunità.
Nel mondo del lavoro l’inclusione è pressoché inesistente. Ha un lavoro solo il 31,4% delle persone Down over 24 anni. E la maggioranza di quelli che lavorano (oltre il 60%) non è comunque inquadrata con contratti di lavoro standard. Nella maggior parte dei casi lavorano in cooperative sociali, spesso senza un vero e proprio contratto. In oltre il 70% dei casi non ricevono nessun compenso o ne percepiscono uno minimo, comunque inferiore alla normale retribuzione per il lavoro che svolgono. Ancora più grave è la situazione per le persone autistiche: a lavorare è solo il 10% degli over 20.