26 Nov 2013
a cura di Mohcine El Arrag
È stato presentato il Dossier Statistico Immigrazione 2013. Curato dall’IDOS, è stato prodotto per la prima volta dall’UNAR in collaborazione con il Ministero dell’Integrazione e il Dipartimento Pari Opportunità della presidenza del Consiglio del Ministro. “Dalle discriminazioni ai diritti” è il titolo di quest’anno, con il quale si sottolinea quanto lavoro ancora occorra fare per la piena parità, contro “un’integrazione subordinata e subalterna” e marginalizzazione e discriminazione. Indica, inoltre, “la direzione da seguire, non perché costretti dal diritto comunitario e dalle sentenze dei giudici, ma perché spinti dalla consapevolezza che ciò risponde all’interesse di un paese coeso, che non può lasciare ai margini una quota di popolazione così importante”.
Il Dossier conferma che l’Italia è un grande paese di immigrazione nel contesto dell’Unione Europea, dove gli immigrati sono 34,4 milioni, con una quota di circa un settimo. Conferma anche la prevalenza, seppure ridotta, della componente europea, stimata attorno al 50%, mentre due anni fa era di tre punti superiore; l’incremento quantitativo della presenza straniera, seppure più contenuto rispetto al tumultuoso sviluppo del decennio precedente; il carattere di stabilità di questa presenza in un contesto lavorativo di estrema fluidità.
Di seguito estrapoliamo dalla sintesi del Dossier i dati principali.
DATI GENERALI
Anche nell’attuale periodo di crisi si continua a registrare un aumento della presenza straniera. Da poco più di 3 milioni di residenti stranieri nel 2007 si è passati a 4.387.721 nel 2012, pari al 7,4% della popolazione complessiva. I soggiornanti non comunitari sono passati da 2,06 milioni a 3.764.236 e, Secondo il Dossier, la presenza straniera regolare complessiva è passata da 3.987.000 persone a 5.186.000, non solo per l’ingresso di nuovi lavoratori ma anche per via dei nati direttamente in Italia e dei ricongiungimenti familiari.
Tra le provenienze continentali prevale l’Europa con una quota del 50,3% (di cui il 27,4% da ricondurre ai comunitari), seguita dall’Africa (22,2%), dall’Asia (19,4%), dall’America (8,0%) e dall’Oceania (0,1%). Queste le grandi collettività non comunitarie: Marocco (513mila soggiornanti), Albania (498mila), Cina (305mila), Ucraina (225mila), Filippine (158mila), India (150mila) e Moldova (149mila). Tra i comunitari, invece, la prima collettività è quella romena (circa 1 milione).
Tra le aree di residenza continuano a prevalere le regioni del Nord (61,8%) e del Centro (24,2%), mentre le province di Milano e Roma, da sole, detengono un sesto dei residenti (16,9%).
All’origine del calo dei flussi in entrata c’è la crisi economica. Le quote d’ingresso per lavoratori non comunitari nel 2012, al netto degli stagionali, sono state molto ridotte, di conseguenza, sono diminuiti gli ingressi per lavoro e i visti rilasciati per motivi di lavoro subordinato sono scesi da 90.483 nel 2011 a 52.328 nel 2012 (in entrambi i casi meno che nel periodo pre-crisi).
Alla fine del 2012, inoltre, a due anni di distanza dall’ultimo provvedimento del genere, si è svolta una regolarizzazione in favore dei lavoratori non comunitari, in occasione della quale i datori di lavoro hanno presentato 135mila domande, meno della metà rispetto al 2009 (295mila).
Rilevante, anche nel 2012, è stato il numero dei bambini stranieri nati direttamente in Italia (79.894, il 14,9% di tutte le nascite), cui si affiancano i 26.714 figli di coppie miste (il 5% del totale).
Nell’insieme, tra nati in Italia e ricongiunti, i minori non comunitari sono 908.539 (il 24,1% dei soggiornanti) e si può stimare che almeno 250mila siano i comunitari.
I matrimoni misti, frontiera della nuova società, nel 2011 sono stati 18.005, l’8,8% di tutte le unioni celebrate nell’anno, quelli con entrambi gli sposi stranieri 8.612 (4,2%).
Per i ricongiungimenti familiari sono stati rilasciati 81.322 visti nel 2012 (quasi pari a quelli del 2011) e i motivi familiari incidono ormai per il 40,9% sui non comunitari titolari di un permesso a scadenza e per il 44,3% sui nuovi permessi rilasciati nel 2012.
Continuano a crescere, tra i non comunitari, i soggiornanti di lungo periodo: oltre due milioni di persone, pari al 54,3% del totale (otto punti percentuali in più rispetto al 2010), una quota che raggiunge o sfiora i due terzi per diverse collettività (Macedonia, Bosnia-Erzegovina, Albania, Tunisia, Marocco e Senegal) e non arriva al 40% per altre (la Moldavia, ad esempio).
Risultano in crescita anche i flussi di ritorno, per necessità più che per scelta, come effetto della crisi e delle ridotte capacità occupazionali del paese. Complessivamente, nel 2012 i permessi di soggiorno scaduti senza essere rinnovati sono stati 180mila, di cui ben oltre la metà per lavoro e per famiglia: un numero consistente, ma diminuito rispetto al 2011.
IL LAVORO E L’INSERIMENTO SOCIALE
Il mondo del lavoro. Gli occupati stranieri sono aumentati arrivando a incidere per almeno il 10% sull’occupazione totale. Si tratta, nel 2012, di 2,3 milioni di occupati, con una crescente concentrazione nel terziario (62,1%). Più in generale, si tratta di impieghi a bassa qualificazione (e bassa retribuzione), poco ambiti dagli italiani. Nonostante la crescita degli occupati, il tasso di disoccupazione degli stranieri è aumentato di due punti percentuali nell’ultimo anno (14,1% e 382mila persone coinvolte), superando di 4 punti quello degli italiani, e il tasso di occupazione (60,6%), pur rimanendo più alto rispetto a quello calcolato tra gli italiani (56,4%), è anch’esso diminuito di quasi 2 punti. La disoccupazione non solo è in aumento, ma è di lungo periodo; in oltre la metà delle famiglie straniere (62,8%) è occupato un solo componente, mentre è del 13,0% la quota di quelle in cui non è presente alcun occupato (erano l’11,5% nel 2011).
Il mondo delle imprese. Le imprese straniere sono 477.519, il 7,8% del totale nazionale, con un aumento annuale del 5,4%. Producono un valore aggiunto stimato in 7 miliardi di euro.
I costi e i benefici dell’immigrazione per le casse statali. Il rapporto tra la spesa pubblica per l’immigrazione, da una parte, e i contributi previdenziali e le tasse pagate dagli immigrati, dall’altra, mostra che nel 2011 gli introiti dello Stato riconducibili agli immigrati sono stati pari a 13,3 miliardi di euro, mentre le uscite sostenute per loro sono state di 11,9 miliardi, con una differenza in positivo per il sistema paese di 1,4 miliardi.
Il mondo della scuola. Gli studenti stranieri nell’a.s. 2012/2013 sono 786.650, l’8,8% . Sono aumentati di 30.691 unità (+4,1%) nell’ultimo anno.
Immigrazione e devianza. L’aumento delle denunce verso stranieri è stato costantemente più contenuto rispetto all’aumento delle presenze; gli stranieri regolarmente presenti hanno un tasso di criminalità equiparabile a quello degli italiani; tra gli irregolari incidono molto i reati legati allo stesso status di irregolarità.
IL PANORAMA DELLE DISCRIMINAZIONI
I più discriminati. I migranti sono portatori di differenze che non raramente suscitano resistenze o aperta opposizione, in particolare quando i tratti esteriori ne rendono evidente l’origine straniera o quando professano religioni diverse e con una spiccata visibilità nello spazio pubblico (come l’islam). I Rom (circa 150mila tra italiani e stranieri) sono l’emblema della stigmatizzazione.
La casa. Le compravendite immobiliari da parte di immigrati sono diminuite nettamente negli anni della crisi economica, passando da 135mila nel 2007 a poco più di 45mila nel 2012, soprattutto perché i mutui sono sempre più difficoltosi da ottenere e da saldare e coprono una percentuale ridotta del valore delle compravendite. Anche gli affitti, oltre a incidere per il 40% sul reddito degli immigrati (per meno del 30% tra gli italiani), si trovano con difficoltà e spesso nelle aree più degradate, con contratti non sempre regolari, e nell’insieme si stima che circa il 20% degli immigrati viva in condizioni di disagio e di precarietà alloggiativa.
Il lavoro. Sono diversi i punti critici che caratterizzano l’inserimento nel mondo del lavoro: il sottoinquadramento, una condizione che riguarda il 41,2% degli occupati stranieri; la diffusione del lavoro sommerso; l’acuirsi del lavoro sfruttato e paraschiavistico nonostante un elevato tasso di sindacalizzazione, il cui aumento sembra però essersi arrestato a causa della crisi (oltre 1 milione gli iscritti ai sindacati confederali, l’8,1% di tutti gli iscritti); l’offerta prevalente di lavori a
carattere temporaneo; il ridotto inserimento in posti qualificati; l’elevata incidenza degli infortuni (15,9% del totale), la cui riduzione in valori assoluti sembra dovuta più al calo delle ore lavorate conseguente alla crisi che a una maggiore cultura della prevenzione (senza parlare dei cosiddetti “infortuni invisibili”, perché non denunciati: 164mila in tutto secondo l’Inail).
La scuola. Il sistema scolastico italiano è negativamente caratterizzato da: carenza di risorse economiche e professionali; requisiti burocratici talvolta escludenti (la richiesta del codice fiscale anche per l’iscrizione, ad esempio, sfavorisce gli irregolari); carenza di interventi di sostegno per l’apprendimento della lingua italiana per i nuovi arrivati; orientamenti “selettivi” (con una presenza nelle scuole secondarie concentrata negli istituti tecnici e professionali); esiti insoddisfacenti, specialmente per gli studenti che non sono nati in Italia, nell’ammissione agli esami di scuola media (6,5 punti percentuali di meno rispetto agli italiani) e dispersione, sia nelle scuole medie (0,49% rispetto allo 0,17% degli italiani) che nelle secondarie superiori (rispettivamente: 2,42% rispetto a 1,16%).
La sanità. In Italia, solo 6, tra le Regioni e le Province Autonome, hanno formalmente ratificato l’accordo approvato in seno alla Conferenza permanente per i rapporti tra di esse e lo Stato, finalizzato a superare le disuguaglianze di accesso degli immigrati ai servizi sanitari. Ancora si riscontrano problemi nell’iscrizione al Servizio Sanitario dei minori figli di immigrati senza permesso di soggiorno. Un nodo irrisolto è anche quello dei minori comunitari in condizioni di fragilità sociale, non citati nel predetto accordo.,
L’ambito giuridico-istituzionale. Ricadono su questo piano gli effetti discriminatori riconducibili all’azione delle istituzioni pubbliche. I giudici di merito e la stessa Corte costituzionale si sono pronunciati su diverse fattispecie di esclusione dei cittadini stranieri, in particolare rispetto all’erogazione di prestazioni di welfare, ma non solo..
A sciogliere alcuni di questi nodi, è intervenuta la legge europea 2013 (n. 97/2013), che ha sancito che non devono sussistere ostacoli per l’accesso al pubblico impiego (per posizioni che non comportino l’esercizio dei pubblici poteri) dei titolari di permesso di soggiorno CE, dei familiari di cittadini UE, dei rifugiati e dei titolari di protezione sussidiaria, così come nei loro confronti non possono essere applicate restrizioni, più o meno indirette, per l’accesso alle prestazioni assistenziali.
L’appartenenza religiosa. Dopo reiterate proposte, ancora non si è giunti all’approvazione di una legge organica sulla libertà religiosa che superi la normativa attuale. Si lamentano notevoli difficoltà soprattutto riguardo alla disponibilità di luoghi di culto adeguati.
Razzismo quotidiano e mondo dello sport. Esiste un razzismo quotidiano diffuso e crescente che consiste in atteggiamenti, comportamenti, modi di relazionarsi umilianti e inferiorizzanti. Si riscontrano atti di discriminazione nell’accesso ai pubblici esercizi e sovrarappresentazione statistica degli immigrati nel controllo dei documenti, nelle perquisizioni e nelle verifiche amministrative.
Non è esente dal razzismo il mondo dello sport. Nel campionato di calcio 2012-2013, ad esempio, sono stati 61 gli episodi di razzismo che hanno coinvolto le tifoserie (tra serie A, serie B, 1a e 2a divisione, Coppa Italia, Campionato Primavera e gare amichevoli), con ammende pari a quasi mezzo milione di euro e 29 società coinvolte.
PROSPETTIVE OPERATIVE
Il Dossier evidenzia tre possibili ambiti di intervento sui quali insistere per il superamento delle discriminazioni diffuse e la piena affermazione dei diritti e delle pari opportunità: l’uso del linguaggio, la questione della cittadinanza e le risorse per l’integrazione.
Superare il discorso razzista e xenofobo è anche una questione di linguaggio, come ha sottolineato la stessa Commissione che opera in Europa contro il razzismo e l’intolleranza, stigmatizzando il linguaggio utilizzato in Italia da politici e giornalisti, e come si ribadisce nella Carta di Roma, il codice deontologico su migranti e richiedenti asilo siglato nel 2008 dagli organismi di categoria del giornalismo italiano.
Di grande rilievo è la questione della cittadinanza. Si continua a discutere se l’acquisizione della cittadinanza italiana debba essere una tappa del percorso di integrazione o la scelta che un immigrato compie al termine del processo di integrazione stesso (o il riconoscimento finale per averlo compiuto), quasi trascurando che per i figli dei migranti nati direttamente in Italia, questo paese rappresenta pressoché l’unico contesto di vita e di socializzazione.
Le risorse per sostenere l’integrazione. I dati attestano che in Italia la povertà colpisce una famiglia con componenti stranieri più del doppio rispetto a una famiglia di cittadini italiani. Le caratteristiche di questa fase richiedono, perciò, di sostenere con maggiore impegno i percorsi di inserimento, di contrastare tutti quegli elementi che li ostacolano e, quindi, di stanziare le risorse necessarie a predisporre il paese a un futuro di cui gli immigrati costituiranno inevitabilmente una parte essenziale.
IL RAPPORTO CARITAS/MIGRANTES IN OGNI CASO CI SARÀ
Con un comunicato stampa congiunto Caritas e Fondazione Migrantes annunciano che da quest’anno il Rapporto Immigrazione Caritas/Migrantes sarà curato direttamente dai competenti uffici dei due organismi. Infatti si è interrotta la collaborazione con la Cooperativa IDOS, e sarà presentato a Roma il 30 gennaio 2014.
Pertanto, il Dossier statistico immigrazione 2013 edito da IDOS che è stato presentato a Roma il 13 novembre scorso non è un prodotto di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. “Immigrazione: tra crisi e diritti umani”: questo è il titolo scelto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes per il loro Rapporto.