Ecomigranti, la nuova emergenza/Rassegna.it

18 Set 2009

In fuga da terre essiccate o sommerse dalle acque: secondo uno studio dell’Onu  saranno 200 milioni di persone entro il 2050. A rischio le regioni aride in Africa, le reti fluviali in Asia, le coste del Messico e dei Caraibi

di Scalo Internazionale

 

Una nuova specie di migranti si affaccia sulle rotte di transito del pianeta. Sono le vittime del riscaldamento globale, persone in fuga da terre essiccate o sommerse dalle acque. Ecomigranti. Scrive l’Economist che, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, da qui al 2050 i migranti ambientali saranno 200 milioni, ma le persone coinvolte dal fenomeno potrebbero arrivare a 700 milioni.

Il settimanale britannico cita uno studio pubblicato a maggio dall’università delle Nazioni Unite, dalla Columbia University di New York e dall’organizzazione Care (il titolo è “In Search of Shelter” – “In cerca di riparo”) secondo il quale i punti a rischio nel pianeta, dai quali potrebbe scatenarsi l’ecomigrazione, sono “le regioni aride in Africa, le reti fluviali in Asia, le coste e l’entroterra di Messico e Caraibi, e le isole basse degli oceani Indiano e Pacifico”.

Leggiamo nello studio che “nelle zone densamente popolate sui delta del Gange, del Mekong, del Nilo l’aumento di un metro del livello del mare potrebbe colpire 23,5 milioni di persone e ridurre di almeno 1,5 milioni di ettari i terreni attualmente sottoposti ad agricoltura intensiva”. Un aumento del livello del mare di 2 metri, invece, provocherebbe un “impatto su altri 10,8 milioni di persone e renderebbe almeno 969 mila ettari in più improduttivi per l’agricoltura”. E’ solo un esempio tra i tanti di uno scenario che potrebbe rivelarsi realistico invece che catastrofico.

Un altro esempio – citato dall’Economist – riguarda invece l’Himalaya, dove lo scioglimento dei ghiacci “causerebbe inondazioni ed erosioni a monte, facendo schizzare alle stelle il prezzo del riso e di altri beni primari”.

La sorte di questi ecomigranti in fuga dai disastri ambientali quale sarà? Sarà riconosciuto il loro status di rifugiati? E chi si occuperà di loro? L’Economist dubita che il compito possa essere assolto dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur). Per il semplice motivo che aggiungere la tutela di altri 200 milioni di persone a quella dei profughi interni (26 milioni solo nel 2008) e degli espatriati (dieci milioni), sarebbe “insostenibile”.(Scalo Internazionale)

 

Fonte: Rassegna.it

image_print

Articoli correlati

15 Set 2025 ambiente confinato

GLI SPAZI CONFINATI NON SONO TUTTI UGUALI

Gli spazi confinati rappresentano una delle sfide più insidiose nel panorama della sicurezza sul lavoro. Infatti, luoghi come cisterne, sili, […]

15 Set 2025 ansia da stress lavoro correlato

LE MALATTIE PSICHICHE NEL MONDO DEL LAVORO: I DATI E LA PREVENZIONE

Lo stress, l’ansia e la depressione costituiscono, secondo quanto indicato dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro […]

15 Set 2025 agenti cancerogeni

AGENTI CANCEROGENI: INDICAZIONI OPERATIVE PER LA TENUTA DEL REGISTRO

L’articolo 243 del Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 indica, nel Titolo IX (Sostanze pericolose), Capo II (Protezione da […]