EDILIZIA IN CRISI, IN UN ANNO PERSI 1.300 POSTI DI LAVORO. SINDACATI SOLLECITANO ASSOCIAZIONI, ISTITUZIONI E BANCHE

17 Mar 2009

Modena, 17  marzo 2009

 

 

 

 

Anche l’edilizia modenese soffre a causa della crisi e perde posti di lavoro. Rispetto al 2007, l’anno scorso gli edili modenesi sono calati del 14,5 per cento, passando da 8.700 a 7.400 unità: quasi 1.300 occupati in meno, 250 dei quali apprendisti. L’allarme è lanciato dai sindacati provinciali dell’edilizia Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil, che chiedono un confronto urgente con le associazioni d’impresa e gli enti locali per valutare misure concrete e tempestive che diano sostegno e rilancio al settore delle costruzioni. «Anche il massiccio ricorso alla cassa integrazione conferma che l’edilizia modenese sta subendo un forte contraccolpo – affermano Feneal-Filca-Fillea – Le ore di cassa integrazione effettuate a novembre 2007 erano state 8.428; a novembre 2008 sono schizzate a 99.009, con un aumento superiore al mille per cento». In linea con la richiesta dei sindacati nazionali di avviare un tavolo di confronto interministeriale presso la Presidenza del Consiglio, anche i sindacati modenesi sollecitano a livello locale misure efficaci e coordinate partendo dalle proposte sindacali unitarie contenute nell’Avviso comune firmato il 5 marzo scorso da tutte le associazioni imprenditoriali di settore. I sindacati modenesi degli edili auspicano un confronto che metta al centro molteplici interventi, a cominciare dalla salvaguardia dei redditi e delle professionalità dei lavoratori, con l’attivazione di tutti gli strumenti di formazione previsti per evitare la dispersione delle conoscenze e l’introduzione di una fiscalità di vantaggio per le imprese virtuose che, attraverso gli enti bilaterali, promuovono la professionalità dei lavoratori. Chiedono inoltre la rivisitazione della normativa in materia di ammortizzatori sociali e l’aumento dei controlli contro il lavoro irregolare. «Occorre qualificare e consolidare il sistema delle imprese attraverso sistemi di certificazione e revisione, la revisione della disciplina dell’appalto a contraente generale previsto dalla Legge Obiettivo, la definizione di un protocollo di legalità preventivo all’apertura dei grandi cantieri per contrastare possibili infiltrazioni malavitose, dare piena attuazione al Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro». I sindacati modenesi delle costruzioni, inoltre, sollecitano un programma articolato a breve e medio periodo di interventi pubblici per le infrastrutture, sbloccando gli appalti delle opere immediatamente cantierabili da parte di Comuni e Provincia, congelando il patto di stabilità interno, almeno nei Comuni virtuosi. Restando a  livello locale, gli edili di Cgil-Cisl-Uil invitano le banche a concedere linee di credito volte a sostenere le imprese, il settore e il reddito dei lavoratori in cassa integrazione. Feneal-Filca-Fillea chiedono anche un piano di edilizia nazionale pubblica che incrementi l’esiguo patrimonio di edilizia popolare (che ammonta a neanche un milione di alloggi) di almeno 150 mila nuovi alloggi in tre anni, collegato a un innovativo programma di housing sociale per affitti e vendite a prezzi concordati. Serve anche un piano straordinario per il recupero e riuso delle grandi aree urbane, a cominciare dalla valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico e dalla tutela dei beni culturali e ambientali. Bisogna puntare inoltre sul recupero del patrimonio edilizio scolastico rifinanziando i piani triennali, incentivare la manutenzione degli immobili privati con particolare riguardo agli interventi finalizzati al risparmio energetico. Si chiedono sgravi fiscali o bonus edificatori per le imprese che fanno interventi di costruzione e manutenzione con attenzione alla sostenibilità ambientale. Quanto al cosiddetto “piano casa 2” proposto dal governo, per i sindacati si dovrà restare all’interno delle compatibilità sociali, ambientali e strutturali, riqualificando e migliorando gli immobili dal punto di vista energetico all’interno dei vincoli urbanistici. «Per evitare abusi, lo snellimento delle procedure non può svincolarsi completamente dal controllo degli enti locali – dicono i sindacati – Bisognerà, poi, garantire che i lavori siano eseguiti da imprese regolari che rispettano i contratti, applicano le norme di sicurezza e sono in possesso del Durc (documento unico di regolarità contributiva). Sarebbe, comunque, auspicabile – concludono Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil – trattare questi interventi in un tavolo interministeriale concertativo con le parti sociali, come richiesto nell’Avviso comune firmato il 5 marzo».

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