09 Giu 2009
Annunciato dal preoccupante risultato del Pvv (Partito per la Libertà), diventato il secondo partito olandese, un’ondata xenofoba quando non razzista si è abbattuta su un gran numero di paesi europei, anche di consolidata tradizione democratica. Per citare gli esempi più clamorosi, in Ungheria non solo vince con più del 56% la destra conservatrice ed euroscettica di Fidesz, ma vola al 14,70% Jobbik, partito che chiede soluzioni radicali contro zingari, ebrei e stranieri ed è vicino alla milizia paramilitare nera Magyar Gàrda. In Austria Hans-Christian Strache trascina al 13% la Fpoe, ai cui consensi va aggiunto il 4% del Bzoe, il partito che fu di Joerg Haider. In Italia la Lega Nord ottiene un indubbio successo superando il 10%. La crisi non solo colpisce i partiti e le coalizioni al governo e rende più acute le spinte astensioniste ed euroscettiche, ma permette all’estrema destra di cavalcare la paura trasformandola in una diffusa intolleranza. E’ un fenomeno che getta ombre inquietanti sul futuro dell’Unione Europea e che deve allarmare e far riflettere.
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