26 Apr 2013
Nei giorni scorsi hanno preso il via le visite degli europarlamentari nei centri di detenzione per migranti in tutta l’Unione Europea “per continuare a compilare un inventario delle condizioni di vita all’interno di questi centri che restano molto spesso opache”. Le visite di centri di detenzione sono uno degli strumenti della campagna «Open Access Now » lanciata a ottobre del 2011 da Migreurop e Alternative europee. “Da circa dieci anni”, si legge in una nota diffufa per l’occasione, “le politiche europee d’asilo ed immigrazione hanno determinato un aumento del numero di centri di detenzione per migranti. Nell’UE e alle sue frontiere meridionali e orientali, il loro numero è passato da 324 nel 1999 a 473 nel 2011, senza contare i luoghi invisibili di detenzione come commissariati o cabine delle navi, cui si ricorre temporaneamente, ma regolarmente”. Nonostante la direttiva « rimpatri » preveda che « i pertinenti e competenti organismi ed organizzazioni nazionali, internazionali e non governativi hanno la possibilità di accedere ai centri di permanenza temporanea » e il Parlamento europeo e, in particolare, la commissione Libertà civili, giustizia e affari interni si siano pronunciati a favore di un diritto d’accesso della società civile, le difficoltà persistono. Le autorità dei Paesi membri rifiutano nella maggior parte dei casi l’accesso dei giornalisti a questi centri, l’accesso delle associazioni è sottoposto a regole estremamente restrittive e finanche le visite degli eletti sono talvolta limitate dalle autorità. Afferma la nota che “non è raro che dei bambini – talvolta senza rappresentante legale – siano detenuti, così come delle persone in cerca di protezione – è il caso oggi di numerosi cittadini siriani. Molte persone sono detenute in maniera illimitata anche se la direttiva ‘rimpatri’ ha fissato la durata massima di detenzione a diciotto mesi. Questi pochi esempi testimoniano dei trattamenti inumani e degradanti che le politiche e le pratiche fanno subire ogni giorno a degli esseri umani ‘colpevoli’ soltanto di non avere documenti di viaggio e/o titoli di soggiorno in regola”.