14 Mag 2012
Cè una relazione inversamente proporzionale tra l’andamento dei visti nazionali, cioè di validità superiore ai 3 mesi, rilasciati dall’Italia, in aumento del 17% dal 2001 (186.167) al 2010 (218.318), e i dati sull’immigrazione irregolare che invece risultano in calo progressivo. Le presenze irregolari possono ritenersi attualmente dimezzate rispetto alla stima di poco meno di 1 milione di irregolari presenti in Italia all’inizio degli anni 2000. Al 1° gennaio 2011 la percentuale di irregolari era intorno al 10% sui quasi 5 milioni di cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia. C’è da ricordare che la regolarizzazione del 2002 e, soprattutto, quella di colf e badanti del 2009, hanno contribuito a ridurre il fenomeno. Che continua a verificarsi non tanto in ingresso quanto nella fase successiva alla scadenza del primo visto. Lo dicono i dati del IV Rapporto dell’European migration network (Emn)- Punto di contatto nazionale per l’Italia su ‘Canali migratori. Visti e flussi irregolari’. La politica dei visti d’ingresso è in effetti, secondo il rapporto, un fattore importante nelle politiche migratorie, soprattutto dopo l’entrata in vigore del codice dei visti di Schengen, nell’aprile 2011, finalizzato a favorire i canali dell’ingresso regolare. Si tratta, insomma, di una ‘leva’ che, insieme ad altri strumenti come il contrasto ma anche gli accordi bilaterali con i Paesi di provenienza e l’incentivazione dei progetti di sviluppo, aiuta a equilibrare il bisogno di collocare manodopera dei Paesi di provenienza e quello del Paese che accoglie di rispettare la propria programmazione. Tra i moltissimi dati del rapporto, alcune cifre: tra le motivazioni dei visti nazionali, sono famiglia e lavoro a incidere di più nel 2010 anche se meno del passato, a causa della crisi occupazionale in corso; sono in netta diminuzione nella serie storica 2001-2010 anche le espulsioni e i rimpatri (rispettivamente 46.955 nel 2010 rispetto ai 90.160 del 2001 e 4.890 nel 2010 a fronte dei 32.000 del 2001).