EVERSIONE E IMMIGRAZIONE: LO STRANO CASO DELLA LEGA NORD E DI CASAPOUND

12 Feb 2013

 

di Vincenzo Intermite

Nel corso della storia italiana più volte è accaduto che personaggi e partiti impresentabili abbiano avuto la possibilità di concorrere alle elezioni e, in alcuni casi, di conquistare la guida del paese o, comunque, occupare funzioni pubbliche di rilievo: dal fascismo ai corrotti e corruttori della Prima Repubblica, da Forza Italia ai corrotti e corruttori della Seconda Repubblica, senza parlare dei mafiosi, dei faccendieri e degli imbroglioni in fuga dalle indagini della Magistratura dopo aver dissanguato le casse dello Stato: tutto ciò, incredibilmente, in maniera assolutamente indisturbata e in dispregio non solo delle leggi ordinarie, ma della stessa Costituzione Repubblicana.

Le imminenti consultazioni elettorali non smentiscono questa poco invidiabile tradizione: esse, infatti vedono tra i gruppi politici in lizza due formazioni platealmente e dichiaratamente razziste che potrebbero esercitare un peso anche determinante sulle future politiche migratorie dell’Italia.

Una di esse, la Lega Nord, è stata, in quest’ultima legislatura, uno dei più importanti partiti a sostegno del governo Berlusconi, con il quale condivide, in materia di immigrazione, la responsabilità di provvedimenti e accordi internazionali che sono e saranno per sempre una macchia vergognosa per la storia italiana. Basti pensare all’aberrante trattato con Gheddafi, che ha avviato la politica dei respingimenti in mare e ha causato la morte di migliaia di persone, tutto ciò in violazione di qualunque trattato internazionale in materia di asilo politico e in dispregio dei più elementari diritti naturali e di ogni sentimento di umanità; basti pensare al cosiddetto ‘reato di clandestinità’ mediante cui una persona viene punita non per quello che ha fatto, ma per quello che è, come accade nei peggiori regimi autoritari e come appare naturale a chiunque abbia una visione razzista delle cose; basti pensare alle estemporanee proposte da parte di diversi esponenti di questo partito circa le modalità di individuazione e cattura dei ‘clandestini’ mediante il coinvolgimento delle scuole e degli ospedali; basti pensare alle innumerevoli dichiarazioni offensive nei confronti degli stranieri presenti su suolo italiano e agli insulti da bettola, come l’epiteto ‘bingo bongo’ con cui una volta un Ministro della Repubblica leghista si riferì agli immigrati provenienti dall’Africa.

L’altra formazione è CasaPound, il cui esponente di spicco, Simone di Stefano, ha recentemente dichiarato “Vogliamo riportare in questo secolo l’impostazione sociale ed economica del fascismo per risollevare il paese dalla crisi”. Si tratta, dunque, di una formazione politica di tipo neofascista e, perciò, strutturalmente ed essenzialmente razzista, perché tale era il fascismo prima e a prescindere dalle famigerate leggi sulla razza del 1938, come dimostrano il processo di italianizzazione forzata a cui furono sottoposte le popolazioni di etnia slava, le politiche vessatorie attuate nelle colonie africane, i massacri effettuati in quelle colonie durante la conquista e nei Balcani nel corso della guerra. Non a caso uno dei punti del loro programma politico definisce l’immigrazione come un ‘sistema per uccidere i popoli’ che è poi il senso di quanto sosteneva Hitler quando affermava la necessità di liberare il Terzo Reich dalle persone di razza non ariana in modo da evitare qualunque contaminazione con la cosiddetta razza pura. Eppure pare che questa formazione politica, che sembra voler riaprire la peggiore e più vergognosa stagione della nostra storia, stia registrando ascolti record nelle tribune elettorali e che ,quindi, abbia un certo seguito in un parte dell’elettorato.

Io credo che in un tempo come il nostro nel quale i confini fra gli Stati si affievoliscono sempre di più e le culture, inevitabilmente, si incrociano e si fondono con le diverse etnie e popolazioni che le recano; in un tempo in cui sempre più la patria di ognuno si appresta ad essere il pianeta intero e visioni del mondo e idee si scambiano con sempre maggiore celerità, il livello di civiltà di una comunità si debba misurare dalle politiche migratorie che essa attua: in questa scala l’Italia occupa uno dei posti più bassi, come è evidente dalle numerose condanne di cui è stata recentemente fatta oggetto dalle organizzazioni internazionali, anche per l’incredibile indifferenza di partiti e istituzioni di fronte al permanere e al diffondersi di gruppi politici eversivi che inneggiano alla violenza e all’intolleranza e che aspirano alla conquista del potere per poterle meglio attuare

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