21 Set 2009
di Giorgio Sbordoni
… Le stime che aveva diffuso il Viminale erano ben altre: al varo della regolarizzazione si era parlato di 500.000, forse addirittura 700.000 famiglie interessate, e sembra ormai certo che – proiezioni alla mano – queste aspettative saranno disattese. È anche vero che l’inizio della sanatoria fissato per il primo settembre ha sorpreso molti potenziali datori di lavoro ancora in vacanza, sotto l’ombrellone, e le campagne di informazione, nonostante la generosità e l’impegno di associazioni e patronati, hanno guadagnato efficacia solo con l’arrivo di settembre e il ripopolarsi delle città. Molti anziani hanno dovuto attendere figli o nipoti al rientro dalla villeggiatura e la procedura si è messa in moto molto lentamente. È altrettanto vero che la parola d’ordine che rimbalza da un giornale all’altro, da una trasmissione all’altra, è “non abbiate fretta”.
A differenza del diabolico meccanismo previsto dal decreto flussi, che stabiliva quote precise e aveva scatenato una vera e propria gara a chi inviava per primo il modulo, qui l’unica regola da tenere a mente è la scadenza del periodo di accoglimento fissata al 30 settembre: tutte le domande compilate correttamente che saranno inviate al ministero entro quella data verranno prese in considerazione. Un altro deterrente della prima ora è senz’altro il contributo forfettario di 500 euro che le famiglie devono pagare, prima della spedizione della domanda, per coprire il periodo lavorato dal primo aprile al 30 giugno scorsi. Una spesa che non verrà restituita qualora la domanda di regolarizzazione dovesse essere respinta. Motivo in più per frenare lo slancio dei primi giorni e consigliare a tutti gli interessati di valutare bene se la loro situazione abbia tutti i requisiti richiesti dalla legge, prima di spedire il modulo della domanda.
Saranno stati questi i motivi che hanno rallentato le procedure. Al ministero, infatti, sono pronti a giurare che nella seconda metà del mese, e soprattutto nell’ultima settimana, arriverà l’onda lunga delle richieste. I ministri a vario titolo interessati, più che altro, lo sperano, visto che uno degli scopi principali di questa sanatoria era anche fare cassa. Se si aggiunge che la domanda può essere scaricata e inviata soltanto on line, in un paese ancora scarsamente informatizzato come l’Italia, si capisce perché il bilancio provvisorio della sanatoria appare fortemente negativo.
A minacciare, tuttavia, il buon esito dell’operazione sono anche alcuni dettagli tecnici previsti dalla regolarizzazione: requisiti e limiti che sembrano difficili da presentare o da aggirare. Il primo di questi paletti a finire nell’occhio del ciclone è il reddito limite fissato per regolarizzare una colf extracomunitaria. Così, il datore di lavoro che vuole fare richiesta, se è l’unico percettore di reddito in famiglia, dovrà aver dichiarato 20.000 euro. Il limite è elevato a 25.000 euro se in famiglia ci sono più redditi. Nel caso di lavoro domestico, inoltre, un altro freno alla sanatoria è la necessità di dichiarare che l’orario di lavoro non è inferiore alle 20 ore settimanali. E per il raggiungimento di questo requisito non è possibile sommare più datori di lavoro.
Si capisce dunque perché, nei primi giorni di settembre, tante colf extracomunitarie prive di permesso di soggiorno, nonostante l’agenda piena di appuntamenti, abbiano denunciato la difficoltà pratica di riuscire a trovare qualcuno dei loro tanti clienti disposto a regolarizzarle. La storia – raccontata dai giornali – della signora Lourdes, una donna delle pulizie boliviana che lavora per 13 famiglie milanesi, è diventata ben presto il simbolo di queste difficoltà. La colf sudamericana, da tempo lavoratrice senza permesso nel nostro paese, corre su e giù per il capoluogo lombardo dalla mattina alla sera e per circa 900 euro al mese è l’“angelo del focolare” in 13 case della borghesia medio-alta milanese, pulendo, lavando, stirando, dando un occhio ai bambini che giocano in camera loro e facendo compagnia ai nonni che leggono il giornale in salotto. Ma, nonostante il suo ruolo essenziale nella vita domestica di queste famiglie, Lourdes non ha alcuna possibilità di essere regolarizzata. Impensabile, infatti, trovare escamotage o correttivi quando il requisito principale della sanatoria stabilisce che possono essere regolarizzati soltanto i rapporti di lavoro sussistenti a partire dal primo aprile 2009.
A queste perplessità si aggiungono quelle sulle badanti. Appaiono una goccia nel mare gli sgravi previsti per aiutare gli anziani a far emergere le proprie collaboratrici, e risulta molto difficile credere che ci siano pensionati disposti ad accollarsi le spese previste. È anche per questo motivo che l’emersione delle lavoratrici comunitarie – le tante badanti rumene e polacche che lavorano al nero oggi in Italia – va anche più a rilento delle loro colleghe senza permesso di soggiorno: è il segnale, questo, che molti italiani hanno già scelto di lasciare che il rapporto di lavoro continui in nero. Al termine della procedura di regolarizzazione, infatti, il rapporto di lavoro di colf e badanti dovrà essere conforme alle previsioni della contrattazione nazionale, rispettando i livelli contributivi minimi e il versamento dei contributi all’Inps con i bollettini trimestrali precompilati. E anche su questo tema sono tantissime le domande pervenute ai patronati in queste ore.
Ma c’è un motivo, più profondo, che rallenta oggi la procedura di regolarizzazione. Ed è l’atteggiamento complessivo di questo governo sulla questione dell’immigrazione. Il giro di vite che ha criminalizzato le persone irregolari, senza distinzioni. La politica dei respingimenti come unica bandiera e unica strategia di “accoglienza”. Con l’introduzione del reato di clandestinità, infatti, l’esecutivo ha ingenerato un clima di tensione, di paura. E questa “regolarizzazione vigliacca”, come l’ha definita la Cgil, perché arrivata dopo una legge razzista, questa sanatoria varata per proteggere gli interessi degli italiani che ogni giorno affidano la cura dei propri anziani e delle proprie case a lavoratori irregolari, non è riuscita finora a spezzare questo clima di tensione. (rassegna.it, 18.09.2009)