22 Mag 2023 appello, crisi aziendale, fiom, firem, formigine, sentenza,
Nei giorni scorsi il tribunale di Bologna ha emesso la sentenza che conferma, successivamente al ricorso in appello dei condannati (i titolari della Firem di Formigine ed un consulente), le condanne emesse in primo grado e il conseguente diritto al risarcimento delle parti civili: il curatore fallimentare, la Fiom Cgil di Modena e le lavoratrici e lavoratori.
Pur con i tempi lunghi determinati anche dalle sospensioni pandemiche, la giustizia ha confermato che, in questo paese, in un paese civile gli atti e le operazioni portate avanti da questi personaggi sono inammissibili e penalmente punibili.
La vertenza risale all’agosto 2013, quando all’insaputa dei lavoratori che come ogni anno, inconsapevoli del progetto aziendale, si godevano le meritate ferie estive, l’ azienda formiginese, iniziò a smontare e trasferire i macchinari presso un sito produttivo in Polonia.
Fu casuale la scoperta che permise alla Fiom Cgil e ai lavoratori di iniziare un lungo presidio davanti ai cancelli per fermare il trasferimento del poco che era rimasto.
Iniziò una complessa trattativa, che permise l’attivazione di ammortizzatori, il pagamento di arretrati ed un accordo che alla presenza delle istituzioni prevedeva il mantenimento delle attività sul territorio.
L’azienda pagò una parte delle spettanze, ma non mantenne gli impegni relativi al mantenimento delle attività e delocalizzò in Polonia, provocando in pochi mesi il fallimento della Firem di Formigine.
Nelle more del fallimento, gli atti volontariamente portati avanti dalla proprietà e dal consulente lasciarono sul territorio una scia di creditori: i lavoratori e i fornitori che a loro volta non avevano più modo di rispettare i propri impegni con i dipendenti. Ciò portò ad una sentenza per bancarotta fraudolenta.
Nel processo il curatore fallimentare e la Fiom Cgil di Modena, unitamente ad alcuni ex dipendenti rappresentati dell’avvocato Sabbatini, decisero di costituirsi parte civile.
La Fiom Cgil decise di costituirsi parte civile perché il messaggio era importante: la libertà di impresa ha un limite, fatti come questi non possono e devono mai più succedere. La Fiom Cgil chiedeva giustizia.
Come la Fiom Cgil più volte ha confermato allora, non si trattava di lucrare, ogni risarcimento doveva andare alle vittime di questa situazione, le lavoratrici ed i lavoratori.
La sentenza in primo grado ha condannato la proprietà ed il consulente ad una pena di 1 anno e 10 mesi ed ha riconosciuto ai 14 lavoratori costituiti parte civile ed alla Fiom Cgil il diritto ad essere risarciti del danno subito.
Gli ex proprietari della Firem e il consulente ricorsero in appello. A quasi 10 anni di distanza, la sentenza emessa pochi giorni fa ha confermato la condanna definita in primo grado.
“La sentenza ha confermato un principio di giustizia: il comportamento fraudolento di questi soggetti non può essere impunito – afferma Stefania Ferrari segretaria Fiom Cgil Modena – Dovremo attendere ancora le 90 giornate che la giustizia prevede, poi procederemo attraverso il giudizio civile a quantificare il danno subito dai lavoratori, che da un giorno all’altro hanno visto messo in discussione ogni progetto di vita, privi di occupazione, privi della dignità del lavoro, privi di ogni sostentamento”.
Fiom Cgil Modena
Modena, 22/5/2023
Vedi tutto il materiale pubblicato sul “caso Firem” nel sito CGIL Modena
Servizio del Tg Trc Modena, edizione delle ore 14 del 23/5/2023