FIREM UNO SCHIAFFO AL TERRITORIO ED ALLA COSTITUZIONE. FIOM-CGIL E ALCUNI EX DIPENDENTI SI COSTITUISCONO PARTE CIVILE AL PROCESSO FIREM

07 Lug 2017 fallimento, fiom, firem, metalmeccanici,

La Fiom, insieme ad un gruppo di ex dipendenti della Firem, ha dato mandato all’avvocato Simone Sabattini per costituirsi parte civile al processo in corso nei confronti degli ex titolari, un amministratore ed un consulente di Firem oggi in procedura fallimentare.

I fatti risalgono all’agosto 2013. Durante il periodo delle ferie estive dei lavoratori i titolari di Firem decisero di smontare gli impianti presso lo stabilimento di Formigine trasferendoli in Polonia. In seguito a questa iniziativa inaccettabile la società comunicò che a far data dal 26 agosto 2013 il luogo di lavoro dei dipendenti di Formigine sarebbe stata Oława, una località polacca.
Nella serata del 13 agosto la triste scoperta da parte di Fiom e dei dipendenti della fuga che gettò nella profonda disperazione una quarantina di famiglie. Da quel momento la Fiom ed i lavoratori decisero di bloccare tutti i materiali in uscita, ancora presenti nello stabilimento, attivando un presidio permanente 24 ore su 24 che proseguì per alcuni mesi.

Nei giorni seguenti è iniziata una serrata trattativa con la proprietà anche alla presenza delle istituzioni locali e dei legali / consulenti della Firem. In una prima fase si raggiunsero accordi che lasciavano intravvedere la possibilità di mantenere parte delle attività sul territorio modenese attraverso un piano industriale, l’utilizzo di ammortizzatori sociali conservativi ed il pagamento delle retribuzioni nel frattempo non erogate. L’impegno previsto dal piano industriale nelle settimane successive è stato disatteso. Nessuna delle ipotesi di aperture di un nuovo stabilimento per mantenere alcune delle attività produttive e, di conseguenza, assumere una parte dei lavoratori è stata realizzata. Con queste premesse che hanno immediatamente tradito gli impegni dichiarati anche in presenza delle istituzioni nel giro di pochi mesi Firem è fallita. Nel frattempo l’azienda sita in Polonia ha continuato a produrre.

Nelle more del fallimento sono emerse situazioni per le quali è stata contestata la bancarotta fraudolenta. La Fiom già nel periodo immediatamente successivo alla fuga in Polonia aveva evidenziato comportamenti che avrebbero depauperavano il patrimonio aziendale in modo irreparabile lasciando sulla strada una scia di debiti sia nei confronti dei lavoratori che dei fornitori.
Dalle notizie di stampa la Fiom è venuta a conoscenza del fatto che gli ex titolari, un’amministratrice ed un consulente sono stati indagati ed hanno richiesto ed ottenuto il rito abbreviato. A fronte di questo, dopo che il curatore fallimentare si è anch’esso costituito parte civile, anche la Fiom ed alcuni ex dipendenti hanno dato mandato all’avvocato Sabattini di costituirsi parte civile nel processo.

I motivi per cui la Fiom ha preso questa decisione non sono di tipo economico. Come da prassi, qualora il giudice riconoscesse un qualsiasi risarcimento danni la Fiom lo destinerà alle vittime di questa brutta vicenda. Il senso di questa iniziativa è quello di dare a tutto il territorio il messaggio che imprese, nello spregio più assoluto della Costituzione (art. 41), non possano ripetere iniziative di questo tipo confermando che la libertà di impresa non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale, la sicurezza, la libertà e la dignità. Chiediamo giustizia!!!

Aggiungiamo, come abbiamo già avuto modo di dire davanti ai cancelli in quelle torride giornate durante le visite di molti esponenti politici, che l’attuale legge (art. 47 – legge 428/90) sui trasferimenti di impresa andrebbe modificata. Quell’impianto legislativo era sufficiente quando la propensione ai trasferimenti delle imprese erano previsti in spazi molto limitati e quindi avere un’informativa con un preavviso di 25 giorni poteva trovare riscontri positivi. Oggi con la maggior abitudine a delocalizzazioni a distanze considerevoli tale normativa è insufficiente perché priva di vincoli legati alla territorialità ed obblighi di accordi con le parti sociali. Alla luce dell’esperienza Firem riteniamo urgente una revisione di tale norma che impedisca trasferimenti che ledano l’articolo 41 della Costituzione.

Infine se si venisse a creare oggi una situazione analoga a quella accaduta in Firem si verificherebbe con mano l’estrema fragilità ed inadeguatezza dell’impianto degli ammortizzatori sociali modificato in questi anni con il Jobs Act. Oggi tutti i lavoratori che sono coinvolti in cessazioni di attività si troverebbero immediatamente licenziati perché senza nessun ammortizzatore sociale conservativo, non avendo più a disposizione né la cassa integrazione, né la mobilità, entrambe invece disponibili nel 2013 ed utilizzate dai lavoratori Firem.

Modena, 7 luglio 2017

Segreteria Fiom-Cgil Modena

Vedi tutto il materiale pubblicato sul “caso Firem” nel sito CGIL Modena

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