FRANCIA/NERI E ARABI PIU' CONTROLLATI DALLA POLIZIA

04 Set 2009

Sembrano confermati da uno studio scientifico i maggiori controlli polizieschi lamentati dai cittadini francesi di origine straniera, in particolare da quelli di origine nord-africana e sub-sahariana. La ricerca, condotta dal Centre National de la Recherce e raccolta nel rapporto “Polizia e minoranze visibili”, è stata voluta e finanziata dalla fondazione Open Society Institute-Osi (Istituto per una Società Aperta) del miliardario americano di origini ungheresi George Soros, impegnato da anni in una battaglia contro il razzismo e per i diritti umani attraverso il programma operativo Open Society Justice Iniziative (www.justiceiniziative.org).
Tra l’ottobre 2007 e il maggio 2008, in cinque punti prescelti dentro o vicino alle frequentatissime stazioni parigine della Gare du Nord e di Chatelet-Les Halles, osservatori hanno seguito e filmato con i telefonini circa 500 persone che incrociavano pattuglie della polizia. Quelle fermate sono state poi intervistate per conoscere la frequenza con cui venivano controllate (“spesso”), il motivo del controllo ((quasi mai spiegato) e il trattamento ricevuto (buono). Ma la parte più interessante della ricerca riguarda i criteri con i quali sono state scelte le persone da controllare. E’ emerso che i neri hanno una probabilità 7,8 maggiore di essere controllati e gli arabi 6. Nella scelta delle persone da controllare anche l’abbigliamento ha avuto il suo peso, in particolare quello associato a culture giovanili, con una riconferma, però, dell’elemento razziale: due ragazzi su tre appartenevano infatti a minoranze etniche.
I controlli, dunque, non sembrano così casuali, ma piuttosto dettati da elementi razziali. Il racial profiling, ovvero l’inclusione di elementi razziali nella decisione di chi debba essere assoggettato a controlli d’identità, fermi o perquisizioni, non riguarderebbe però solo la Francia, ma secondo un altro rapporto di Open Society Justice Iniatiative sarebbe prassi comune e consolidata nel tempo della polizia in vari paesi dell’Unione Europea.

Per saperne di più:

PROFILING MINORITIES. A STUDY OF SHOP-AND-SEARCH PRACTICES IN PARIS

LA DETERMINAZIONE DEI PROFILI IN BASE ALL’ETNIA NELL’UNIONE EUROPEA: PERVASIVA, INEFFICACE E DISCRIMINATORIA. RAPPORTO ESECUTIVO E RACCOMANDAZIONI

Sembrano confermati da uno studio scientifico i maggiori controlli polizieschi lamentati dai cittadini francesi di origine straniera, in particolare da quelli di origine nord-africana e sub-sahariana. La ricerca, condotta dal Centre National de la Recherce e raccolta nel rapporto “Polizia e minoranze visibili”, è stata voluta e finanziata dalla fondazione Open Society Institute-Osi (Istituto per una Società Aperta) del miliardario americano di origini ungheresi George Soros, impegnato da anni in una battaglia contro il razzismo e per i diritti umani attraverso il programma operativo Open Society Justice Iniziative (www.justiceiniziative.org).
Tra l’ottobre 2007 e il maggio 2008, in cinque punti prescelti dentro o vicino alle frequentatissime stazioni parigine della Gare du Nord e di Chatelet-Les Halles, osservatori hanno seguito e filmato con i telefonini circa 500 persone che incrociavano pattuglie della polizia. Quelle fermate sono state poi intervistate per conoscere la frequenza con cui venivano controllate (“spesso”), il motivo del controllo ((quasi mai spiegato) e il trattamento ricevuto (buono). Ma la parte più interessante della ricerca riguarda i criteri con i quali sono state scelte le persone da controllare. E’ emerso che i neri hanno una probabilità 7,8 maggiore di essere controllati e gli arabi 6. Nella scelta delle persone da controllare anche l’abbigliamento ha avuto il suo peso, in particolare quello associato a culture giovanili, con una riconferma, però, dell’elemento razziale: due ragazzi su tre appartenevano infatti a minoranze etniche.
I controlli, dunque, non sembrano così casuali, ma piuttosto dettati da elementi razziali. Il racial profiling, ovvero l’inclusione di elementi razziali nella decisione di chi debba essere assoggettato a controlli d’identità, fermi o perquisizioni, non riguarderebbe però solo la Francia, ma secondo un altro rapporto di Open Society Justice Iniatiative sarebbe prassi comune e consolidata nel tempo della polizia in vari paesi dell’Unione Europea.

Per saperne di più:

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