GIOCO D'AZZARDO. DAL GIOVANE, AL PENSIONATO, AL CLAN CAMORRISTA.

24 Ott 2013

Modena, 24 ottobre 2013

Sulla gravità e sui rischi del business legato al gioco d’azzardo si riscontra tuttora una grande sottovalutazione anche nella società modenese.

Questo, nonostante segnali più che allarmanti a proposito del diretto coinvolgimento malavitoso e camorrista, e nonostante le prime e ferme reazioni positive, a partire dall’allarme dei sindacati pensionati, di Federconsumatori, Libera, Associazioni giovanili e del volontariato.

Significativa anche l’entrata in campo della Ausl di Modena e di parecchi Comuni, per proporre possibili supporti agli oltre tremila “malati di gioco patologico” modenesi, e misure concrete dei municipi per arginare una piaga crescente.

Ogni “giocatore” emiliano e modenese, spende 1.800 euro/anno nel gioco d’azzardo, legale e non: 10 volte l’Imu di una media prima casa modenese !

I più inclini a cadervi sono i circa 70.000 anziani, giovanissimi e stranieri che vivono nella nostra provincia.

La regione Emilia-Romagna ha un bel terzo posto in Italia, per i 339 milioni raccolti dall’Agenzia dei Monopoli, grazie al giro delle giocate.

Un vero e proprio boom economico, oltre che un gravissimo problema sociale e culturale, con costi altrettanto da boom.

Paradossalmente, il “settore imprenditoriale” legato alle scommesse, videopoker, slots, bingo, super on line, ecc… è l’unico in espansione – nonostante o grazie alla crisi – con un +67% di imprese specializzate nell’ultimo anno in provincia di Modena.

Anche questo è un boom. Ma molto più problematico, sopratutto se al confine della legalità o molto oltre, ben dentro il crimine organizzato.

Su questo versante però, degli inediti segnali e dati clamorosi che confermano la presenza strutturata di mafia e camorra nell’affare del “gioco” nei nostri territori, si registra ancora troppa disattenzione.

Nonostante risultati davvero clamorosi, emersi da indagini dei Corpi dello Stato ed inchieste giudiziarie recenti,che propongono il nostro territorio regionale – e sopratutto modenese – all’ombra di un record da maglia nera.

Un vero e proprio sistema radicato.

Già si sapeva, da risultati di indagini, del collaudato sistema estorsivo per imporre le macchinette ai gestori locali, sotto forma di un “premio di avviamento” che va dai 3.000 ai 5.000 euro.

Minacce ed incendi dolosi ai danni di aziende che noleggiano o vendono le slots e, sempre nello stesso quartiere dei Torrazzi, la GdF entra alla Gari-srl il cui titolare è considerato vicino al clan Madonia, e confisca beni per 40 milioni di euro.

La Squadra Mobile, in un giro di bische, trova dei videopoker illegali, trasformabili a telecomando.

La relazione della DDA di Milano che inquadra la crescita degli affari dei clan camorristi anche alle ingenti forniture di macchinette “intestate a prestanome modenesi”.

Fin qui le briciole.

Poi nel pieno dell’estate scorsa, dalla Direzione Antimafia di Napoli parte l’operazione forse più vasta e significativa contro la camorra casalese,proprio sul filone del “gioco e scommesse abusive, truffe aggravate, frode, riciclaggio, estorsione” ed altri delitti dalle finalità mafiose.

Ad una lettura un po’ attenta degli elenchi emergono sorpresa e sconcerto,o meglio,una doccia fredda per la realtà modenese.

Nell’insieme dei n° 166 indagati, se ne contano ben 41 con “residenza” in provincia di Modena. Oppure 42, considerando il “modenese” Femia che si occupò delle gravissime minacce contro il nostro giornalista Giovanni Tizian.

Si aggiungono “solo” altri sei residenti in provincie a noi contigue.

Delle 57 persone finite in manette, se ne contano ben 13 con residenza modenese. Nomi di spicco, quali Ardente, Di Puorto, Noviello, Pagano, Padovani, Scarano, Sola.

Tutto ciò accompagnato dal sequestro di beni, corrispondenti a 347 immobili, 148 aziende, 247 rapporti bancari e quote societarie per oltre un milione.

Una dimensione che non ha precedenti,ed illuminante è la lettura del comunicato della DDA campana, a proposito del “..capillare controllo, col metodo mafioso, nel settore dei giochi pubblici dal clan dei casalesi, ed i notevoli investimenti realizzati con la compiacenza di imprenditori collusi…e di riciclare con estrema semplicità il denaro di camorra in numerosi investimenti immobiliari effettuati nelle province dell’Emilia Romagna…da personaggi perfettamente integrati nel contesto emiliano “.

Passata la disattenzione estiva,è necessario riflettere molto meglio su queste precise affermazioni e la ramificazione così chiaramente denunciata e radicata nel nostro territorio.

Proprio nei giorni scorsi, la Cgil insieme a Libera ed altre Associazioni, ha incontrato la Presidenza della Camera per sostenere la campagna “mettiamoci in gioco”, col fine di approvare presto una legge di settore che freni la diffusione pressoché incontrollata del gioco d’azzardo e le evidenti connessioni malavitose.

Intanto, le nostre Istituzioni locali dovranno utilizzare ogni leva possibile – in particolare i poteri attribuiti ai Sindaci e Prefetti – per limitare la rete del gioco e la pubblicità dannosa, favorire progetti formativi nelle scuole e centri anziani, oltre che introdurre – perché no? – una “White List” per i concessionari.

Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale

Procura_Repubblica_Tribunale_Napoli 27.6.2013

Franco Zavatti

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