19 Nov 2009
“La CGIL chiede il ritiro del disegno di legge sul processo breve dall’aula del Senato perché viola palesemente il fondamentale diritto dei cittadini di essere tutti uguali di fronte alla legge e rappresenta un intollerabile truffa contro i cittadini che hanno diritto ad una giustizia rapida, efficiente ed efficace. La sua eventuale approvazione, inoltre, farebbe decadere una grande quantità di processi, compresi quelli che potrebbero riguardare la salute dei lavoratori e l’ambiente”. E’ quanto afferma in una nota la segretaria confederale della CGIL, Vera Lamonica.
“Questo disegno di legge – prosegue la dirigente sindacale – non stanzia alcuna risorsa aggiuntiva in favore della giustizia e quindi pretende di espletare i tre gradi di giudizio, in sei anni complessivi, con le attuali ridotte risorse economiche e di personale amministrativo, tecnico, inquirente e giudicante”.
“Nel testo presentato al Senato – aggiunge Lamonica – si dichiara la necessità del processo breve a favore degli imputati e non si fa nessun riferimento ai diritti delle vittime. Infatti, è l’imputato che si può avvalere della facoltà di rinunziare all’estinzione del processo e mai la vittima. Quindi ancora una volta i cittadini non hanno gli stessi diritti di fronte alla legge. Infine, cosa del tutto intollerabile, vi è un’odiosa individuazione di differenti diritti di cittadini italiani incensurati e di stranieri extracomunitari anch’essi incensurati ma investiti dal recente reato di clandestinità, già sottoposto all’esame di costituzionalità della Corte Costituzionale”.
“Per tutte queste ragioni – conclude la segretaria del sindacato di Corso d’Italia – e per l’evidente estraneità di queste norme dalla cultura giuridica e costituzionale italiana, la CGIL chiede il ritiro del testo del disegno di legge sul processo breve e la presentazione, da parte del governo, di norme per una giustizia penale e civile rapida ed efficiente sostenute da adeguate nuove e maggiori risorse economiche, di personale amministrativo, tecnico e della magistratura”.
Fonte: Cgil, 18.11.2009