I medici non devono denunciare i «clandestini». Vittoria degli antirazzisti /Carta

04 Dic 2009 immigrati, immigrazione,

I medici non devono denunciare migranti non regolari che si recano nelle strutture del servizio sanitario nazionale. Lo dice una circolare diffusa dal prefetto Mario Morcone.
I medici in servizio presso strutture sanitarie pubbliche non devono denunciare migranti non regolari che si recano nelle strutture del servizio sanitario nazionale. Nei giorni scorsi è stata diramata una circolare datata 27 novembre 2009 nella quale il prefetto Mario Morcone risponde in quel modo allle richieste di chiarimento avanzate dalla Società italiana di medicina delle migrazioni [Simm] insieme a Medici senza frontiere, Oisg e Asgi nell’incontro del 15 ottobre presso il ministero dell’Interno. Il pacchetto sicurezza, come noto, ha introdotto il reato di ingresso e soggiorno irregolare ma ha mantenuto in vigore il dispositivo previsto dall’articolo 35 del Testo unico nel quale si vieta espressamente la segnalazione dei cosiddetti irregolari. «Questa circolare mette fine a quei dubbi interpretativi che avevano già spinto quattoridici Regioni ed una Provincia Autonoma a emanare note di chiarimento sul tema», commenta la Simm sul proprio sito, nel quale è possibile scaricare la circolare completa [www.simmweb.it].
Nell’ordine di pubblicazione Toscana, Piemonte, Puglia, Lazio, Umbria, Marche, Liguria, Campania, Valle d’Aosta, Veneto, Calabria, Emilia Romagna, Provincia autonoma di Bolzano, Molise, Sicilia, hanno sostanzialmente indicato, in vari modi e forme, che il personale [medico, paramedico, professionale, amministrativo, tecnico, operatori sociali, mediatori culturali, nonchè personale di polizia presente presso la struttura sanitaria che non può procedere a controlli o all’acquisizione di informazioni sui pazienti stranieri relative alla regolarità del loro soggiorno in Italia] che opera nelle strutture sanitarie, pur rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, è sottoposto all’obbligo del rispetto del divieto di segnalazione come previsto dall’articolo 35 del decreto legilslativo 286/98. In ottobre una delegazione di Simm, Oisg, Msf e Asgi era riuscita a ottenere un incontro con il sottosegretario Fazio e con il prefetto Morcone che avevano espresso parere favorevole per emanare una specifica circolare.
«Una vittoria del diritto alla salute per tutti e della deontologia professionale del medico pubblico», dice il segretario nazionale della Funziona pubblica Cgil medici, Massimo Cozza. “E’ curioso – sottolinea Cozza in una nota – come dopo tanto clamore mediatico il ministero dell’Interno, quasi di nascosto, abbia preso atto del pasticcio normativo suscitato dal ‘pacchetto sicurezza’ che rischiava di trasformare i medici in spie. La nostra battaglia a livello nazionale e nelle Regioni aveva già impedito nei fatti le denunce. Adesso – conclude Cozza – con questa circolare il ministero dell’Interno ‘chiarisce’ che il vecchio divieto di segnalazione non e’ stato abrogato e che non sussiste neanche l’obbligo di chiedere i documenti».
Del resto, come avevano denunciato numerose organizzazioni antirazziste e di medici quella norma del Pacchetto sicurezza era odiosa e illeggitima, perché cercava di costringere i medici e tutti gli operatori della salute a denunciare i migranti che si rivolgessero alle strutture sanitarie in quanto colpevoli di essere clandestini, violando di fatto il Nuovo Codice Deontologico dei Medici approvato nel 2008 [che obbliga tutti Medici italiani a garantire le cure a chiunque senza limitazioni di alcuna natura, comprese – nello specifico – quelle derivanti dalla cittadinanza o dalla condizione giuridica dello straniero] e privando di fatto dell’assistenza sanitaria essenziale migliaia di bambini divenuti per decreto invisibili e senza diritti, in totale contrasto anche con la Convezione delle Nazioni unite sui diritti del fanciullo.
Per questo era nata la campagna «Rifiutiamo di obbedire», promossa dalla rete Clan Destino Doc [www.clandestinodoc.org], l’associazione Liblab [www.liblab.it], alla quale avevano aderito anche Medicina democratica e Medici per l’Ambiente. (Gianluca Carmosino)
Fonte: Carta, 03.12.2009

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