I SINDACATI DI MEDIO ORIENTE E NORDAFRICA A SOSTEGNO DEI PROCESSI DEMOCRATICI

28 Feb 2013

I SINDACATI DI MEDIO ORIENTE E NORDAFRICA A SOSTEGNO DEI PROCESSI DEMOCRATICI . UN INCONTRO A IL CAIRO. PRESENTE LA CGIL

Si è svolta nei giorni scorsi (30 di gennaio e 1 di febbraio) a Il Cairo la riunione del Forum dei Sindacati Democratici della regione MENA (Middle East – North Africa), promossa dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati (CSI- ITUC), a cui hanno partecipato diverse confederazioni europee, tra cui la CGIL.

Con questa iniziativa la CSI-ITUC sta cercando di monitorare una situazione politica e sociale estremamente complessa, assistendo i sindacati locali nelle loro iniziative e fornendo loro appoggio internazionale, in stretta collaborazione con il programma per i lavoratori (ACTRAV)dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL).

 

Durante l’incontro, a cui hanno partecipato rappresentanti sindacali di Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco, Mauritania, Bahrain, Libia, Giordania, Palestina, Libano è stata presentata una analisi preoccupante dello stato dell’economia della regione, oltre ad una informazione sulle crisi politico sociali che si stanno affrontando in Egitto, in Bahrain ed in Tunisia.

Il tasso di disoccupazione medio regionale è del 15%, con una percentuale di economia informale che va dal 65% all’85%, a seconda dei paesi. Essendo una popolazione giovane la forza lavoro cresce ad un tasso del 3% all’anno. I giovani diplomati non trovano lavoro, mentre 5 milioni di minori nella regione lavorano dall’età di 9 anni. Le donne percepiscono salari differenziati dagli uomini ed il trend occupazionale è in forte discesa per le resistenze culturali e religiose, rappresentando oggi meno del 26% degli occupati. Si registra un aumento della povertà a causa della forte riduzione delle rimesse degli emigrati, mettendo a nudo l’assenza di vere politiche di sviluppo, e la dipendenza dall’economia estrattiva (42% del PIL dell’intera regione), che è soggetta alle fluttuazioni del mercato internazionale ed incapace di generare sviluppo locale, posti di lavoro, sostenibilità e mercato interno.

Gli investimenti stranieri sono calati drasticamente nei paesi delle rivoluzioni, con la diretta conseguenza di perdite di posti di lavoro nei settori manifatturieri e dell’agricoltura. Stessa crisi ha toccato il settore turistico. Esistono due emergenze strutturali regionali, il deficit idrico e la dipendenza alimentare che dovrebbero essere affrontate con politiche di investimento e piani di sviluppo sostenibile, pena l’ampliarsi della povertà e dei conflitti. Al contrario, crescono gli investimenti e le spese militari con percentuali da capogiro, ad indicare la strada intrapresa dai governi e dagli accordi commerciali internazionali.

L’analisi più propriamente sindacale, che completa un quadro molto preoccupante e che ci chiama in causa direttamente per gli investimenti e gli accordi che l’Unione Europea, gli stati membri e le imprese europee stanno portando avanti nella regione. Questi continuano nella vecchia logica di sempre, senza porsi la benché minima attenzione e condizionalità al rispetto dei diritti umani fondamentali e all’urgente necessità, di questi paesi, di avviare una strutturale riconversione delle proprie politiche di sviluppo orientate a combattere la povertà, l’esclusione sociale, il saccheggio delle proprie risorse naturali e la contaminazione del proprio territorio. Per queste ragioni, dai sindacati della regione ci viene rivolto un appello ad unirci alle loro rivendicazioni esigendo ai nostri governi, all’Unione Europea ed alle imprese italiane ed europee il rispetto dei principi fissati nella Carta Europea dei Diritti Umani, l’applicazione delle Convenzioni internazionali dell’OIL, quali condizioni per promuovere investimenti e accordi commerciali, affinché la cooperazione sia coerente e di reciprocità, di mutuo interesse per lo sviluppo sostenibile, il rafforzamento della democrazia, delle libertà e dei diritti.

Queste richieste si rafforzano e trovano tutta la loro giustificazione quando si passa ad analizzare i vari casi dei paesi della regione, dove, senza eccezione alcuna, non esistono condizioni di normalità, quindi di stabilità e di sicurezza, economica, politica, sociale ed ambientale.

A conclusione della conferenza i sindacati arabi presenti hanno redatto una dichiarazione che contempla richieste di e prese di posizione, in sintesi: il rifiuto ed il contrasto alla restaurazione dei regimi, il sostegno ai palestinesi con Gerusalemme capitale dello Stato palestinese, la fine dell’occupazione, la demolizione del Muro di separazione, il sostegno alla popolazione egiziana ed ai sindacati indipendenti, oltre che egiziani, di Algeria, Yemen e Mauritania, il rifiuto ai licenziamenti di massa come ritorsione per le proteste, la promozione dei diritti delle donne e per l’occupazione giovanile, e per ultimo, l’appello a partecipare al prossimo Forum Sociale Mondiale di Tunisi.

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