IL BELGIO ESPELLE CITTADINI EUROPEI SONO UN “ONERE ECCESSIVO”

28 Mag 2014

 

Tra il 2010 e il 2013, 5.913 cittadini di uno Stato membro dell’Unione europea hanno ricevuto un ordine di lasciare il territorio del Belgio. Solo nel 2013, il Belgio ha ritirato il permesso di soggiorno a 2.712 europei. Una cifra in aumento rispetto all’anno precedente, e che lascia presagire una tendenza analoga per il 2014.

In un primo momento, ad entrare nel mirino dell’Ufficio federale per gli stranieri erano per lo più beneficiari del cosiddetto reddito d’integrazione, una misura d’assistenza sociale destinata in Belgio a garantire un minimo vitale a chi non dispone di altri redditi. Poi è stata la volta dei disoccupati, più precisamente disoccupati che percepivano una prestazione di disoccupazione avendo lavorato in Belgio meno di 12 mesi. Dal 2013, l’ordine di lasciare il paese viene notificato anche a cittadini europei lavoratori e lavoratrici (sottolineiamo, lavoratori e lavoratrici) dipendenti a tempo pieno. Si tratta di cittadini rumeni, bulgari, italiani, spagnoli, ma anche olandesi, francesi e tedeschi, che avevano trovato un lavoro (sì, un lavoro) cosiddetto “articolo 60”, ossia una forma d’impiego sussidiato dallo Stato, istituita dalla legge sull’assistenza sociale del 8 luglio 1976 per favorire la reinserzione di persone considerate difficilmente occupabili.

In tutti i casi, la scusa è che questi cittadini europei rappresenterebbero un “onere eccessivo” per il sistema di assistenza sociale, e quindi per il bilancio dello Stato; la giustificazione che queste persone vengono a fare turismo sociale in tempi di crisi, quando tutti i mezzi sono buoni per stringere la cinghia; e l’alibi sarebbe che si tratta in fondo di applicare le norme comunitarie, che in realtà prevedono altro e, anzi, rendono illegittimo il comportamento del governo belga, come spiegano in una lettera aperta di protesta studiosi, docenti universitari e sindacalisti belgi e italiani.

Firmano la lettera, tr gli altri, Morena Piccinini, Presidente dell’Inca Cgil, e Carlo Caldarini, sociologo, direttore dell’Osservatorio Inca Cgil per le politiche sociali in Europa, Bruxelles.

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