13 Feb 2014
di Vincenzo Intermite
L’argomento apparentemente più solido contro l’accoglienza degli immigrati nel nostro paese è la loro presunta predisposizione a delinquere e, dunque, il pericolo che la sicurezza dei cittadini venga compromessa. Tale argomentazione da una parte presuppone una netta differenziazione tra buoni e cattivi, tra le vittime di azioni delittuose e coloro che tali azioni mettono in atto, dall’altra dà per scontato che i primi siano i cittadini italiani, tutti i cittadini italiani e i secondi siano gli immigrati, tutti gli immigrati: una tale generalizzazione è necessaria perché l’argomentazione regga sul piano logico, in quanto senza di essa la chiusura delle frontiere, come garanzia per la sicurezza dei cittadini, non sarebbe sostenibile, poiché apparirebbe agli occhi di chiunque per quello che è: una misura ingiustificata e abnorme.
In questi giorni a Napoli si è verificato un episodio che apre interessanti spunti di riflessione proprio su questo modo di affrontare il problema dell’immigrazione e sulle generalizzazioni che esso necessariamente richiede. Una donna viene scippata in una via di Napoli da un uomo in motorino, ma, poiché oppone una certa resistenza a lasciare la borsa, cade e viene trascinata per qualche metro, provocando però anche la caduta del motorino e dello scippatore. I passanti vedono la scena e si avvicinano per prestare soccorso. A chi? Allo scippatore che, così, riesce a scappare! Solo Benjamin, un giovane nigeriano, soccorre la donna scippata con un gesto che a lui appare ovvio e naturale, compiuto semplicemente perché è così che si fa, perché così è abituato a fare, perché compierlo era doveroso.
Quali conclusioni dovremmo trarre da questo episodio? Siamo autorizzati a rovesciare le argomentazioni di cui sopra e concludere che, in realtà gli immigrati sono buoni, tutti buoni e che sono gli italiani ad essere cattivi, tutti gli italiani? Naturalmente no! Finché si continua a parlare di categorie, applicando ad esse caratteri che non possono che appartenere ad individui, si cadrà sempre, più o meno intenzionalmente, in argomentazioni logicamente fallaci che, però, si convertono in concrete politiche migratorie di tipo discriminatorio, persecutorio e indegne di un paese civile.
È naturale che lo Stato debba vigilare sulla buona condotta e sul rispetto delle leggi di tutti coloro che vivono sul suo territorio, ma è altrettanto naturale che esso, nell’adempimento di questo compito, punisca chi delinque e protegga le vittime, guardando alle persone e non alla provenienza, al colore della pelle, allo status sociale, alle particolari condizioni personali; questo è quanto dice la nostra Costituzione, questo è quanto dice il diritto naturale e il buon senso.