IL PUNTO SULLE MAFIE LUNGO LA VIA EMILIA

20 Dic 2011

Modena, 20 dicembre 2011

 

In merito al tema criminalità organizzata, anche la Cgil ha partecipato ad un importante incontro di approfondimento tenutosi in Regione lo scorso sabato con alcune voci importanti: dal Presidente del Consiglio regionale al Presidente di “Libera” don Ciotti, al Presidente regionale delle Camere di Commercio, ad un’autorevole magistrato della Direzione Nazionale Antimafia.

Si vogliono richiamare alcuni dati molto eloquenti, a proposito delle caratteristiche che le presenze malavitose e mafiose assumono,oggi, in Emilia Romagna.

E con una sottolineatura “nostrana” di dati e novità che ci colpiscono, confermando che la lunga via Emilia passa anche da Modena.

Ci riferiamo alle fonti più aggiornate che sono il Rapporto 2011 di “SOS Imprese” e la più recente Relazione UIF della Banca d’Italia.

L’economia pulita ed il lavoro regolare, oggi hanno di fronte due enormi problemi: la durezza della crisi e del credito, e la concorrenza sleale dei disonesti che evadono o che subiscono il ricatto dell’usura fino all’infiltrazione societaria.

Il vero grimaldello malavitoso, per penetrare nel tessuto economico legale in Emilia Romagna, è uno strumento con almeno tre punte insidiose: l’usura ed il pizzo che poi possono transitare nella estorsione vera e propria, fino ad arrivare al controllo di alcune imprese e/o società.

E’ evidente che queste tipologie di aggressione sono un pericolo maggiore per commercianti, pubblici esercizi e piccole imprese in crisi.

A proposito di questi fenomeni allarmanti, il Rapporto 2011 di “SOS Imprese” segnala che:

1) all’interno del territorio regionale, le zone maggiormente coinvolte sono le province di Modena, Bologna e la Riviera romagnola.

2) la carenza di liquidità, con le banche che sospendono i fidi, spinge l’impresa sempre più spesso a cadere vittima di usura.

3) sono circa 2.000 le imprese commerciali emiliane ad essere coinvolte dalla imposizione del “pizzo”. Sono invece circa 8.500 i commercianti e imprenditori sottoposti a pratiche di “usura”.

4) pratiche illegali che si trasformano sempre più in “forme estorsive” e di ricatto imprenditoriale, controllate da raffinate organizzazioni criminali.

Esempio ricorrente: “gli esercenti di locali a corto di denaro liquido ricorrono sempre più spesso al prestito usuraio e, non riuscendo però a pagare, subiscono il ricatto che impone merci da acquistare, personale da ingaggiare, oppure l’installazione di immancabile video poker”. Oltre che l’inevitabile espandersi del lavoro nero o irregolare.

Numeri che sommati ci parlano di oltre 10.000 vittime in Emilia-Romagna.

Il che significa – con un conto approssimativo ma che rende l’idea – un migliaio circa nella provincia di Modena! Una dimensione difficile da immaginare e un dramma silente che colpisce donne e uomini delle imprese e del lavoro e la cui dimensione non può essere sottovalutata.

Altro dato che emerge e deve assolutamente preoccupare, lo si ricava dall’ultimo Rapporto UIF-Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia “incaricata di ricevere, analizzare e comunicare agli organi investigativi le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, con ipotesi di riciclaggio”.

A fornire le segnalazioni – oltre 3.000 anche in Emilia Romagna – sono essenzialmente le banche e gli uffici postali.

Ancora troppo poche, quasi insignificanti, quelle trasmesse dai professionisti e/o “colletti bianchi”: appena 18 in tutta la regione !

Ma è l’analisi dei flussi provinciali delle ultime “segnalazioni sospette” che svela una particolare e preoccupante dinamica da primato per la provincia modenese.

Modena è la terza provincia in regione per numero di avvisi per operazioni finanziarie sospette.

Ma, ancor peggio, è la provincia che le vede più che quadruplicare negli ultimi tre anni !

Dalle 97 alle 424 segnalazioni.

Preceduta solo da Rimini che, però si sa,”gode” della vicinanza del “paradisino” di San Marino.

Segno evidente che la nostra struttura economica finanziaria è fortemente attrattiva per operazioni che – almeno per valutazione degli istituti che segnalano all’UIF – hanno un profilo sospetto e perciò degne di analisi ed investigazione.

Un quadro perciò allarmante, sopratutto per la sua dinamica in evoluzione, e che richiede una azione di prevenzione sistemica in tutte le sedi ed a tutti i livelli.

Ce n’è per tutti, se si vuole bloccare una dinamica fortemente preoccupante. Per gli Organi decentrati dello Stato e per chi organizza le investigazioni.

Per le Istituzioni locali e per le Associazioni delle imprese e delle professioni.

Al sistema delle banche, in particolare, ribadiamo la stretta necessità di accentuare l’efficacia delle segnalazioni, attraverso un sistema formativo per gli operatori agli sportelli, più diretto e continuativo. Non basta la formazione on-line di oggi !

Anche il Sindacato dei bancari Fisac-Cgil insiste sulla necessità di qualificare e sopratutto aggiornare il personale sulle nuove normative di controllo e segnalazione ma, in particolare, per “inseguire” le modalità – in continua evoluzione – che una malavita organizzata (e sempre ben consigliata) propone con sempre nuovi strumenti, tecniche e sotterfugi.

Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale

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