09 Dic 2011 sciopero,
Modena, 9 dicembre 2011
Il Decreto Salva Italia del Governo Monti continua riservare sorprese negative. Più si aprofondisce il testo più si fatica a comprendere quale sia il concetto di equità sotteso a questa manovra. L’ultima categoria che risentirà gravemente degli effetti di questo decreto sono i lavoratori degli appalti.
In che modo? Perdendo diritti e garanzia del rispetto delle regole, retributive e contrattuali per tutti i lavoratori.
Infatti l’art. 44 del Decreto Monti prevede una cosa tanto semplice quanto scandalosa! Viene abrogato l’art. 81 comma 3-bis della Legge 163/2006 (il Codice dei Contratti Pubblici con il quale vengono definite le norme con cui si affidano gli appalti).
Ma cosa viene abrogato con questo articolo? Viene abrogato il riferimento alle tabelle ministeriali che definiscono il costo del lavoro nei settori in appalto e conseguentemente il rispetto dei contratti nazionali di lavoro, da cui appunto vengono ricavati i minimi salariali con cui vengono costruite queste tabelle.
Questo è un fatto gravissimo. In pratica si permette di partecipare ad appalti pubblici a soggetti che applicano contratti capestro o che comunque non rispettano le norme basilari in tema di contratti nazionali e rispetto dei minimi salariali per i lavoratori.
Questo significa che potremo assistere, in nome della libera concorrenza, all’affermazione (legittimata dalla legge) di soggetti imprenditoriali che non rispettano le norme contrattuali o che applicano contratti sottoscritti da sindacati di comodo o peggio ancora cooperative spurie che applicheranno regolamenti interni in deroga e in barba ad ogni legge, con disastrosi effetti per la tutela dei lavoratori coinvolti.
Non bastava il fatto che il Governo Berlusconi fosse già intervenuto modificando in peggio le normative sugli affidamenti degli appalti con l’offerta economicamente più vantaggiosa, facendola diventare un massimo ribasso mascherato.
Il governo Monti interviene cancellando l’unica norma di tutela minima ancora prevista, annullando di fatto l’obbligo del rispetto dei contratti nazionali e svendendo in tal modo un intero settore che, solo per i servizi di pulizia, impiega circa 500000 lavoratori in tutto il Paese.Dopo le pensioni la scure dell’equità si abbatte anche sui lavoratori delle pulizie e di tutti gli appalti pubblici (ristorazione, servizi in genere, vigilanza etc.) che, come tutti sanno, rappresentano una grossa fetta dei privilegiati italiani, essendo persone che campano abbondantemente e felicemente con i loro lauti stipendi da 700-800 euro al mese (quando va bene!).
La norma va reinserita, pena la completa disintegrazione dei diritti in tutto il mondo degli appalti.
Un motivo in più per i lavoratori degli appalti per manifestare il proprio dissenso con lo sciopero generale della CGIL, convocato per l’intera giornata di lunedì 12 Dicembre e per richiedere e sollecitare le opportune modifiche alla manovra.