25 Giu 2009
Pubblichiamo dall’ultimo numero di Rassegna Sindacale, il 24 del 18-24 giugno, un articolo sulla discussione sul caso Italia avvenuta nella 98^ conferenza dell’Ilo (Organizzazione Internazionale del Lavoro).
ILO/IMMIGRAZIONE E RAZZISMO. ITALIA NEL MIRINO
GLI ESAMI NON FINISCONO MAI. IL RAPPORTO ANNUALE DELL’ILO DENUNCIA ANCORA VIOLAZIONI NEL NOSTRO PAESE
di Leopoldo Tartaglia
Tra i 25 casi di violazioni delle convenzioni, discussi nella 98^ conferenza internazionale del lavoro, il governo italiano è stato chiamato a rispondere delle discriminazioni verso i migranti in violazione della convenzione 143. Dal rapporto annuale degli ispettori Ilo era emerso che in Italia gli immigrati sono vittime di discriminazioni dirette e indirette. Forti erano le preoccupazioni per il clima di diffuso razzismo, specie verso i romeni, Rom e Sinti. Si sono poi aggiunte le preoccupazioni del Consiglio d’Europa per la crescente xenofobia e la contrarietà dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati ai respingimenti verso la Libia.
Durante il dibattito il direttore immigrazione del ministero del Welfare, Giuseppe Silveri, ha premesso che il governo trova “ingiuste” le osservazioni dell’Ilo. Ha elencato i progetti per l’integrazione di Rom e Sinti, ha parlato delle ispezioni contro il lavoro nero e dell’Ufficio antidiscriminazioni razziali, Unar, con la sua pagina web per le denunce di discriminazione. Sul “pacchetto sicurezza” e sul reato di clandestinità, Silveri ha tentato di assicurare: “ancora non si tratta di una legge; il testo potrebbe subire modifiche”.
Forti sono state le pressioni del governo perchè il caso non fosse discusso: sembra questa la ragione dell’assenza del ministro Sacconi dalla conferenza, cui hanno partecipato decine tra ministri e capi di Stato.
Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto la discussione sulla necessità di garantire, in tempi di crisi, i diritti dei migranti, in Italia come altrove. “Le discriminazioni dei migranti regolari -hanno spiegato le tre confederazioni- vanno dall’accesso ai posti pubblici, negati a chi non ha la cittadinanza italiana, al mancato riconoscimento dei titoli di studio esteri, al trattamento economico (il 40 per cento in meno degli italiani).
Hanno insistito sulle numerose discriminazioni di legge, aggravate dal “pacchetto sicurezza” e dalla modifica del codice penale per chi commette reati in stato di presenza “illegale”. La convenzione 143 garantisce “i diritti derivanti da un lavoro svolto, rispetto al compenso, ai contributi e ad altri benefici” anche per migranti irregolari. Nella pratica un irregolare non è garantito, visto che la sua denuncia si traduce in espulsione. Stabilisce anche che i migranti regolari “non possono essere considerati irregolari per il solo fatto di avere perso il lavoro, cosa che non può implicare il ritiro del permesso di soggiorno”, mentre la Bossi-Fini discrimina i disoccupati migranti rispetto agli italiani.
Il portavoce del sindacato internazionale, Luc Cortebeck,ha definito le risposte del governo italiano “insufficienti” e ha ripetuto alcune delle richieste di chiarimento già rivolte dal comitato di esperti, tra cui quella sull’accordo con la Libia, dato che la convenzione 143 prevede la garanzia dei diritti umani anche per i migranti irregolari.
Pur riconoscendo le “sfide” che l’Italia ha di fronte per i “crescenti flussi migratori” e la dimensione europea del problema, la commissione ha chiesto al governo di garantire il pieno rispetto dei diritti umani per tutti i migranti, regolari e non, la revisione delle leggi discriminatorie, a partire dalle recenti mdifiche del codice penale e dal “pacchetto sicurezza”, di impegnarsi di più contro il razzismo e la xenofobia.
Il governo italiano rimane sotto stretta ossevazione: già a settembre dovrà presentare un rapporto dettagliato sulla situazione di diritto e di fatto.