IMMIGRAZIONE: APRIRE UN CONTENZIOSO STRATEGICO

27 Mag 2009

 Proponiamo dal sito di Sinistra Democratica un contributo di Luca Santini, del Collegio Legale dell’Inca Cgil, apparso il 5 maggio 2009.
   APPUNTI PER UN CONTENZIOSO STRATEGICO IN TEMA DI IMMIGRAZIONE

   di Luca Santini

   Di fronte alle recenti e reiterate iniziative del Governo  e dell’attuale maggioranza parlamentare in tema di immigrazione si rende necessaria e urgente un’opera di contrasto sul piano politico: ne va della qualità della convivenza civile nel nostro paese e del significato profondo della solidarietà, che sempre è dovuta a soggetti in condizioni di temporanea difficoltà.
   Per raggiungere un tale  scopo si può far leva, tra l’altro, sulla predisposizione di linee di contenzioso, che sappiano far prevalere nelle sedi giudiziarie principi e soluzioni concrete, capaci di erodere alcuni degli assetti normativi finora proposti in questo scorcio di legislatura. Nelle righe che seguono si tenterà, a titolo soltanto esemplificativo, una prima e sommaria individuazione di due terreni possibili di intervento, uno in tema di ricongiungimento familiare, l’altro in tema di ritardi della pubblica amministrazione nel rilascio dei permessi di soggiorno.

   Con il decreto legislativo 2 ottobre 2008 n. 160 il Governo, avvalendosi di una delega parlamentare, ha introdotto forti restrizioni alla possibilità per gli stranieri regolarmente soggiornanti di ottenere il ricongiungimento familiare con i propri parenti rimasti all’estero; in particolare le restrizioni riguardano la possibilità di ricongiungersi con i genitori.
   La modifica, anche se parziale e limitata, appare gravissima soprattutto per la filosofia da cui pare essere ispirata. Si noti, infatti, che la scelta di consentire il ricongiungimento familiare tra stranieri non è affatto scontata, poichè implica il riconoscimento del fatto che l’immigrazione non è per il nostro paese un fatto transitorio. Consentire il trasferimento dell’intera famiglia a seguito del lavoratore migrante comporta l’assunzione di una visione di lungo periodo, fa sorgere per i poteri pubblici un obbligo di favorire l’integrazione, al contempo chiama l’immigrato all’assunzione di responsabiltà supplementari, favorendone in tal modo il suo pieno accesso ai diritti di cittadinanza.
   Proprio per queste ragioni la difesa del corretto funzionamento dei meccanismi sottesi alle procedure di ricongiungimento familiare acquista una valenza strategica, perchè chiama in causa la qualità della nostra immigrazione e delle nostre politiche di accoglienza e di inclusione, favorisce inoltre la coesione del nostro tessuto sociale. Ebbene, vi sono ragioni di ordine costituzionale e di compatibiltà con l’ordinamento comunitario che lasciano pensare che il recente intervento legislativo di cui al D.Lgs 160/2008 sia censurabile sul piano della legittimità. Le restrizioni irragionevoli introdotte dalla norma e la frontale divergenza rispetto alla direttiva comunitaria cui si pretenderebbe proprio con tali norme di aver dato attuazione, aprono significative possibilità per l’introduzione di “contenziosi pilota”, tesi ad ottenere la disapplicazione oppure la declaratoria di illegittimità delle nuove norme restrittive.

   Quanto al tema dei ritardi imputabili alla Pubblica Amministrazione nel rilascio dei permessi di soggiorno, occorre qui evidenziare quale sia la posta in gioco fondamentale, sottesa alla richiesta di efficienza e di ‘buon andamento’ dell’amministrazione e di rispetto dei termini di legge per la conclusione dei procedimenti amministrativi. Il livello dei disservizi e dei ritardi, imputabili a tutte le articolazioni della Pubblica Amministrazione coinvolti nella gestione amministrativa del fenomeno migratorio (dalle Questure alle Prefetture, dagli Uffici consolari all’estero fino, da ultimo, alle Poste e all’Istituto Poligrafico dello Stato) sta dando luogo a un quadro generale che non si esita a definire allarmante. Non si vedono all’orizzonte segnali che lascino presagire miglioramenti o inversioni di rotta. La vita dell’immigrato, anche se formalmente regolare, appare in tal modo perennemente sospesa in una condizione di ‘attesa’ di qualcosa (di un permesso di soggiorno, di un rinnovo, di un’autorizzazione supplementare) e mai in una situazione di pieno e legittimo godimento di una situazione di diritto.
   Appare auspicabile, pertanto, l’avvio di un fascio di azioni di risarcimento del danno, in contraddittorio con l’Amministrazione degli Interni, che potrebbero raggiungere l’obiettivo, se non di colpire direttamene i disservizi, quanto meno di ottenere una quantificazione economica e una liquidazione in sede giudiziaria di tutte le chance perdute dall’immigrato nel periodo di forzata attesa del permesso di soggiorno.
   Lo straniero, detto in altri termini, dopo aver ottenuto -con notevole ritardo- il permesso di soggiorno, potrebbe convenire in giudizio l’Amministrazione chiedendo il ristoro dei danni patiti in conseguenza del

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