13 Ott 2009
di Enrico Moroni, coordinatore degli uffici immigrazione dell’Inca nazionale
La sanatoria per colf e badanti straniere, che si è conclusa il 30 settembre, lascia aperti i problemi legati al lavoro sommerso degli immigrati.
Sin dall’inizio la Cgil e l’Inca hanno richiesto che questo provvedimento riguardasse tutti i lavoratori immigrati, come è già avvenuto precedentemente. Così pure era stato chiesto che il diritto alla sanatoria non fosse solo in capo ai datori di lavoro, ma, avendone i requisiti, anche ai lavoratori stessi.
Oggi, con l’introduzione del reato di clandestinità nella legislazione, gli immigrati che non sono rientrati nella sanatoria sono molto più deboli e ricattabili; e, in situazioni estreme, possono diventare strumento della malavita organizzata.
Peraltro, i dati forniti dal Ministero sulla regolarizzazione di colf e badanti (294.774) riferendosi alle richieste, non danno conto del numero dei permessi che effettivamente saranno rilasciati. I criteri stessi per l’accesso alla sanatoria
contenuti nel provvedimento (numero di ore lavorative minimo di 20 ore settimanale, limiti di reddito necessario di 20 mila euro l’anno, in capo ad un solo datore di lavoro), hanno ridotto fortemente le opportunità.
Di fronte a questo scenario, avevamo chiesto, insieme alle associazioni dei datori di lavoro domestico, una proroga che permettesse almeno di estendere la regolarizzazione, ma il governo è stato irremovibile.
Sarebbe stato importante anche consentire il rilascio di un permesso di soggiorno di attesa occupazione per quei lavoratori ai quali i datori di lavoro domestico hanno negato la possibilità di regolarizzazione.
L’Inca, nonostante questi limiti, ha mobilitato tutte le sue strutture per garantire la massima esigibilità del diritto ad un lavoro regolare. Non è un caso che sia riuscito ad inoltrare circa 33 mila domande, pari al 24 per cento di quelle complessivamente istruite da associazioni e i patronati (137 mila).
Oggi inizia la fase più difficile. Le strutture del patronato della Cgil non smobiliteranno, ma al contrario vigileranno e assisteranno quelle famiglie e quei lavoratori che potrebbero vedersi rifiutare la regolarizzazione con motivazioni non corrette, fornendo, ove si rivelasse necessario, anche l’assistenza legale.
Fonte: INCA
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