29 Mar 2012
Per il PD è indispensabile archiviare la Legge Bossi-Fini, una legge che nell’arco degli anni è stata condannata dalla Corte Costituzionale e dalle più alte istituzioni europee e nel corso di un recente convegno del suo Forum Immigrazione ha elaborato una proposta alternativa che ora discuterà pubblicamente. I Democratici propongono innanzitutto una serie di norme da applicare immediatamente: 1. l’abrogazione del reato di immigrazione clandestina; 2. il superamento dei CIE per ricondurre l’istituto del trattenimento al limitato e temporaneo scopo dell’identificazione dello straniero; 3. la revisione di una serie di reati-satellite di quello di immigrazione clandestina (si pensi al reato di illegale permanenza sul territorio in caso di mancata ottemperanza all’ordine di espulsione, punito fino a quattro ani di reclusione) o la loro depenalizzazione e sostituzione con sanzioni amministrative, fermi restando i reati connessi al traffico di essere umani ed allo sfruttamento degli immigrati; 4. la revisione dei requisiti per i ricongiungimenti familiari relativi al reddito ed alle misure delle abitazioni, che da strumenti di garanzia per i familiari da ricongiungere si sono trasformati in ostacoli all’esercizio del diritto fondamentale all’unità familiare; 5. la modifica dei termini di durata dei permessi, al fine di rendere più stabile il soggiorno regolare e sottrarre alla precarietà indotta dalla perdita del lavoro, consentendo una maggiore possibilità di nuova ricerca di lavoro: questa misura appare ancor più urgente a causa della crisi economica. Propongono, quindi, un disegno di legge delega al fine di promuovere l’ingresso regolare e favorire l’integrazione, secondo le seguenti linee guida: 1) Un primo principio della delega, al fine di favorire l’incontro regolare tra la domanda e l’offerta di lavoro straniero, deve consentire l’introduzione di elementi di flessibilità nei meccanismi di programmazione dei flussi di ingresso, prevedendo nuovi canali che assicurino un collegamento più realistico tra la domanda e l’offerta di lavoro e più rispondente alle esigenze delle imprese e delle famiglie. 2) Tra questi, la revisione del meccanismo di determinazione delle quote massime di stranieri da ammettere ogni anno sul territorio nazionale, con una programmazione triennale e una possibilità di adeguamento annuale, tenendo conto dei dati sull’effettiva richiesta di lavoro. Nella determinazione delle quote potranno essere considerati i programmi di istruzione e di formazione effettuati nei Paesi di origine e alle procedure di determinazione delle quote prenderanno parte le associazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro, nonché gli enti e le associazioni rappresentativi sul piano nazionale e attivi nell’assistenza e nell’integrazione degli immigrati. Le proposte riguardano anche la gestione dell’irregolarità e il sistema delle espulsioni. A questo fine il Pd propone : a) l’ estensione della “sanatoria” di fine 2009 riservata a “colf e badanti” alle altre categorie di lavoratori; b) la previsione della possibilità di concessione di regolarizzazioni “ad personam” a immigrati che abbiano determinate caratteristiche, quali un reddito e un lavoro stabili, collegamenti familiari, durata ragionevole del soggiorno, assenza di condanne penali. Le regolarizzazioni potrebbero essere concesse caso per caso dal prefetto su proposta di una commissione territoriale. Questo strumento si aggiunge ai permessi per ragioni umanitarie concedibili secondo le norme in tema di asilo. Per il PD un altro ambito nel quale intervenire è quello delle forme di rimpatrio volontario, secondo quanto previsto dalla normativa europea e modificando le recenti norme del Governo Berlusconi che ne hanno in buona misura vanificato la portata innovativa. Per quanto concerne le politiche di integrazione, i due capisaldi della riforma sono: 1) nuova disciplina dell’acquisto della cittadinanza, che dovrebbe essere oggetto di un separato e specifico intervento normativo: 2) riconoscimento del diritto di voto amministrativo agli immigrati regolari. Il PD riprende, poi, una proposta già avanzata che punta alla istituzione, secondo un modello attuato in vari paesi europei (es Francia e Regno Unito), di un Ministro per le politiche migratorie per riunire le competenze disperse tra Ministero dell’Interno e Welfare, dopo il fallimento del maxi Ministero del Welfare. L’ultima proposta punta all’accorpamento di tutta la legislazione riguardante gli stranieri non comunitari, al fine di garantire coerenza logica, sistematica e lessicale a tutta la normativa emanata e contenuta in diversi testi di legge. http://www.partitodemocratico.it/doc/233382/il-documento-pd-sulla-legge-quadro-immigrazione-in-10-punti-sintesi.htm