28 Nov 2014
Con il pretesto della crisi, molti governi europei hanno tagliato la spesa per i servizi sanitari. E questo, proprio in una fase in cui l’aumento della disoccupazione fa emergere maggiori necessità di alcuni servizi sanitari, e mentre il minore reddito disponibile rende l’accesso all’assistenza sanitaria più difficile per molte famiglie.
Un nuovo rapporto di Eurofound intitolato Access to healthcare in times of crisis (Accesso all’assistenza sanitaria in tempi di crisi) analizza quali gruppi della popolazione si sono visti ridurre l’accesso ai servizi di cura durante la crisi.
Difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria sono da tempo più comuni tra alcuni gruppi della popolazione, e in alcuni casi, sono state tagliate proprio le misure finalizzate ad agevolare l’accesso a questi gruppi, spesso situati in paesi e in zone con difficoltà di accesso generale ai servizi, con bassa informazione in materia di salute, poca istruzione e basso reddito. Sono ugualmente state colpite dai tagli le persone con maggiori necessità in materia di salute, come ad esempio le persone con disabilità, gli anziani e le persone con malattie croniche, o coloro che appartengono a minoranze svantaggiate (ad esempio i Rom), nonché le persone senza fissa dimora e i migranti. La crisi ha portato anche alla nascita di nuovi gruppi, che non erano considerati vulnerabili in precedenza, a causa dell’aumento della disoccupazione, soprattutto tra i giovani, e dell’aumento dei problemi di indebitamento delle famiglie, in particolare per le giovani coppie che si trovano ad affrontare una precarietà in materia di alloggi e lavoro.
Secondo Eurofound, l’accesso a servizi sanitari di qualità permette sia di ridurre le disuguaglianze sanitarie, l’esclusione sociale e la povertà, sia di prevenire un aumento dei costi sanitari a lungo termine. E persino nei paesi i cui servizi sanitari hanno a malapena subito dei tagli (ad esempio Lussemburgo e Lettonia), gli impatti della crisi in materia di accesso all’assistenza sanitaria sono ben visibili.