INCLUSIONE FINANZIARIA IN COSTANTE E RAPIDA EVOLUZIONE

12 Mar 2015

 

di Mohcine El Arrag

I dati del terzo rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei migranti mostrano un processo di inclusione finanziaria in costante e rapida evoluzione, misurato attraverso due indicatori: l’indice di bancarizzazione, che misura la percentuale di adulti residenti titolari di un conto corrente, e la percentuale di clienti con un’anzianità superiore ai 5 anni.

L’indice di bancarizzazione passa dal 61% del 2010 all’86% del 2012, confermando il ruolo del conto corrente quale porta di accesso al sistema finanziario e componente necessario al processo di integrazione. Il numero di titolari di conti correnti è ulteriormente cresciuto fra il 2012 e il 2013 del 3%, segno di una evoluzione positiva del fenomeno.

In termini di anzianità i dati mostrano una crescita costante nella percentuale di correntisti con più di 5 anni, segno di un rapporto con il settore bancario che, una volta avviato, diviene stabile e duraturo. Si tratta di un’indicazione importante sia sotto il profilo dell’inclusione finanziaria, in quanto l’anzianità del rapporto si traduce in informazione e fiducia e quindi accresce l’accesso agli altri strumenti finanziari, e sia perché costituisce un primo indicatore di stabilità in uno degli aspetti caratterizzanti il processo di integrazione dei nuovi cittadini italiani.

Ulteriori dati confermano il quadro di una realtà in evoluzione sotto il profilo finanziario.

In primo luogo una maggiore propensione al risparmio che colloca il cittadino immigrato in una fascia compresa fra il 15% e il 18% del reddito (dato rilevato dall’Osservatorio nel 2011, mentre il dato medio per l’Italia è al 13% secondo i dati Eurisko 2012).

Secondariamente, anche sotto il profilo imprenditoriale, l’Osservatorio ha potuto mettere in evidenza due fenomeni rilevanti.

Un primo elemento ha riguardato l’evoluzione del segmento small business nel portafoglio delle banche. Un segmento di clientela specifico, che corrisponde alla micro-impresa che compone il tessuto del sistema produttivo italiano e che è espressione, da un punto di vista finanziario, di un grado evolutivo maggiore rispetto alla semplice attività imprenditoriale in cui patrimonio familiare e imprenditoriale si mescolano. I dati mostrano una crescita significativa di questo comparto nel segmento a titolarità immigrata, facendo registrare un tasso medio annuo di crescita del 15% fra il 2009 e il 2013.

Un secondo fenomeno, che è stato oggetto di un approfondimento specifico dell’Osservatorio, ha riguardato l’impresa evoluta. In un campione di oltre 58.000 imprese a titolarità immigrata, in quattro territori, quasi 1.500 (il 2,5%) sono risultate appartenere al tale categoria. Hanno cioè una dimensione superiore alle 15 unità di dipendenti, fanno investimenti in ricerca e sviluppo, sono in prevalenza società di capitali, operano con l’estero, a volte in partnership con imprenditori italiani, esportano made in Italy.

Significativa la crescita dell’imprenditoria al femminile, che pesa quasi il 31% sul segmento small business a titolarità immigrata (era pari al 27% nel 2012).

Evolve anche il rapporto con la banca. Se nella rilevazione effettuata nel 2009 la banca era percepita primariamente come un luogo sicuro dove mettere il risparmio e dove ottenere credito, nel 2011 la percezione cambia completamente. La banca diviene in primo luogo un consulente – consigliere nella gestione della componente finanziaria del proprio processo di integrazione, facendo emergere non più solo bisogni basilari come il risparmio e il credito, ma anche esigenze più complesse legate alla gestione complessiva delle proprie necessità finanziarie, comprendendo anche la componente di investimento.

Guardando ai diversi profili finanziari, il profilo cosiddetto “evoluto” – che definisce cioè un individuo con un’elevata familiarità con il settore bancario e che utilizza almeno sei prodotti bancari (indice di una relazione con il sistema finanziario che risponde ad una pluralità di esigenze complesse) – più che raddoppia, passando dal 9% del campione complessivo nel 2009 al 21% del 2011.

Il rapporto si sofferma, tra l’altro, sugli effetti della crisi. In particolare rileva che la ridotta capacità reddituale e più in generale gli aspetti legati alla crisi economica e al suo perdurare, rischiano di escludere soggetti maggiormente vulnerabili in precedenza inclusi nel sistema finanziario e in fase di integrazione interrompendo un processo in atto, con costi sociali molto elevati. “Il credito, in modo particolare, assume qui una valenza decisiva nel supportare il processo di integrazione e sostenere situazioni di temporanea difficoltà, ma la tematica deve essere trattata all’interno di un approccio inclusivo che coinvolge più soggetti a livelli diversi e non può essere demandato al solo soggetto concedente”.

L’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei migranti è un progetto pluriennale nato dalla collaborazione fra l’ABI e il Ministero dell’Interno, e gestito dal Centro Studi di Politica Internazionale (CeSPI).

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