29 Ago 2014
La Fondazione Ismu ricostruisce storicamente la presenza di irregolari in Italia. Se al 1° gennaio 1991 era senza autorizzazione al soggiorno il 47% degli stranieri, questa quota è dapprima scesa e poi più volte oscillata nel tempo in relazione ai vari provvedimenti sull’immigrazione, fino a risalire al 34% all’inizio del 2002.
La “grande sanatoria Bossi-Fini” di fine 2002 ha poi fatto scendere il tasso di irregolarità degli immigrati fino al 9 per cento a inizio 2004, per poi risalire in due anni al 19 per cento e ridiscendere al 10 con l’entrata della Romania e della Bulgaria nell’area di libera circolazione europea.
La quota di irregolari sul totale degli stranieri presenti ha raggiunto il 17 per cento ad inizio 2008, per poi scendere al 10 per cento durante tutto il 2009, al 9 per cento al 1° gennaio 2011 e ai nuovi minimi del 7 e del 6 per cento agli inizi degli anni 2012 e 2013.
In definitiva, a fronte di una situazione in cui venti anni fa era irregolare nel soggiorno quasi un immigrato su due, oggi le quote di irregolari sono alquanto basse.
La drastica diminuzione si spiega negli ultimi anni dapprima con i decreti flussi che hanno agito da “sanatorie mascherate” e poi con la “sanatoria per colf e badanti” (2009), i “click days” (2011), il provvedimento di “emersione dal lavoro nero” (2012).