JOBS ACT, DOPO GLI ULTIMI DECRETI LA CGIL CONFERMA LA PROPRIA CRITICA E ANNUNCIA INIZIATIVE DI CONTRASTO

17 Set 2015 jobs act,

Modena,17 settembre 2015

Con il recente varo degli ultimi 4 decreti, è stata completata la riforma del Lavoro iniziata a maggio ed è quindi possibile dare una valutazione complessiva di tutto il Jobs Act, sebbene non siano stati ancora diffusi i testi definitivi degli ultimi dispositivi.

Innanzitutto, la Cgil di Modena conferma il giudizio estremamente negativo sul Contratto a Tutele Crescenti: si tratta di un contratto “debole” e che non tutela affatto ed espone il lavoratore al rischio di licenziamento immotivato in qualsiasi momento, rendendo perciò tutti gli assunti dal 7 marzo 2015 più precari e ricattabili.
Anche i presunti effetti sull’occupazione dovuti al Contratto a Tutele Crescenti, che hanno monopolizzato l’attenzione nelle scorse settimane, sono in realtà molto più limitati di quanto venga propagandato.
Il balletto continuo dei numeri forniti di volta in volta da Istat e Ministero non ha consegnato ad oggi un quadro da cui sia possibile desumere un aumento significativo dell’occupazione in Italia. Anzi, come fanno notare alcuni importanti lavori di analisi pubblicati in questi giorni, a guardare i dati Istat sull’occupazione per classi d’età si riscontra come l’aumento degli occupati riguardi per lo più la fascia degli ultra 55enni, mentre nella fascia sotto i 34 anni si assiste invece ad un calo: evidentemente più che il Jobs Act pesano gli effetti della riforma Fornero che ha aumentato l’età pensionabile e la conseguente permanenza sul mercato del lavoro di lavoratori anziani.
Va poi evidenziato come vi sia un “effetto sostituzione”, ossia la spinta alle stabilizzazioni a tempo indeterminato che viene dai corposi incentivi di cui godono le aziende che assumono a tempo indeterminato: fino a 24mila euro in 3 anni. Fatto questo che da solo basta a drogare tutti i dati.

Con la riforma degli ammortizzatori sociali si è fatta poi un’operazione i cui effetti, specie nel breve periodo, peggioreranno le possibilità di tutela nella crisi: la pur positiva estensione della Cassa Integrazione ad alcune categorie di lavoratori che prima ne erano escluse, viene infatti compensata dalla previsione che gli interventi non possano superare i 24 mesi a fronte dei 36 mesi precedenti. In sostanza si aggiunge a qualcuno e si toglie a qualcun altro.
Sempre sugli ammortizzatori sociali è grave la previsione che, a partire dal 2016, esclude la possibilità di ricorrere alla Cigs (cassa integrazione straordinaria) nei casi di cessazione dell’attività produttiva dell’azienda o di un suo ramo. Prima del Jobs Act infatti in questi casi si potevano utilizzare 12 mesi di Cassa, prorogabili di altri 6.
È anche grazie a questo sistema di tutele che nella nostra provincia abbiamo salvato alcune migliaia di posti di lavoro: è profondamente sbagliato ridurli ora che si manifestano timidi segnali di ripresa e che le imprese possono avviare processi di riorganizzazione.

E’ debole la parte della riforma che interviene sulle Politiche Attive per il lavoro: non si capisce quali e quante risorse si mettano a disposizione, non si trova la volontà di investire e rilanciare i servizi pubblici per l’impiego, peraltro già fortemente penalizzati dalla recente riforma delle Province che, sottraendone personale qualificato, non sono in grado di rispondere adeguatamente ai bisogni di lavoratori e imprese. Un contributo decisivo alla crescita dell’occupazione e al contrasto del lavoro nero e dei fenomeni come il caporalato deve invece passare necessariamente da un potenziamento e da investimenti importanti su questi servizi.

Sui controlli a distanza è grave che il Governo non abbia accolto le modifiche avanzate dalla Commissione Lavoro che chiedeva di vietare l’uso di strumenti utili al controllo dell’attività dei lavoratori e sia invece possibile, d’ora in poi, l’uso di dispositivi per il controllo remoto, pur in assenza di specifici accordi sindacali. Si ledono principi di libertà e di dignità delle persone: lo stesso garante per la privacy denuncia la pervasività di questo sistema di controlli.

La Cgil ribadisce la propria contrarietà all’impianto complessivo del Jobs Act che si rivela essere ciò che abbiamo denunciato nei mesi scorsi: una riforma profondamente sbagliata, nei tempi e nei contenuti; fortemente ideologica, perché diminuisce, fino quasi ad azzerare, le forme di tutela del lavoratore; illusoria, perché non sarà in grado di creare occupazione di qualità, ma solo contratti stabilmente precari.
Per questi motivi la Cgil di Modena è impegnata a promuovere e sostenere tutte le iniziative di contrasto a questa legge, a partire dalla contrattazione aziendale e fino ai rinnovi dei contratti nazionali, senza escludere la scrittura di un nuovo Statuto dei Lavoratori e lo strumento referendario.
Leggi sbagliate e pericolose possono e devono essere contrastate a partire dalla definizione di accordi, nelle aziende e sul territorio, che prevedano condizioni migliorative per i lavoratori.
Proprio Modena è un modello di relazioni sindacali e contrattazione che nel corso degli anni ha permesso ai lavoratori di avere condizioni migliorative e alle imprese, anche quelle estere, di trovare un luogo dove poter investire e fare impresa avvalendosi di reti, competenze e professionalità importanti.

Segreteria Cgil Modena

D- Day  Fiom/Cgil contro le ingiustizie sul lavoro, arrivate le lettere a tutte le aziende metalmeccaniche modenesi. Ora si avvii il confronto, comunicato stampa 10.9.2015

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