09 Giu 2015 jobs act, voucher,
Modena, 9 giugno 2015
La relazione del Presidente di Confindustria Modena Valter Caiumi merita sicuramente alcune riflessioni.
Siamo fin da ora disponibili ad aprire il confronto sollecitato dal Presidente sulle questioni economiche del nostro territorio e sulle azioni necessarie per rilanciare l’economia e rafforzare i timidi segnali di ripresa misurati nel 2014 rispetto agli anni precedenti.
Tuttavia, non possiamo tacere un giudizio molto diverso da quello espresso dal presidente Caiumi, e quindi negativo, sui più recenti provvedimenti del Governo e la loro utilità.
Cgil e Uil hanno espresso e continueranno ad esprimere ogni possibile contrasto alle riforme che Confindustria (e il Governo) vedono come determinanti per rilanciare la crescita e l’occupazione: riforma della Pubblica Amministrazione, riforma della scuola, il Jobs Act (solo per citare le principali).
Il tema non è l’opportunità delle riforme, ma la loro qualità. E anche la loro utilità .
Dopo 7 anni di crisi e una disoccupazione che perdurerà purtroppo a lungo, le ricette che impoveriscono il lavoro, i suoi diritti e la contrattazione sono proprio quelle che continueranno a lasciarci nella crisi.
“Non si possono accettare richieste non consone ai tempi attuali” esplicita il Presidente Caiumi in riferimento alla volontà di Cgil e Uil di contrastare, anche con la contrattazione aziendale, alcune previsioni peggiorative del Jobs Act (art.18, trattamento dei lavoratori in appalto, licenziamenti collettivi, demansionamento….) su cui i Sindacati si sono mobilitati sin dallo scorso autunno.
Noi pensiamo, invece, che non si possa accettare che la modernizzazione del Paese sia quella di continuare a comprimere i costi del lavoro, agevolare i licenziamenti e continuare a mettere i lavoratori gli uni contri gli altri: anziani contro giovani, lavoratori con tutele e senza tutele, con art.18 e senza art.18.
Il Jobs Act non sarà un provvedimento utile se il tempo indeterminato sostenuto dagli sgravi è un’assunzione più precaria e con meno tutele, se ci sarà la riduzione degli ammortizzatori senza risorse ed investimenti veri sulle politiche attive, se saranno rafforzati i voucher e non saranno abolite le tante forme di precarietà, se gli sgravi sulle nuove assunzioni alle imprese non prevedono alcun vincolo di stabilità futura o di creazione di occupazione aggiuntiva.
Non funzionano le ricette che vedono solo nel rafforzamento dell’export l’uscita dalla crisi.
Serve far ripartire la domanda interna, far ripartire i consumi, valorizzare e premiare le aziende che scommettono sull’innovazione e la ricerca, occuparsi dei veri freni allo sviluppo del paese, corruzione ed evasione fiscale in primis.
La ripresa (se non quella dei decimali, importante ma insufficiente) non ci sarà, e non ci sarà occupazione aggiuntiva senza investimenti pubblici e privati, senza il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro, senza una riforma fiscale che riequilibri verso il lavoro la disuguaglianza nella distribuzione di reddito di questi anni, senza una riforma sulle pensioni che modifichi le iniquità della riforma Fornero, senza cambiamenti nella linea della austerità europea che costringe a tagliare (non efficentare) la spesa pubblica a danno del sistema di welfare, senza il contrasto alla illegalità sempre più diffusa.
Il Sindacato è sicuramente chiamato, insieme al sistema delle imprese ed alle istituzioni, a dare il suo contributo al tanto auspicato cambiamento, a patto però che questo cambiamento abbia al centro il lavoro e la sua qualità.
Non ci pare che i provvedimenti degli ultimi mesi vadano invece nella direzione giusta.
Tania Scachetti segretario Cgil Modena
Luigi Tollari segretario Uil Modena